Federica Fantuzi da Acquasanta ai palchi internazionali di danza contemporanea: «Grazie ai miei genitori e a Flavia Tosti, la mia prima insegnante»

A SOLI 22 ANNI la giovane ballerina ascolana conquista compagnie e palcoscenici internazionali, dall’Olanda alla Svizzera fino a Londra, senza dimenticare le sue radici: «Stare sul palco e viaggiare mi fa sentire viva. Futuro? Non so cosa mi aspetti ma non ho alcuna intenzione di fermarmi»
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di Elena Minucci

 

Per riuscire a realizzare i propri sogni, servono costanza e determinazione. Qualità che non sono mancate a Federica Fantuzi e che, insieme al suo talento, l’hanno portata a volare in alto tra le stelle della danza, contribuendo a far conoscere il nome del Piceno nel mondo.

 

Classe 2002, nata ad Ascoli, cresciuta in una piccola frazione di Acquasanta Terme, Federica si avvicina alla danza ad 8 anni, quando incontra la sua insegnante Flavia Tosti che poi la guiderà nel suo percorso. Giovanissima, a 16 anni, si trasferisce da sola vicino Vicenza, dove vive per quattro anni per frequentare la compagnia “Bridge Pigato Contemporary”. Di lì a poco la svolta: a 20 anni iniziano le prime audizioni e, qualche anno dopo, viene ammessa alla “Codarts University of the Arts” di Rotterdam. Oggi vive in Svizzera, dove ricopre il ruolo di intern presso la compagnia ”BühnenBern Ballett” di Berna. Federica, oggi, è considerata una delle giovani promesse della danza contemporanea, un vero talento del territorio piceno che sta conquistando palchi e riconoscimenti internazionali.

 

Come’era la Federica da bambina?
«Da piccola ero estremamente curiosa e vivace: rimanere ferma per me era quasi impossibile. Ricordo che anche seduta a tavola o sul divano muovevo sempre i piedi, come se avessi costantemente una musica in testa. Il mio primo vero contatto con la danza è arrivato grazie a mia sorella. Lei frequentava un corso di danza, mentre io per cinque anni ho fatto nuoto. Ogni sera, però, al rientro a casa, mia sorella mi mostrava qualche passo, mi insegnava a fare la spaccata o si metteva a ballare e io la imitavo. Copiavo ogni suo movimento perché volevo essere come lei e mi divertiva tantissimo. Nonostante questo, non avevo ancora maturato il desiderio consapevole di iniziare danza».

 

Quando ti è venuta l’idea di iniziare a ballare?
«Tutto è cambiato quando mia sorella ha subito un infortunio al ginocchio che l’ha costretta a smettere di ballare. È stato proprio in quel momento, che mi ha convinta a prendere le prime lezioni di danza. E così ho iniziato. Avevo 8 anni quando sono entrata nella piccola scuola di danza di Acquasanta, l’unica del paese. Lì ho incontrato Flavia Tosti, la mia insegnante, la mia guida: è stata la prima persona a vedere del talento in me, a credere davvero nelle mie possibilità. È lei che mi ha fatto capire che la danza poteva essere molto più di un sogno infantile: poteva diventare il mio lavoro».

 

Da quel momento non ti sei più fermata.
«Arrivavo sempre prima a lezione per unirmi ai gruppi più grandi o più piccoli, o anche solo per restare in sala ad osservare. Con il tempo la passione è cresciuta e con lei la volontà di trasformare questo amore in una professione. La mia insegnante se n’era accorta e mi ha aiutata a cercare un percorso più ampio, che mi permettesse di crescere oltre la piccola realtà di Ascoli».

 

La danza ti ha portata ad andare fuori fin dalla giovane età.
«A 16 anni mi sono trasferita da sola in Veneto, in un paese vicino Vicenza, per frequentare la “The Bridge Pigato Contemporary”, diretta da Stefania Pigato. È lì che ho vissuto per quattro anni, continuando comunque a essere legata alla mia prima insegnante, che è sempre stata un punto di riferimento, anche a distanza. Lì ho sperimentato cosa significhi davvero lavorare come una professionista: giornate piene, studio intenso, disciplina, dedizione».

 

A 20 anni iniziano le prime audizioni per diverse scuole e università internazionali. Da lì la svolta.
«Nel 2022 sono stata ammessa alla “Codarts University of the Arts”, e così è iniziato un nuovo capitolo della mia vita. Mi sono trasferita in Olanda e attualmente sono al mio ultimo anno di studi. Lì ho affrontato nuove difficoltà, come la lingua, un livello di impegno ancora più alto e una dedizione totale alla danza e parallelamente, quest’anno sto lavorando come intern presso la “BühnenBern Ballett”, una compagnia di danza a Berna, dove attualmente vivo. Durante questo periodo ho sostenuto anche altre audizioni e sono stata selezionata da una compagnia estremamente rinomata nel panorama della danza contemporanea: la “Hofesh Shechter II”, con sede a Londra. L’audizione ha ricevuto più di 1.200 candidature da tutto il mondo e io sono stata una delle sole 8 persone a ottenere un contratto. È stata una soddisfazione enorme, uno di quei momenti in cui tutto il lavoro, la fatica e i sacrifici sembrano trovare il loro perché».

 

Cosa ti aspetti dal futuro?
«Non so ancora cosa mi aspetti. So soltanto che non ho alcuna intenzione di fermarmi: questo lavoro richiede impegno, perseveranza e molte rinunce, ma mi restituisce tantissimo. Stare sul palco, viaggiare, conoscere persone e realtà diverse è ciò che mi fa sentire viva. È una fatica che viene sempre ripagata. Per quanto riguarda il domani, mi lascio sorprendere. Ora sto vivendo un nuovo capitolo e voglio vedere dove mi porterà».

 

A chi ti sei ispirata nel tuo percorso?
«Nel corso degli anni e dei miei studi ci sono stati molti danzatori a cui mi sono ispirata. Sia dai miei compagni e colleghi, con cui ho condiviso le giornate in sala, sia da ballerini già affermati, conosciuti e meno. Ognuno di loro, in modo diverso, mi ha dato qualcosa. Allo stesso tempo, però, ho sempre cercato di trovare e costruire una mia identità personale».

 

Cosa pensi dei talent show? Hai mai pensato di partecipare?
«Non mi hanno mai attratta particolarmente. Mi piace guardarli, ma non ho mai sentito il desiderio di partecipare. Li percepisco come un mondo un po’ distante dal percorso che ho scelto di intraprendere, diverso dalla direzione artistica e professionale che sto seguendo».

 

Chi senti di ringraziare per questo tuo percorso e aver realizzato i tuoi sogni?
«Ringrazio profondamente la mia famiglia: mi hanno sempre sostenuta, non mi hanno mai fatto sentire in colpa per essere andata via di casa così giovane e hanno sempre creduto nella mia strada. Sono davvero fortunata ad avere dei genitori che mi supportano in ogni scelta. Un ringraziamento speciale va anche a Flavia Tosti, la mia prima insegnante: senza la sua fiducia, la sua guida e la sua dedizione non sarei dove sono ora. E poi il mio grazie va al Piceno e ad Acquasanta, le mie radici: i luoghi che mi hanno vista crescere e dove è iniziato tutto».


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