Coronavirus, Cardiologia del “Mazzoni”
resta il centro di riferimento
per emergenze del sud delle Marche

EMERGENZA COVID19 - Il reparto è pronto ad intervenire anche su pazienti Covid con un percorso dedicato. Per tutti il pre triage e l'uso della mascherina. Marchese: «Serve a contenere le goccioline potenzialmente infette di chi la indossa, proteggendo gli altri. Un concetto facile da capire, quanto essenziale per non tornare da capo alla fine della quarantena»
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L’equipe di aritmologia del “Mazzoni” di Ascoli

di Maria Nerina Galiè

Il rischio di contagio da Coronavirus nei raparti dove si lavora con le emergenze sanitarie è altissimo. Non sempre ci sono i tempi e modi per sapere se il paziente che arriva a rischio di vita è positivo oppure no. Il tampone richiede un’attesa a volte non consentita dal quadro clinico.  L’argomento preoccupa i vertici dell’Area Vasta 5 che hanno studiato appositi percorsi per l’accesso al Pronto Soccorso dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli, con il pre triage, il termoscanner, l’ecografo portatile e, a breve, la tac dedicata per i casi sospetti anche con test negativo, per mantenere l’ospedale “pulito” e, nello stesso tempo, rispondere alle richieste del territorio. Dell’intera provincia perchè al momento il “Madonna del Soccorso” è solo per Covid. Fino ad ora le cose stanno funzionando.

Da sinistra: Domenico Delfino, Pierfrancesco Grossi, Cesare Milani, Procolo Marchese, Francesca Gennaro e Giovanni Mazzotta

L’attività della Cardiologia del “Mazzoni” è inserita nei percorsi emergenza-urgenza come centro di riferimento per le Marche Sud, in particolare per l’infarto miocardico acuto e in ambito aritmologico. Proprio perchè è importante continuare a garantire uno standard di trattamento adeguato nonostante il Coronavirus. Non si scompone troppo l’equipe guidata dal dottor Pierfrancesco Grossi. Le linee da seguire, seppure non facili o scevre da legittimi timori e rischi, sono chiare. Le spiega il cardiologo Procolo Marchese, che nella lotta contro il Covid si è fatto promotore della sperimentazione dell’idrossiclorichina ora autorizzata dall’Aifa.

«Il reparto adesso – precisa il dottor Marchese – lavora solo per le urgenze e per esigenze indifferibili. I pazienti accedono soltanto dopo un’accurata valutazione a partire dal pre triage, fino al tampone se necessario e c’è il tempo. In linea generale tutti devono indossare una mascherina chirurgica, importante per ridurre il rischio di contagio per gli operatori. La mascherina – sottolinea il cardiologo – serve a contenere le goccioline potenzialmente infette di chi la indossa, proteggendo gli altri».

«Abbiamo attivato il controllo da remoto per pazienti portatori di pacemaker o defibrillatori – continua Marchese – ma se devono cambiare le batterie, non possono aspettare. Tanto meno se hanno un infarto miocardico acuto. Siano essi Covid o no. Per interventi su infarti, pacemaker e defibrillatori in pazienti positivi confermati è stato creato un percorso dedicato che prevede l’utilizzo della nuovissima sala operatoria della Radiologia Interventistica del “Mazzoni” e che, per la sua collocazione, risulta idonea ad evitare l’eventuale contaminazione di altre aree dell’ospedale ascolano».

Sull’utilizzo delle mascherine, contenitive delle goccioline che chiunque ed in qualsiasi circostanza espelle, il cardiologo è lapidario: «Trovo assurdo che ancora non sia stata emanata a livello regionale e di Governo centrale un’ordinanza che obblighi l’utilizzo. Se usciamo dalla quarantena senza questo prezioso quanto semplice strumento di protezione, in breve tempo torniamo da capo. Dall’ospedale, fatta eccezione per ambienti e attività che generano aerosol, alla panchina del parco dove saremo seduti senza nessuno accanto, naso e bocca dovranno essere coperti. Per non diffondere il virus nell’aria, sulle altre persone e sugli oggetti ad uso di tutti. La mascherina ha questa funzione, facile da capire ma essenziale. Se fosse stata imposta all’inizio della pandemia, non si sarebbe arrivati a questo punto». 

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