Turandot in scena al Ventidio
di Franco De Marco
(foto di Andrea Vagnoni)
Teatro Ventidio Basso pieno in ogni ordine di posti, come non si vedeva da tanti anni (per la lirica), per l’anteprima giovani della Turandot di Giacomo Puccini andata in scena questo pomeriggio, giovedì 21 novembre. E lo spettacolo è molto piaciuto ai ragazzi delle numerose scuole di Ascoli, San Benedetto e del vicino Abruzzo.
Il “miracolo”, smentendo un luogo comune, è stata l’attenzione con la quale gli studenti hanno seguito, per un’ora e 45 minuti, lo snodarsi della storia della principessa di ghiaccio. Merito in primo luogo degli insegnanti, che evidentemente hanno ben preparato gli allievi per l’appuntamento, ma merito, soprattutto, di quel genio delle scene che risponde al nome di Pier Luigi Pizzi, nell’occasione regista, scenografo, costumista e anche curatore delle luci.
Il maestro veneziano ha saputo dare all’opera (volutamente senza intervalli) una continuità, una tensione, un pathos incredibili tanto da far rimanere attaccati allo spettacolo i giovani spettatori. Perché ti è piaciuta l’opera? «Per la storia. Per la scena e i colori», commenta uno studente della media “Cappella” di San Benedetto seduto in un palco.
Insomma, missione compiuta dopo le ultime deludenti partecipazioni delle scuole alle anteprime (ricordate l’insulsa polemica di “Così fan tutte” troppo “hard”?). Questa volta, c’è da sottolinearlo, nei confronti della promozione dell’appuntamento lirico, oltre al consueto lavoro nelle scuole da parte del Coro del Teatro Ventidio Basso, c’è stato un netto cambio di passo da parte del Comune e in particolare dell’assessore alla cultura Donatella Ferretti. Il risultato c’è stato questo pomeriggio e ci sarà anche sabato prossimo quando andrà in scena la recita ufficiale di questa indovinata produzione della Fondazione Rete Lirica delle Marche della quale come noto fa parte anche il Comune di Ascoli. Sono rimasti solo pochissimi biglietti. Il sold out è assicurato allontanando le preoccupazioni degli ultimi appuntamenti.
Questa Turandot firmata da Pier Luigi Pizzi è decisamente piacevole. Un piacere. E’ bellezza. Sicuramente per l’occhio. Bene per l’orchestra Filarmonica Marchigiana diretta con personalità e adeguate sottolineature da Pietro Rizzo. Meno bene, invece, per alcuni interpreti. Ma, si sa, mai prendere sul serio una prova o un’anteprima. Non è apparso in gran forma il tenore Francesco Pio Galasso (Calaf). Molto volume e colori per il soprano Tiziana Caruso. Chi è stato perfetto, per vocalità e presenza scenica – e non si tratta di partigianeria – è stato il tenore ascolano Cesare Catani (L’imperatore Altoum) che tornava all’opera dopo 10 anni. Così come è stato molto efficace – ma era scontato vista la sua carriera – il basso Andrea Concetti, un’ altro figlio del Piceno, nel ruolo di Timur padre di Calaf. Due ruoli non primari, è vero, ma interpretati al meglio. Si è guadagnata meritatissimi applausi la Liù di Maria Laura Iacobellis protagonista assoluta del finale incompiuto di Giacomo Puccini: emissione morbida, intensa, ricca di sfumature, capace di trasmettere il dramma dell’amore vero che può portare anche al suicidio.
A contribuire al successo è stato di sicuro il Coro del Teatro Ventidio Basso il quale, con magnifici costumi, movimenti indovinati, anche a volte rarefatti, e colori vocali come capita raramente dovunque, ha dominato la scena dall’inizio alla fine. Ma, ripetiamo, la vera prova per tutti sarà sabato sera 23 novembre (inizio alle 20,30). Spettacolo da non mancare se trovate ancora un biglietto.
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