Capriolo ferito e soccorso
da una squadra di calcio
Nessuno è autorizzato a curarlo
e la povera bestia muore
dopo ore di sofferenza

MONTEFORTINO - Lo hanno trovato i giocatori della Piceno United. Dopo diverse telefonate, fatte anche dal sindaco Ciaffaroni, è stato prelevato per la buona volontà di un ispettore della Polizia Provinciale. È stato quindi affidato a un veterinario che gratuitamente, ma purtroppo invano, ha tentato di salvarlo. Il servizio pubblico? Interviene solo per rimozioni di carcasse o eutanasia
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Il capriolo ferito non ce la faceva a stare sulle zampe

di Maria Nerina Galiè

I giocatori della Piceno United, squadra di calcio ascolana di Seconda Categoria, domenica 8 settembre pensava di trascorrere una giornata spensierata sui Sibillini. A Cornacchioni, frazione di Montefortino, nella casa di campagna di Giuseppe Fratini, uno dei dirigenti del club. L’apprensione per le sorti di un capriolo ferito, trovato davanti all’ingresso della proprietà, invece, ha trasformato la scampagnata un incubo. Nonostante l’impegno dei ragazzi, che si sono presi subito cura dell’animale dandosi pure da fare per cercare aiuto, e della buona volontà dell’ispettore della Polizia Provinciale, Nazzareno Grazioli, del sindaco di Montefortino Domenico Ciaffaroni e del generoso veterinario Daniel Micozzi, è finita male.

L’animale non ce l’ha fatta, le ferite erano troppo gravi. Ma l’episodio ha anche messo a nudo una criticità dei meccanismi che regolano il rapporto uomo-animale selvaggio nelle belle località montane del Piceno e del vicino Fermano. Criticità che va ad aggiungersi ai problemi delle coltivazioni distrutte dai cinghiali, degli incidenti stradali provocati da balzi improvvisi di cervidi e della paura dei lupi sempre più vicini ai centri abitati. Un’invasione ormai che non risparmia nemmeno il capoluogo di provincia e che va contrastata con misure adeguate. Da qui però a chiedere ad un cittadino di voltarsi dall’altra parte di fronte ad una bestiola, seppure selvaggia e potenzialmente pericolosa, malconcia e indifesa che potrebbe continuare a vivere, ce ne passa. Eppure sembra proprio che sia questa la prassi. In sostanza l’organismo competente per gli animali selvaggi, che rientrano nel patrimonio indisponibile dello Stato, è la Provincia attraverso il suo corpo di polizia. Di fronte ad un animale morto, si procede con la rimozione della carcassa ad opera di una ditta convenzionata. Se il ferito non ha scampo, gli si pratica l’eutanasia esclusivamente da parte di veterinari del servizio sanitario. Se può essere curato, non resta che confidare nel buon cuore di qualcuno. Nessuno è autorizzato a farlo e, quindi, a percepire compenso per la prestazione.

Giuseppe Fratini

LA STORIA – «Sono arrivato a Cornacchioni domenica verso le 11 – racconta Fratini – ho visto il capriolo che lì per lì sembrava morto. Era acciambellato, immobile e con una grossa ferita alla testa, piena di mosche. Poi ha aperto gli occhi. Era vivo e gli abbiamo dato da bere. Provava ad alzarsi, forse spaventato, ma ricadeva a terra. Nel frattempo ci siamo attaccati al telefono per cercare aiuto. Abbiamo fatto tutti i numeri di soccorso, dal 1515 al 112, passando per il 118. Nessuno però era titolato ad intervenire». Alla scena ha assistito anche il sindaco di Montefortino Domenico Ciaffaroni che subito si è attivato.  «Ho chiamato il 1515, il numero nazionale dell’ex Corpo Forestale. Ed ho avuto conferma, perché mi era già capitato di dovermici rivolgere, che non funziona. Alla fine mi sono rivolto ai Carabinieri di Montefortino, sebbene non siano competenti perché la zona è fuori dal Parco, da cui dipendono tramite il comando di Visso. Disponibili oltre il dovere come sempre però ci hanno trovato il contatto giusto». Nella Polizia Provinciale di Fermo. O meglio, nell’ispettore Nazzareno Grazioli, che era a riposo ma è tornato in servizio insieme ad un collega. Oltre al capriolo di Cornacchioni, quel giorno c’erano altre due emergenze. Un cinghiale nel campo di Giulio Saccuti, ex consigliere comunale di Amandola, che poteva sparargli ma solo in presenza di un agente di Polizia. E un altro capriolo investito sulla Pedemontana tra Amandola e Sarnano. Grazioli è riuscito ad arrivare a Cornacchioni solo alle ore 18. Con l’aiuto dei ragazzi ha caricato il cerbiatto sull’auto di servizio senza avere la più pallida idea di dove portarlo. «Quando sono partito, con la bestia a bordo, ero intenzionato a portarla sul tavolo della presidente della Provincia di Fermo (Moira Canigola, ndr). Che mi dicesse lei cosa dovevo farne».

Il dottor Daniel Micozzi

LE CURE – Il caso ha voluto invece che a bada del capriolo, vittima di un incidente stradale, ci fosse il dottor Daniel Micozzi, veterinario con ambulatori a Comunanza e Sarnano. Transitava sulla Pedemontana con la moto, in compagnia di un amico, proprio nel momento dell’impatto. «Mi sono fermato – ha raccontato il professionista – ed ho assistito l’animale fino alla sera, quando è arrivato Grazioli. Ci siamo resi quindi disponibili a prendere in carico gli animali». Nominati, con tanto di “lettera di assegnazione”, ausiliari di polizia giudiziaria a proprie cure e spese, fino all’auspicata rimessa in libertà delle bestie. Al capriolo ferito alla testa sono stati somministrati antibiotici e cortisone. All’altro sono state fatte flebo ed ecografie che però non hanno individuato sul momento lesioni interne. Sono morti tutti e due lunedì mattina. Ma nessuno può dire di non aver provato, umanamente e professionalmente, a fare di tutto.

LA PROTESTA – «Scriverò una lettera al governatore delle Marche Luca Ceriscioli – ha infine riferito Grazioli – e al mio superiore Roberto Fausti. Non è la prima volta che ci capitano situazioni simili. Le persone ci chiamano anche per gabbiano che si sono riportati feriti dalla cosa. E noi non sappiamo dove portarli. Non abbiamo più direttive in merito. Fino a due anni fa la Provincia aveva dei centri di recupero. Ora sulla materia c’è il vuoto totale».

 


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