Polizze Catastrofali, il Dl è legge: cosa cambia con le nuove regole, chi deve adeguarsi e quando

PARLA Massimiliano Celi, presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili di Fermo: «L’introduzione dell’obbligo assicurativo per le calamità naturali solleva diverse perplessità, soprattutto tra le micro e piccole imprese. Il rischio è che una norma nata per garantire sicurezza si trasformi, per molti, in un ulteriore aggravio economico e amministrativo»
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Massimiliano Celi, presidente ANCE Fermo

 

Com’è noto stata approvata la legge che obbliga le imprese italiane ad assicurarsi contro le calamità naturali. L’obbligo varia in base alla dimensione dell’azienda e punta a rafforzare la prevenzione in un Paese spesso colpito da eventi disastrosi.

Secondo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la norma non solo tutela il patrimonio produttivo, ma riduce anche l’impatto finanziario delle emergenze sullo Stato.

Torniamo a parlarne con  Massimiliano Celi, presidente ANCE Fermo, ovvero dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili.
Massimiliano Celi  è un Costruttore, cinquantanovenne di seconda generazione, titolare di un’Impresa specializzata in opere pubbliche.

 

Presidente, è vero che è stata approvata la legge sulle Polizze Catastrofali?  

«Il decreto n. 39 del 31 marzo 2025,  “Misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali”, è stato ora convertito in legge; ha prorogato i termini precedenti, che prima prevedevano l’obbligo di stipula entro il 31 marzo 2024, introducendo tre nuove date, diversificate in base alla dimensione delle imprese:
• Grandi imprese: restano soggette all’obbligo già a partire dal 31 marzo 2025, ma è stato concesso un periodo di tolleranza di 90 giorni. Le sanzioni, in caso di mancato adeguamento, scatteranno dal 1° luglio 2025.
• Medie imprese: hanno tempo fino al 1° ottobre 2025 per adeguarsi.
• Micro e piccole imprese: godono della proroga più lunga, con scadenza fissata al 1° gennaio 2026.
Rammento che chi è irregolare non potrà accedere ad alcun tipo di agevolazione pubblica, comprese le detrazioni fiscali e gli eventuali contributi diretti per la ricostruzione o la ripresa in caso di disastri».

 

Presidente, ci spiega il funzionamento?  

«Solo le imprese che hanno un’assicurazione attiva potranno ricevere aiuti pubblici in caso di calamità naturali. Gli edifici devono essere regolari dal punto di vista edilizio, inclusi quelli sanati, mentre quelli abusivi restano esclusi da qualsiasi forma di indennizzo. L’obbligo vale anche per beni aziendali non di proprietà: se un’impresa utilizza un fabbricato o un’attrezzatura in affitto, deve assicurarlo, a meno che il proprietario non l’abbia già fatto. L’obiettivo è garantire che solo le strutture legalmente riconosciute siano tutelate in caso di disastro».

 

Che cosa prevede il Decreto attuativo del Mimit?

«Il decreto attuativo del MIMIT, pubblicato il 30 gennaio 2025, stabilisce le regole tecniche dell’obbligo assicurativo per le imprese contro calamità naturali. Definisce le condizioni minime della polizza, i criteri per confrontare le offerte e gli eventi coperti, come terremoti, alluvioni, frane e inondazioni.
L’ANIA ha chiarito alcuni aspetti importanti: non ci sono limiti di scoperto per certi danni e la copertura può essere estesa agli immobili a uso misto, cioè parzialmente destinati all’attività d’impresa.
Ora tocca alle compagnie assicurative offrire soluzioni accessibili e allo Stato garantire che il sistema funzioni davvero come previsto, favorendo la prevenzione rispetto agli interventi d’emergenza».

Presidente, un commento finale. 

«L’introduzione dell’obbligo assicurativo per le calamità naturali solleva diverse perplessità, soprattutto tra le micro e piccole imprese. I costi elevati e la poca chiarezza sulle condizioni rappresentano un ostacolo concreto, mentre le soluzioni disponibili sul mercato sembrano ancora insufficienti.
Settori come l’edilizia, l’agricoltura e l’artigianato rischiano di subire un peso burocratico più che un’effettiva tutela, e la mancanza di offerte su misura rende l’adeguamento ancora più complesso. Il rischio è che una norma nata per garantire sicurezza si trasformi, per molti, in un ulteriore aggravio economico e amministrativo. Per quanto ci riguarda come ANCE Fermo siamo a fianco delle imprese per ogni aiuto ed esigenza».


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