«Asculà», «zingaro abruzzese», poi i pugni: tassista aggredito da un gruppo di minorenni

IL FATTO è accaduto tra San Benedetto e Cupra Marittima. Il tragitto tra le due località diventa un incubo per l'uomo, che aveva caricato i ragazzi alla stazione: «Uno di loro ha iniziato a bestemmiare e insultarmi per motivi campanilistici, poi a chiedere la restituzione di parte del pagamento. Era fuori controllo. Dopo i cazzotti hanno rubato le chiavi e sono fuggiti. Ho avuto paura, ancora mi viene da piangere, in vent'anni di attività mai successo»
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di Luca Capponi 

 

Un episodio inquietante ed emblematico di una deriva sociale che non può più essere ignorata. È accaduto intorno alle 5,30 del mattino, domenica scorsa, tra San Benedetto del Tronto e Cupra Marittima, quando un tassista ha caricato un gruppo di minorenni alla stazione ferroviaria.

 

«Sembravano agitati, uno in particolare era fuori controllo», racconta il tassista, ancora scosso. «Ha iniziato a bestemmiare, insultarmi, provocarmi per motivi campanilistici. Mi ha dato dell’ascolano (“asculà”), poi quando ho detto che ero abruzzese e neutrale, ha cominciato a urlare “abruzzese di merda” e “zingaro”».

 

La situazione è degenerata rapidamente. Il ragazzo più alterato ha iniziato a pretendere la restituzione di parte del pagamento, inveendo sempre più violentemente. «Ho cercato di calmarlo, di assecondarlo, ma niente da fare. A un certo punto mi ha colpito con un pugno, poi un altro. Ho cercato di difendermi e accostare l’auto come meglio potevo, in una situazione difficile e pericolosa».

 

Appena il mezzo si è fermato, i ragazzi sono fuggiti, sottraendo le chiavi del veicolo. Il tassista ha chiamato i carabinieri, riuscendo a utilizzare l’auto grazie a un mazzo di riserva che aveva in tasca.

 

All’arrivo delle forze dell’ordine, tutto ha assunto contorni ancora più surreali: «Alcuni genitori, giunti sul posto, hanno inveito contro di me per essermi difeso. Ma io stavo lavorando, e sono stato aggredito».

 

Nei video registrati dalla dashcam dell’auto, con l’inquadratura rivolta verso la strada, «si sentono chiaramente voci che fanno riferimento all’uso di cocaina».

 

«Passino le parole, ma quanto è accaduto no, è troppo grave – conclude l’uomo -. Sono un padre di famiglia, questi ragazzi potrebbero essere i miei figli. Sono ancora spaventato, mi viene da piangere a raccontare questa storia, faccio questo lavoro da vent’anni e una cosa del genere non mi era mai capitata». 

 

Dopo l’aggressione all’uomo sono stati prescritti 10 giorni di prognosi.

 

 

 


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