Allarme sul decreto Semplificazioni, Curti: «Silenzio-assenso su aree a rischio idrogeologico, bomba a orologeria»

L'ONOREVOLE piceno del Pd esprime profonda preoccupazione per un dispositivo in corso di approvazione alla Camera: «L'articolo 40 rappresenta una deriva normativa che mette a repentaglio la sicurezza di moltissime comunità: questa non è semplificazione amministrativa ma incoscienza istituzionale»
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L’onorevole piceno Augusto Curti (Pd) esprime profonda preoccupazione per un dispositivo contenuto nel Decreto “Semplificazioni”, in corso di approvazione alla Camera, «l’articolo 40 del provvedimento rappresenta una deriva normativa che mette a repentaglio la sicurezza di moltissime comunità. Con la modifica dell’articolo 20 del Testo Unico Edilizia, infatti, si introduce il meccanismo del silenzio-assenso per i permessi di costruire anche in presenza di vincoli idrogeologici: questa non è semplificazione amministrativa ma incoscienza istituzionale».

Augusto Curti

 

Il deputato prosegue nella sua disamina: «Il nostro è un Paese con una percentuale importante di territorio esposto a rischio frana. Basti considerare che la superficie a pericolosità, nei Piani di Assetto Idrogeologico, è aumentata del 15 per cento dal 2021. In questo scenario drammaticamente preoccupante, introdurre una norma che permetterà di poter costruire sopra un terreno a rischio è da incoscienti».

 

Curti si sofferma sui drammi recenti.

 

«Gli ultimi anni ci hanno consegnato un bollettino drammatico: le colate di fango a Ischia, le tragiche alluvioni in Emilia-Romagna, Marche e Toscana, le precipitazioni anomale in Valle d’Aosta e Piemonte hanno provocato morti, feriti, sfollati e miliardi di danni – aggiunge -. Ogni tragedia dovrebbe lasciarci in dote un insegnamento: al contrario, con questa norma, la memoria collettiva viene cancellata. E ci troviamo di fronte a una situazione paradossale se consideriamo che il Governo, nel 2024, ha istituito una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico, incaricata di verificare l’attuazione delle norme di prevenzione, la tenuta delle mappe di pericolosità e le responsabilità – anche dei sindaci – per omissioni e ritardi. Oggi, agli stessi amministratori locali, chiamati a rispondere di ogni frana e di ogni alluvione, viene consegnato un sistema di permessi taciti, che scarica su uffici tecnici sottodimensionati l’onere di bloccare, in tempi strettissimi, interventi potenzialmente pericolosi».

 

Curti conclude con una richiesta: «Se davvero intendiamo contrastare il dissesto idrogeologico occorrono norme di salvaguardia serie, opere di mitigazione strutturale e un rafforzamento del principio di precauzione. La tutela del territorio e la sicurezza delle persone devono tornare a essere il parametro prioritario, non un ostacolo da rimuovere in nome di un’efficienza utile solo all’ennesima narrazione della maggioranza».


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