Verso Ascoli-Samb/Derby, una storia infinita

CALCIO - Da quel primo 4-2 per i bianconeri del 1927 allo 0-0 del 1986. Nel mezzo una serie infinita di sfide, talvolta drammatiche, in quasi tutte le serie nazionali, che hanno segnato una rivalità insanabile fra le due tifoserie. Insieme in Serie C, dove si ritrovano quest’anno, fin dal 1938, hanno cominciato ad affrontarsi nel campionato 1926/27 in Terza Divisione Marche. Rossoblù in vantaggio (14 vittorie contro 9, più 12 pareggi) in quasi un secolo. Ecco le tappe principali di tutte le sfide disputate tra le cento torri
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di Walter Luzi

 

Ascoli e Samb, divise da percorsi agonistici non sempre paralleli, da una rivalità troppo spesso degenerata, in parole ed opere, e dai venticinque anni di distanza dalle rispettive fondazioni. 1898, l’anno di nascita della originaria “Candido Augusto Vecchi” ascolana; 1923, quello della fusione fra piccole realtà locali (Fortitudo, Serenissima, Forza e Coraggio) che danno vita all’Unione Sportiva Sambenedettese. A ridosso del derby che in Ascoli torna, domenica 26 ottobre, dopo dopo quasi quarant’anni, ripercorriamo le tappe principali attraverso i decenni di tutte le sfide disputate tra le cento torri.

 

I primi atleti della Candido Augusto Vecchi

La supremazia della Sambenedettese negli anni Venti, Trenta e Quaranta (undici vittorie contro sei dell’Ascoli, con due soli pareggi) pesa sull’albo d’oro dei derby fra le due squadre, alla luce del sostanziale equilibrio registrato nei successivi anni Sessanta, Settanta e Ottanta (tre vittorie per parte con dieci pareggi). Il totale delle sfide somma nove vittorie ascolane contro quattordici sambenedettesi con dodici pareggi. La lunga storia del derby più famoso e acceso del Piceno nella città delle cento torri, inizia in Terza Divisione Marche, stagione 1926/27.

 

Il 23 gennaio 1927, in Ascoli, nell’impianto, nuovo di zecca, non ancora intitolato alla memoria di Ferruccio Corradino Squarcia, che si chiama ancora “Campo dei Giardini”. Architettura d’avanguardia per i tempi, con una tribuna capace di 600 posti coperti a sedere sotto un tetto, fra i primi in Italia, interamente sospeso. La maglia dell’Ascoli è bianca, verde quella degli ospiti. Dovrebbero diventare presto, rispettivamente, giallorosse e rossoblù in ossequio ai colori dei rispettivi comuni, ma un errore nella prima spedizione devierà il corso della storia di quelle ascolane. Arriveranno per un disguido, infatti, a strisce verticali bianche e nere, e di questi colori resteranno per sempre. Vince l’Ascoli 4-2, ma negli annali non è rimasto niente di più di quella prima sfida. Un successo che contribuisce alla promozione dell’Ascoli, guidata dal mister ungherese Bakony, e conta in squadra anche i sambenedettesi Zazzetta e Sorge, in Seconda Divisione. La Samb, è solo di un punto dietro, ma decisivo a dividerle per i successivi sei anni.

Una delle prime formazioni della Sambenedettese

 

Ad Ascoli il derby del Piceno ritorna nella stagione 1932/33, girone G di Prima Divisione. Lo vincono ancora i padroni di casa (2-1) ma le strade dei due club si dividono ancora per tornare ad incrociarsi, dopo le defezioni causate anche dalla guerra d’Etiopia, nella stagione 36/37. È subito derby, alla prima giornata, ad Ascoli, ma finisce 3-1 per la Samb. I bianconeri si rifanno l’anno successivo (37/38) nel derby di ritorno, il 20 marzo 1938, al campo dei Giardini con un altrettanto sonoro 4-1. Speca, Stipa e Nigrotti i marcatori. Entrambe le squadre figurano ancora nelle zone alte della classifica, ma è solo grazie al riordino dei campionati, l’estate successiva, che Ascoli e Sambenedettese si ritrovano, a braccetto, per la prima volta nella loro storia, in serie C, nella stagione 38/39. I rossoblù fanno l’en plein, vincendo (1-0) anche allo “Squarcia”, il 12 marzo 1939, grazie ad un gol di Lazzari.

 

Ci fa piacere però rimarcare un commento pubblicato sulla cronaca locale “Ejà” a margine della gara di andata persa dagli ascolani (1-2) che sottolinea: “… la lealtà e cavalleria con cui è stata giocata in campo, cosicchè di incidenti non se ne sono avuti. Nemmeno fra i gruppi di tifosi che affollavano incredibilmente le tribune e il prato si è lamentato il benché minimo screzio…cose che depongono molto favorevolmente sulla maturità e sulla sportività del pubblico sambenedettese e di quello ascolano…”.

Allo Squarcia si festeggia la prima vittoria nei derby di serie C del 1940

 

L’imbarbarimento dei costumi e l’esasperazione becera della rivalità di campanile sono ancora, dunque, di là da venire. L’anno successivo 39/40, con l’Europa già travolta dalla guerra, il 24 marzo 1940, allo “Squarcia” l’Ascoli, già umiliato (0-4) all’andata, riesce a vincere il suo primo derby in serie C. Il gol-partita di Belelli, a cinque minuti dalla fine, scatena un entusiasmo incontenibile in campo e in tribuna.

 

Una bellissima foto lo testimonia, con gli ultimi abbracci gioiosi prima del dramma incombente, a poco più di due mesi dalla tragica entrata in guerra dell’Italia fascista. Nei primi anni del secondo dopoguerra le due squadre picene militano insieme nei gironi B, poi F e Q della Serie C per tre anni. Le notizie sulle gare disputate in quegli anni sono frammentarie. Certo è che, mentre la Samb veleggerà in posizioni di testa, l’Ascoli andrà sempre più annaspando sul fondo delle classifiche. Nonostante tre punti su quattro raccolti nei derby della stagione 45/46 con la vittoria (2-0) allo “Squarcia” il 7 aprile 1946. L’anno dopo, campionato 46/47, è debacle bianconera. L’Ascoli soccombe in entrambi i derby per 0-3 e si salva, dopo la retrocessione sul campo, solo grazie ad un provvidenziale ripescaggio, mentre la Samb sfiora la promozione in Serie B.

L’editore e mecenate Cino Del Duca festeggiato in Ascoli

 

Stessa musica nella stagione 47/48. I rossoblù raccolgono quattro punti su quattro nei derby. Il 16 maggio 1948 allo “Squarcia” la sconfitta è ancora più amara. Gli ascolani riescono a rimontare, infatti, due reti di svantaggio, ma soccombono alla fine (2-3) grazie ad un gol di Santi a pochi minuti dal fischio finale. Ancora retrocesso, l’Ascoli non viene salvato, stavolta, neppure dai ripescaggi. I bianconeri e i cugini rivieraschi rossoblù non si incroceranno più, nella stessa categoria per quindici anni. I tre lustri più luminosi della storia della Samb e più bui per quella dell’Ascoli.

 

Il campo Littorio viene intitolato ai fratelli Aldo e Dino Ballarin periti nella sciagura di Superga del Grande Torino nel 1949. Quel piccolo terreno di gioco in riva al mare farà buona parte delle fortune calcistiche della leggendaria Sambenedettese del presidente Domenico Roncarolo, che il 10 giugno del 1956 viene promossa in Serie B. Ci resterà, sostenuta principalmente dalla locale marineria, con pochi mezzi e grossi sacrifici, per nove anni consecutivi. Un miracolo anche questo, per un villaggio di sedicimila abitanti che vive quasi esclusivamente di pesca. In contemporanea la caduta libera dell’Ascoli dal 1949 in poi toccherà il fondo con la retrocessione dalla IV° serie alla fine del campionato 54/55. Il fallimento imminente viene scongiurato solo dall’intervento dei potenti editori mecenati originari di Montedinove, Cino e Lillo Del Duca, che hanno fatto fortuna in Francia.

Serie C 1967-68 Del Duca Ascoli- Sambenedettese Paolo Beni e Carlo Mazzone prima del derby 3-3-68

 

Dal campionato successivo, 55/56, la squadra di Ascoli si chiamerà A.S. Del Duca Ascoli, e tornerà subito, brillantemente, in IV° serie al termine della stagione 56/57. Il ritorno in serie C arriverà a tavolino, nel 1959, solo grazie alla ristrutturazione dei campionati. Il derby del Piceno tornerà, invece, nella stagione 63/64 stante la retrocessione della Samb dalla serie B alla fine del campionato 62/63. Il 17 maggio al “Del Duca” finisce 1-1 fra due squadre di alta classifica. Identico punteggio (1-1), l’11 ottobre 1964, nella stagione successiva, 64/65. Segnata dalla tragedia della morte in campo, nella gara di ritorno, il 14 febbraio 1965, di Roberto Strulli, conseguenza di uno scontro di gioco con l’attaccante della Samb Alfiero Caposciutti. Un dramma che rinfocolerà l’odio fra le due tifoserie.

 

Nella stagione 65/66 ad Ascoli il derby con la Samb va in scena il 24 aprile 1966. Finisce 0-0. L’anno dopo le due squadre picene finiscono in due gironi di Serie C differenti, (rossoblù nel girone centrale, bianconeri in quello meridionale) e i derby saltano. Si torna a respirare quell’atmosfera elettrizzante nel ritorno della stagione 67/68. Il 3 marzo 1968 la Del Duca vince 1-0 grazie ad un gol di Gasperini, ma perde per un grave infortunio di gioco il suo libero, Carlo Mazzone.

 

L”invasione di campo del 1970 (foto: I Pallonari dell’Ascoli Calcio)

La sorte, e il valore, tramuteranno poi, nei decenni successivi, lo sfortunato incidente che chiude la sua modesta carriera di calciatore, in una fortuna immensa, con l’inizio di quella di grandissimo allenatore. Per lui, e per Ascoli calcistica. Costantino Rozzi, consigliere da un decennio, è stato nominato presidente della Del Duca da pochi mesi. Un incarico accettato temporaneamente, si è affrettato a precisare, in attesa di trovare qualcun altro più capace di lui per quel ruolo, che di calcio non ci capisce niente, e non va neppure a vedere le partite. Le ultime parole famose. Entrerà nella Storia del calcio italiano, e resterà il presidentissimo fino alla morte. Nel cuore di tutti gli ascolani, sportivi e non, anche dopo.

 

Il 20 ottobre 1968 al “Del Duca” il derby di andata finisce 0-0. L’anno dopo, in quello di ritorno, il primo marzo 1970, la Sambenedettese arriva in Ascoli da capolista solitaria e con tremila tifosi festanti al seguito che si assiepano sull’anello più basso e vicino al terreno di gioco, dove si fanno sentire parecchio. Va sotto però, la Samb, in avvio di ripresa, grazie ad un calcio di rigore contestatissimo trasformato dall’ex Abramo Pagani. L’arbitro lodigiano Porcelli, sotto le incessanti proteste dei giocatori in campo, e del pubblico ospite sempre più rumoroso e minaccioso fuori, per riparare all’errore ne commette un altro. Espelle Vivani senza motivo per regalare alla Samb la superiorità numerica per quasi un tempo intero.

L’esultanza di Giuliano Bertarelli dopo il suo secondo gol nel derby contro la Sambenedettese

 

Ma non basta. Finisce 1-0 per la Del Duca. Al fischio finale i tifosi sambenedettesi hanno già abbattuto la rete di recinzione e si riversano in campo all’inseguimento, vano, dell’arbitro. Vani anche i tentativi di arginare l’invasione da parte dei pochi Carabinieri in campo, fra i quali alcuni giunti di rinforzo, per l’occasione, anche dalle stazioni della costa. La stagione successiva, 70/71, prende il via per la prima volta con Carlo Mazzone sulla panchina bianconera. Il derby di andata, in casa, il 18 ottobre 1970 finisce 1-1 con uno dei tanti gol di Renato Campanini. Nella stagione 71/72 la Del Duca mette la freccia dello storico sorpasso sulla Sambenedettese. Riesce nell’impresa di non perdere all’andata, al “Ballarin”, e schianta la Samb (2-0) al ritorno.

 

26 marzo 1972, ottava di ritorno, Del Duca sola saldamente al comando della classifica. L’eroe della giornata è il centravanti Giuliano Bertarelli, autore di una doppietta che fa esplodere la santabarbara del tifo ascolano. La prima, storica, promozione in serie B dell’Ascoli è ormai prossima. È l’inizio della lunghissima, epica, cavalcata che la porterà dalla C fino all’Olimpo del calcio italiano in tre anni. E dove resterà, fra serie A e serie B, per oltre un quarantennio. Nel 76/77, comunque, Ascoli e Samb si ritrovano in serie B, dove i rossoblù di Marino Bergamasco sono saliti nella stagione 73/74, mentre i bianconeri portavano per la prima volta le Marche in serie A.

 

La successiva retrocessione dell’Ascoli dalla massima serie, nella stagione 75/76, le fa ritrovare. Al “Del Duca”, al ritorno, il 3 aprile 1977, Silvano Villa sigla, dopo solo tredici minuti, il gol della vittoria. La stagione successiva, 77/78, è quella dell’Ascoli dei Record. Non ce n’è per nessuno. E la Sambenedettese non può fare eccezione. Però fa soffrire. 30 ottobre 1977, ottava di andata. Stadio pieno in ogni settore con larga rappresentanza ospite. L’Ascoli, già solitario e imbattuto capolista, va subito sotto, dopo appena tredici minuti, per un gol di Giani. Il brutto incubo di una sconfitta interna proprio nel derby, per l’Ascoli dura fino al quarto d’ora della ripresa.

Il gol del raddoppio nel finale del derby di Giovanni Quadri

 

Ci pensa il tredicesimo, nuovo entrato, Giovanni Quadri, a pareggiare il conto. E ad entrare nella leggenda, oltre che nel cuore di tutti i tifosi ascolani, firmando, a nove minuti dalla fine anche il gol della vittoria bianconera, che rischia di far venir giù lo stadio, tanto è assordante il boato del pubblico che lo saluta. Finisce 2-1. Le alterne vicende delle due maggiori squadre picene le rimettono l’una contro l’altra sette anni dopo, nella stagione 85/86. Quell’anno l’Ascoli torna in Serie A e la Samb riesce a salvarsi dalla retrocessione con un bel rush finale. Il derby arriva alla diciassettesima giornata. Di quello, discusso, di ritorno, alla terz’ultima giornata, il primo giugno 1986, ultimo di campionato vissuto, finora, da Ascoli e Sambenedettese, parleremo più diffusamente in altra parte del nostro giornale. Finisce in parità. Una spartizione della posta che all’Ascoli di Vujadin Boskov garantisce la promozione in A, e alla Samb di poter continuare a sperare nella salvezza. Una festa doppia dunque? Manco a parlarne.

 

I giocatori della Samb salutano i propri tifosi dopo l’ultimo derby giocato ad Ascoli nel 1986

 

L’Ascoli, ferocemente contestato proprio nel giorno del trionfo per quella mancata vittoria, resta bloccato per molte ore negli spogliatoi dai suoi tifosi imbestialiti. “Promossi e assediati” titolerà un quotidiano locale. Una promozione in A dell’Ascoli, evidentemente, vale meno di una retrocessione in C della Samb. Cose da derby. Sono passati trentanove anni e mezzo da quel giorno. 14.839 giorni, per chi ha avuto la fortuna di poter continuare a contarli.

 

 

 

 

 

 

 


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