di Luca Capponi
Il calcio, e a ben pensarci anche la vita, sono per la maggior parte composti da fatti, cose, persone che non ti aspetti. Quelli che quando vai lì a ripensarci non puoi far altro che dire: “Incredibile”. Prendete la storia del grande Carletto Mazzone, il mito degli allenatori, l’icona del calcio, bandiera eterna dell’Ascoli: ebbene la sua avventura bianconera cominciava proprio oggi, il 13 novembre, sessantacinque anni fa. L’esordio per il giovane difensore proveniente dalla Roma avvenne in un Livorno-Ascoli 1-1, Serie C, nel ruolo dell’amato e ascolano Giuliano Torelli, al centro della difesa. Cosa che mandò su tutte le furie alcuni tifosi, che pensarono di manifestare il loro disappunto segando due pali di una porta dello stadio “Squarcia”, dove allora si giocavano le partite casalinghe.

Serie C 1967-68 Del Duca Ascoli- Sambenedettese Paolo Beni e Carlo Mazzone prima del derby 3-3-68
Il ritrovamento dello “scherzetto”, secondo le cronache de “Il Messaggero” di allora, avvenne poco prima del successivo match interno contro la Lucchese. Ecco una parte del testo dell’articolo reperito da Massimo Mazzone, il figlio di Carlo e memoria storica della famiglia.
“Un clamoroso quanto originale gesto hanno compiuto nottetempo alcuni accesi tifosi di Ascoli Piceno mettendo a repentaglio l’intera posta della squadra locale che avrebbe potuto rischiare la squalifica proprio nel più acceso incontro con la capolista Lucchese. Ignoti, nelle ore piccole, dopo aver scavalcato il recinto del campo sportivo, con una sega hanno tagliato di netto i due pali di una porta dileguandosi poi favoriti dalle tenebre.
Poco distante si trovava anche un biglietto che chiariva il perché del gesto. Gli ignoti infatti minacciavano il trainer di dedicarsi la prossima volta alle sue ginocchia se il terzino locale Torelli non rimanesse in squadra. Mentre si procedeva con urgenza ai lavori di riparazione il presidente della Del Duca avvertiva la Federazione Calcio e precisava i fatti allo stesso Agnelli. Prima dell’inizio della partita l’arbitro, anche lui avvertito, procedeva alla verifica della porta e dava il regolare avvio alla partita. Del fatto si sta interessando la Questura”.

Col figlio Massimo al “del Duca” in occasione degli 80 anni di Carletto
Chissà cosa avrebbero detto quei tifosi se qualcuno, all’epoca, gli avesse detto: “Mazzone diventerà una leggenda dell’Ascoli con 580 presenze, ne diventerà allenatore e lo porterà in Serie A nel 1974, prima di diventare il mister con più panchine, 795, della storia del calcio italiano”.
Incredibile, appunto, a pensarci oggi. Come incredibile è l’affetto di cui ancora gode, giustamente, il buon Carletto, scomparso il 19 agosto del 2023.

Altro momento storico: la prima partita da allenatore di Mazzone, con Rozzi al fianco
«Mio padre ha dato tanto ad Ascoli e tanto ha ricevuto, tanto che qui scelse di restare a vivere e mettere su famiglia – racconta il figlio Massimo -. Ancora oggi le manifestazioni di amore nei suoi confronti si susseguono senza sosta, da qui come da ogni parte d’Italia. Al cimitero ogni giorno troviamo biglietti e fiori pieni di gratitudine, una cosa davvero commovente».
Massimo, in particolare, cita una intervista che il “sor magara” rilasciò in occasione dei suoi 80 anni alla trasmissione televisiva “90° minuto – Tempi supplementari”: «Dopo mia moglie e la mia famiglia veniva l’Ascoli, Costantino Rozzi e poi Ascoli ancora, il far conoscere la città attraverso il mondo del calcio; questa è stata forse la componente più importante che ho raggiunto».
Quella città che oggi, dopo una tribuna del “Del Duca” vorrebbe intitolargli il piazzale dello stadio posto alla fine di viale Rozzi. Il presidentissimo e l’ex giocatore che lui stesso volle sulla panchina bianconera di nuovo insieme. Perché la riconoscenza, anche in un mondo meschino come quello del calcio, esiste eccome. E Carletto, tra le tante cose, ci ha insegnato anche questo.
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