La Riviera piange Indomito Latini, ultimo erede di una stirpe di mare

SAN BENEDETTO -  Il Circolo dei Sambenedettesi ricorda con profonda commozione la figura dell'uomo scomparso all’età di 89 anni. Con lui se ne va l’ultimo testimone di una grande famiglia di “Parò”, custode della memoria marinara della città e protagonista di una vita ricca di avventure, passione e impegno civile
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Il Circolo dei Sambenedettesi ricorda con profonda commozione la figura di Indomito Latini, scomparso all’età di 89 anni. Con lui se ne va l’ultimo testimone di una grande famiglia di “Parò”, custode della memoria marinara della città e protagonista di una vita ricca di avventure, passione e impegno civile.

Un disegno che ritrae Indomito Latini

 

Indomito Latini non era solo un nome singolare, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti: audace, curioso, instancabile viaggiatore e testimone del tempo, ha incarnato lo spirito libero dei suoi antenati, che hanno scritto la storia della pesca velica sambenedettese. Il padre Federico, il nonno Egidio e il bisnonno Tommaso sono nomi scolpiti nella memoria cittadina, uomini di mare che hanno attraversato due secoli di storia della marineria locale. È anche grazie ai racconti di Federico se oggi esiste il Museo della Civiltà Marinara, nato dalla viva voce di un navigatore esperto, capace di trasmettere conoscenze e emozioni.

 

Dalla licenza elementare alle missioni umanitarie in tutto il mondo, il percorso di Indomito Latini è stato segnato da un’inesauribile sete di conoscenza. Dopo dodici anni da pescatore, si è formato come autodidatta, conseguendo prima il diploma di meccanico navale e poi quello di Tecnico di Radiologia Medica, professione che ha esercitato per molti anni. Ma la sua inquietudine intellettuale e il desiderio di mettersi al servizio degli altri lo hanno spinto oltre: esperto operatore umanitario per il Ministero degli Affari Esteri e diverse Ong, ha viaggiato nei luoghi più remoti per occuparsi dei diritti delle minoranze e dei più vulnerabili.

 

Nonostante la vocazione internazionale, non ha mai dimenticato le sue radici: tornava spesso in mare, partecipava alla vita cittadina e raccontava con lucidità e amore i cambiamenti vissuti dal mondo della pesca e dal mare Adriatico, attraverso articoli e documentari. Il suo libro autobiografico, “Il destino di chiamarsi Indomito”, e i tanti scritti pubblicati sul giornale “Lu Campanò”, testimoniano la consapevolezza di aver vissuto un’esistenza fuori dal comune, sempre fedele a sé stesso e alla storia da cui proveniva.

 

Oggi, nel ricordarlo, il Circolo dei Sambenedettesi saluta non solo un uomo straordinario, ma anche un simbolo vivente del legame profondo tra San Benedetto e il mare. Alla moglie Franziska e alle figlie Sabine e Irina, va l’abbraccio affettuoso e la vicinanza di tutta la comunità.

 

Perché ora Indomito, instancabile viaggiatore, potrà forse continuare a solcare i mari del mondo con lo stesso spirito libero che lo ha sempre guidato, ma il suo porto di approdo resterà per sempre San Benedetto del Tronto.


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