di Pier Paolo Flammini
Enrico Piergallini
L’unico eletto nella Riviera delle Palme in Regione, a meno di futuri “ripescaggi” legati alle nomine di assessori: Enrico Piergallini ha ottenuto 6.560 preferenze nella lista del Partito Democratico e sarà l’unico consigliere regionale di opposizione del Piceno, ruolo mancato nella scorsa legislatura quando il seggio conquistato da Fabio Urbinati venne ceduto, in forza di una legge regionale cervellotica, al candidato presidente della coalizione, il senigalliese Maurizio Mangialardi.
«Non mi aspettavo questo numero di preferenze – afferma Piergallini – Sento la responsabilità che mi è stata assegnata, farò del mio meglio per essere all’altezza».
Si tratta della prima esperienza all’opposizione dopo gli incarichi da assessore e sindaco a Grottammare.
«Sì, sarò dall’altra parte ma ho comunque acquisito una certa esperienza delle dinamiche consiliari. Cercherò di dare il mio contributo soprattutto in alcuni ambiti che ritengo importanti per le Marche e il Piceno in particolare, ovvero da una parte la Sanità, le Infrastrutture e il Porto di San Benedetto, dall’altra un mio approccio quasi più tecnico nel settore della Scuola (è professore al Liceo Scientifico di San Benedetto, ndr) e della Cultura».
La Sanità è un tema del quale in Riviera si discute da anni. Qual è la sua posizione sul nuovo ospedale che dovrebbe sorgere a Ragnola?
«Io sono abituato a vedere le cose in modo laico, senza preconcetti. E per questo occorre prima avere a disposizione tutte le informazioni, per arrivare a una decisione che sia la più razionale possibile. Negli ultimi mesi esponenti della maggioranza Acquaroli hanno parlato spesso del nuovo ospedale che dovrebbe sorgere nel quartiere Ragnola, ma al momento non abbiamo dati affidabili sui costi, sui tempi, sulla volumetria, sulle nuove vie di collegamento necessarie. Né sappiamo quale sarà la destinazione del vecchio ospedale e perché sia conveniente realizzarne uno nuovo anziché migliorare quello esistente. Il percorso va reso trasparente, poi ognuno arriverà alle sue conclusioni e la maggioranza avrà il compito di decidere ascoltati tutti i pareri».
Invece riguardo l’A14?
«Qui è necessario che la Regione prenda una posizione chiara nel tratto che va da Porto Sant’Elpidio a San Benedetto. Si parla di terza corsia e si parla di un arretramento di una sola carreggiata con il mantenimento dell’attuale percorso per il senso opposto. Altra ipotesi è l’arretramento completo e l’uso dell’attuale percorso come bretella che sostituisca l’attuale Statale 16. Ma anche qui abbiamo bisogno di dati: i costi di realizzazione, i tempi, le convenienze di ciascuna soluzione per alleggerire il traffico cittadino. Come facciamo altrimenti a propendere per l’una o l’altra soluzione?».
Per quanto riguarda il Porto di San Benedetto?
«Siamo di fronte a un’opera impattante come la Vasca di Colmata, che sarà anche quattro volte più grande di quella già esistente, arrivando al confine con Grottammare. Chi prende queste decisioni, che sia la Regione Marche o l’Autorità Portuale, non deve nascondersi per paura dell’opinione pubblica o di articoli sui giornali. Ma uno stravolgimento del genere rischia di compromettere un’area molto importante compresa quella turistica grottammarese».
Veniamo alla politica. Si aspettava una sconfitta così ampia?
«Sinceramente no. Avevamo visto molto entusiasmo attorno al candidato Matteo Ricci, che si è speso con grande energia. Non credo che ci fosse un altro candidato che sarebbe riuscito a percorrere tutte le Marche parlando di temi con quella forza e costanza. La partita era comunque difficile in partenza, e quando l’astensione arriva al 50% significa che solo un quarto dei cittadini hanno scelto il governo regionale».
Qual è la sua opinione sulla mancata partecipazione alle urne di un marchigiano su due?
«La nostra democrazia ha la febbre, è indubbio. E forse l’ente Regione è percepito distante rispetto alla vita quotidiana, a differenza ad esempio del Comune. Ma così ovviamente non è, perché se si va in un Pronto Soccorso o in una Scuola la Regione fa la differenza. Credo sia necessaria una grande riflessione, considerando che si sta andando verso l’Autonomia differenziata, va riconsiderato il ruolo delle Province che così come sono ridotte non hanno la capacità di fare intermediazione rispetto ai tanti compiti che saranno assegnati alle Regioni».
Il Partito Democratico si mostra tuttavia ancora una volta un partito lacerato al suo interno. Nel Piceno si è vista una spaccatura al momento delle candidature, con il Pd di San Benedetto in forte contrasto con le indicazioni offidane…
«Questo purtroppo è un difetto strutturale che è all’origine della grande litigiosità a sinistra. Che nei partiti ci siano delle correnti è fisiologico, altrimenti il potere sarebbe tutto accentrato. Occorre però che si discuta per temi e ideali e non per gestione del potere. Lo scontro tra idee è quanto di meglio ci sia per rendere ricca la politica, purché avvenga nei modi corretti. Spero di portare la mia esperienza di sindaco, che mi ha insegnato ad ascoltare e mediare tra i diversi punti di vista per arrivare a una sintesi».
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