«La scuola è vita, ricerca e scoperta dei propri talenti»

SCUOLA - Il messaggio del vescovo Gianpiero Palmieri per l’avvio dell’anno scolastico 2025/26 agli studenti, agli insegnanti e alle famiglie del Piceno 
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Monsignor Gianpiero Palmieri

 

di monsignor Gianpiero Palmieri 

(Vescovo delle Diocesi di Ascoli e San Benedetto)

 

Oggi, per i ragazzi del Piceno, è una giornata particolarmente importante, perché riaprono le scuole. La Scuola è un ambiente vivo! I ragazzi, gli insegnanti, il personale di servizio che la popolano, sono coinvolti in un processo veramente fondamentale per la vita di ogni società: è lo spazio dell’educazione, uno spazio vitale, è il luogo dove non si trasmettono soltanto informazioni o conoscenze, ma è il luogo in cui si trasmette vita e il sapere della vita, una sorta di sapienza della vita. Nel momento in cui insieme si studiano i testi e si comunicano conoscenze, in realtà si comunica vita, quello che gli uomini hanno compreso della vita, come l’hanno raccontata, come l’hanno trasmessa alle generazioni che vengono. La Scuola è quindi un luogo davvero importante!

 

Ma non solo! Vorrei sottolineare un aspetto in modo particolare a tutti in questo inizio dell’anno. La scuola è un luogo in cui ognuno scopre la ricchezza straordinaria della propria caratteristica intelligenza. Oggi si parla tanto di Intelligenza Artificiale ed è giusto, perché è una conoscenza scientifica che già ci segna profondamente oggi e ci segnerà profondamente nei prossimi anni. Ma in realtà, dal punto di vista umano, ogni studente è chiamato a scoprire quale sia la caratteristica intelligenza che porta con sé.

Intendo dire che alcuni hanno un’intelligenza più intuitiva, altri hanno un’intelligenza più matematica, alcuni sono più portati per un’intelligenza razionale e discorsiva. Alcuni hanno un’intelligenza artistica e creativa, che riesce a immaginare realtà dove non c’è ancora niente, forme e colori dove ancora c’è uno spazio bianco. Altri hanno un’intelligenza tecnica, capace di risolvere problemi lì dove gli altri non sanno dove mettere le mani. Alcuni hanno un’intelligenza quindi operativa, altri hanno invece un’intelligenza più poetica, in quanto sono capaci, con la loro sensibilità, di esprimere le cose profonde dell’animo umano. Le intelligenze quindi sono multiple, sono tante. E ognuno degli studenti è chiamato a scoprire l’intelligenza che lo caratterizza di più. Per certi versi ognuno a scuola è chiamato a sperimentarsi nei vari spazi delle diverse intelligenze, finché non scopre quella che è più sua, la caratteristica intelligenza, la caratteristica personale della propria intelligenza, e scoprirla come il proprio talento o, se volete, il proprio merito. È qui contenuta una vocazione straordinaria.

 

Vorrei sottolineare, però, anche una lezione che viene da un autore che oggi, grazie a papa Leone, è particolarmente riscoperto e riconsiderato: Sant’Agostino. Il Pontefice, infatti, è un prete agostiniano, un padre agostiniano, un religioso agostiniano. Sant’Agostino, come tanti altri autori cristiani, sottolinea che la nostra intelligenza, il nostro intelligere non ha limiti, è aperto all’infinito. La ricerca della verità, che tanto appassionava Agostino, non significa la ricerca di un concetto; è la ricerca di qualcosa che va oltre. È la ricerca di un orizzonte che non si esaurisce mai. È la ricerca di Dio, sicuramente. Agostino a un certo punto lo comprende: comprende che niente e nessuno può soddisfare la sua ricerca, se non Dio. Ma quello che Agostino vuole sottolineare è che l’uomo è fatto così, è aperto verso il tutto, cerca sempre un oltre. Niente lo può mai soddisfare pienamente, perché l’uomo è questa apertura fondamentale. Ma questa è un’intuizione straordinaria.

 

Noi non siamo fatti per rassegnarci, per accontentarci, potremmo dire per tirare a campare. Noi siamo fatti per andare sempre oltre, per cercare qualcosa che va al di là. E – come diceva il nostro Sant’Agostino – “il nostro cuore non si riposa mai, se non si riposa in Te, O Signore”.

Questa è una bella lezione – direi – che ci fa mettere nella condizione di andare a scuola, non per imparare semplicemente quattro nozioni da ripetere alla successiva interrogazione, ma metterci in uno stato permanente di ricerca. Quale esperienza umana, quale verità profonda, quell’autore, quella persona, quello scienziato, quel letterato, quel filosofo, vuole convivere con me, perché io possa trovare un anello ancora più profondo e più bello della catena della ricerca umana?

L’augurio che ci facciamo all’inizio di quest’anno, allora, è che possiamo andare a scuola, possiamo vivere l’esperienza della Scuola, in una maniera sempre più profonda, capace di esaltare la ricchezza che ci portiamo dentro e permettere a questa ricchezza di venire fuori!

Auguri agli insegnanti, agli alunni, a tutti, perché l’esperienza della Scuola sia un’esperienza sempre più ricca, anche quest’anno, 2025-2026.

Un abbraccio a tutti!


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