di Franco De Marco
Ha fatto molto clamore, negli ambienti politici ascolani e marchigiani, la notizia, pubblicata dal Corriere della Sera, secondo la quale Marcello Fiori, nel ruolo di ex commissario straordinario per gli scavi di Pompei, nominato nel 2000 dall’allora Governo guidato da Silvio Berlusconi, è stato condannato dalla Corte dei Conti di Roma a risarcire allo Stato la somma di 400.000 euro. Il motivo? Le modalità con le quali venne condotto l’appalto dei lavori di ristrutturazione del Teatro Grande di Pompei con una spesa complessiva di quasi 6 milioni mentre all’inizio ne era stata prevista una molto molto inferiore. Fiori sarebbe andato oltre i suoi poteri sotto l’aspetto amministrativo.
Marcello Fiori
Il nome di Fiori è molto noto nelle Marche perché si tratta del commissario regionale di Forza Italia. In tale veste è stato lui a condurre la non facile trattativa per la scelta ad Ascoli del candidato sindaco del centrodestra. Scelta che a Roma è caduta come noto su Marco Fioravanti di Fratelli d’Italia ma che poi, a livello locale, è stata sostanzialmente disconosciuta tanto che alle elezioni del 26 maggio non ci sarà alcuna lista con il simbolo di Forza Italia i cui aderenti si sono divisi: una parte a sostegno di Marco Fioravanti e una parte a sostegno dell’ex sindaco e consigliere regionale di Forza Italia Piero Celani. Sull’utilizzo del simbolo è ancora in corso una diatriba con Fiori che sostiene che il simbolo di Forza Italia sui manifesti di Fioravanti dovrebbero sparire in base alle norme elettorali.
Tornando alla vicenda di Pompei Fiori è molto sereno. «Naturalmente -dice- sto preparando il ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte dei Conti di Roma. Faccio presente comunque che in primo grado la Corte dei Conti della Campania mi ha prosciolto con formula piena. La Procura della stessa Corte dei Conti però fece appello. Io non ritengo che siano state commesse scorrettezze nello svolgimento dell’appalto e sono certo che la Cassazione accoglierà le mie ragioni. Faccio anche presente che non siamo comunque in campo penale ma amministrativo».
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