La dottoressa Giuseppina Petrelli
Caro Direttore, dopo l’articolo pubblicato su Cronache Picene, al di là delle intenzioni dell’autore, da giorni ricevo espressioni di grande solidarietà da parte di tutti i vertici aziendali, dei primari dei Pronto Soccorso marchigiani e degli ospedali di Ascoli e San Benedetto, dei colleghi del Pronto Soccorso, della stragrande maggioranza degli infermieri e degli Oss che lavorano con me, orgogliosi di fare un lavoro così importante per la popolazione, tanto da voler essere presenti al mio fianco alla conferenza stampa indetta dalla Area Vasta 5. Io non sono a scriverle in risposta ad attacchi personali. Tutti gli operatori conoscono la mia storia professionale e il mio curriculum che è pubblico e consultabile. Dimostra ampiamente che non ho bisogno di raccomandazioni, non sono ricattabile, ma anche che nessuno mi può mettere il bavaglio.
Io le scrivo per rappresentare l’orgoglio professionale di medici, infermieri e Oss che lavorano nell’urgenza in condizioni di abnegazione professionale, che è stato ferito da dichiarazioni e illazioni che nulla hanno a che fare con il patto di salute che ognuno di noi ha stabilito con i cittadini del Piceno e mai con altri. Inutile ricordare a professionisti dell’informazione che la stampa nazionale ogni giorno riporta la grave carenza degli organici medici in tutti i Pronto Soccorso d’Italia, dove mancano 2.000 unità pari a oltre il 23% degli organici. E’ oramai evidente a tutti gli operatori che insistere a rappresentare la situazione di San Benedetto come legata a beghe e livori personali, senza mai andare alla verifica delle fonti, evidenzia chiaramente altri obiettivi di dubbia eticità che nulla hanno a che vedere con la salute dei cittadini. A San Benedetto abbiamo circa 40.000 accessi l’anno, in un ospedale che è punto di riferimento anche per il vicino Abruzzo ed è un Punto Hub, ossia un Centro di riferimento per il trattamento di una patologia tempo dipendente come l’ictus. A tutti i cittadini viene garantito un trattamento adeguato, in tempi compatibili con la gravità della patologia, ovviamente.
Seconda da destra, la dottoressa Petrelli durante una conferenza stampa con i vertici di Area Vasta 5. Da sinistra: Maria Rosa La Rocca, Tiziana Principi, Diana Sansoni, Cesare Milani e Massimo Esposito
Per quanto riguarda la mia persona, pur essendo il ruolo del primario legato solo al raggiungimento degli obiettivi di budget e non alla effettuazione di turni, ne ho effettuati un numero incredibile e continuerò a farlo e rendermi disponibile in caso di necessità. A tutt’oggi, dall’1 gennaio al 31 ottobre 2019, sono oltre 3.500 le ore rese oltre il dovuto, 78 sono i giorni di ferie non godute. Facilissimo smentire chi ha voluto riportare delle notizie senza effettuare le dovute verifiche. Dati questi presupposti, l’articolo pubblicato ha profondamente offeso nel merito, nei toni e negli argomenti scelti non solo e non tanto me, ma l’intera struttura operativa che dirigo. Certo, non nascondo le difficoltà del momento e soprattutto quelle del prossimo futuro ma mi preme chiarire, a differenza di quanto emerge dall’articolo, che i cinque Medici pronti a trasferirsi a Pescara hanno partecipato ad un concorso pubblico indetto finalmente dopo dieci anni dalla regione Abruzzo, lo hanno vinto, ed essendo residenti in quel territorio si trasferiscono per motivi di avvicinamento familiare. Sia io che l’Area Vasta 5 siamo impegnati a che questi posti vengano reintegrati, in modo tale da poter continuare a mantenere alto lo standard di qualità dell’assistenza attualmente garantito.
L’esterno del Pronto Soccorso dell’ospedale di San Benedetto
Vorrei a questo proposito ricordare che poco tempo fa il Ministero della Salute ha varato un documento per indicare quali sono gli strumenti di cui un Pronto Soccorso deve dotarsi per offrire la massima qualità e noi li abbiamo già tutti (Piano di gestione del sovraffollamento e gestione dei ricoveri urgenti, bed management) in collaborazione con le Unità Operative dell’ospedale. Per fronteggiare il sovraffollamento sono stati utilizzati (oltre ai 15 medici in organico) altri colleghi medici che, non avendo la specialità in medicina d’urgenza, si dedicano alla gestione dei codici minori, che rappresentano il 75% del totale, e che sono assolutamente in grado di gestire. Mi sento di ringraziarli pubblicamente, sono bravissimi e non lavorano mai da soli ma sempre affiancati a un medico esperto in Pronto Soccorso e uno in Medicina d’urgenza, oltre ad avere la mia costante disponibilità.
Adesso siamo un po’ di difficoltà. Tra qualche mese saremo molto in difficoltà. Abbiamo ancora delle persone da chiamare dalla graduatoria del concorso a tempo indeterminato. Poi abbiamo dei medici specializzandi al 5° anno che sono inseriti in una graduatoria a parte, che potranno essere assunti solo dopo l’acquisizione del titolo. Riguardo agli investimenti per il futuro, grazie alle mie competenze, alla presenza di protocolli e standard di qualità previsti dal Ministero e al duro lavoro di tutti i miei collaboratori, per la prima volta nella storia dell’ospedale cittadino potremmo partecipare alla rete formativa della scuola di specializzazione in Medicina d’emergenza-urgenza, con la possibilità di formare gli specializzandi.
La nostra Unità Operativa è attrattiva, vista la qualità del Pronto Soccorso che ha anche un reparto di medicina d’urgenza con una sezione semi-intensiva, per cui qualcuno di loro potrebbe decidere di fermarsi a lavorare qui. Questo è un investimento per il futuro che chiaramente sarà favorito da una apertura culturale, non da atteggiamenti volti ad esasperare e ad ingigantire una presunta conflittualità che, per certi versi, può essere fisiologica in un ambiente di lavoro come il nostro dove ci sono oltre 80 dipendenti, alcuni dei quali avrebbero preferito lavorare con un altro modello organizzativo.
Il mio auspicio finale è che tutti – politici, giornalisti, comitati cittadini, operatori sanitari – remino verso la stessa direzione, quella di continuare a mantenere alti gli standard qualitativi della Sanità pubblica sambenedettese, con il suo modello organizzativo e il suo organico che va totalmente reintegrato.
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