La cucina si trasforma in ufficio,
Tondi (Tm Italia)
reinventa la casa

FASE 2 - Parla l'imprenditore ascolano che esporta in tutto il mondo: «Non ci siamo mai fermati per non staccare il cordone ombelicale con i clienti. Mi aspetto che il sistema reagisca, a partire dalla banche che devono mettere in campo azioni straordinarie». Appello per avere internet veloce in zona industriale
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Gianluca Tondi (Foto Andrea Vagnoni)

di Renato Pierantozzi

«In questi giorni abbiamo ritirato fuori un progetto del 2012 relativo ad una cucina che in poche mosse si trasforma in un ufficio casalingo. Mi sembra che in questa situazione di smart working sia particolarmente utile».

Sono le parole dell’imprenditore ascolano Gianluca Tondi, a capo della Tm Italia Cucina, una realtà “sartoriale” di cucine esportate da Ascoli in tutto il mondo, dal condominio extralusso di 30 appartamenti davanti a Buckingham Palace a Londra («Con il progettista nipote della regina» dice Tondi) alle ville di Beverly Hills.

La cucina-ufficio si chiama “Off Kitchen” e in poche mosse un tavolo che prima ospitava fuochi e lavello diventa un piano (anche doppio grazie a quello estraibile) per riunioni e lavoro da casa. Il progetto, molto innovativo con gli scarichi “coperti” nella gamba del tavolo, è finito già all’attenzione della stampa nazionale di settore come modello.

Tondi, come è la situazione nel settore del mobile?

«C’è preoccupazione, anche se di più per le conseguenze sull’anno prossimo visto che per il 2020 gli ordini erano stati presi. Non si sa poi come si ripartirà dal 4 maggio. Anche in grandi mercati esteri come Cina, dove da poco abbiamo un’agenzia per tutto il Sud Est Asiatico, e Usa si stimano decine di milioni di nuovi disoccupati».

Come ha reagito la sua azienda al lockdown?

La cucina tradizionale

«In realtà, ad eccezione della produzione, non ci siamo mai fermati. Parlo degli uffici, dal marketing al centralino che ha sempre risposto a tutti. L’azienda è rimasta aperta per non tagliare il cordone ombelicale con clienti, agenti e il mondo per trattative, preventivi e tutto quello che si poteva fare. Anzi questa situazione ci ha spinto ad investire ancora di più sulla tecnologia in modo da consentire al cliente di venire in modo virtuale in azienda. C’è il problema della connessione internet che ancora oggi nella zona industriale non è velocissima. Bisogna porre rimedio altrimenti si rischia di rimanere indietro visto che oggi tutto viaggia sulla rete».

Come può un cliente ordinare una cucina in modo virtuale?

«Penso alla realtà virtuale, al 3D, ai nuovi visori. Oltre alle riunioni a distanza ora stiamo sviluppando queste nuove tecnologie. Anche perché non sappiamo ancora quale sarà il nuovo mondo che ci aspetta alla riapertura. Per questo abbiamo deciso di dare una forte accelerazione a delle cose che magari nella quotidianità di prima erano rimaste indietro».

Che previsioni si possono fare visto che voi vi rivolgete comunque ad un target di clientele medio-alta con capacità di spesa anche elevata?

«E’ vero che ci rivolgiamo a questo target, ma la crisi può avere conseguenze su tutti e magari far posticipare qualche acquisto. I negozi di arredamento riapriranno il 18 in modo comunque diverso rispetto a prima, mentre l’estero è quasi tutto fermo. Sono in stretto contatto con i nostri rivenditori per capire l’aria che tira».

La chiusura prolungata dei ristoranti e comunque una futura riapertura limitata in termini di posti e coperti potrà spingere di più le persone ad investire sulla cucina di casa?

La cucina si trasforma in ufficio

«E’ una riflessione che stiamo facendo. In questi due mesi sono cambiate le abitudini, a partire da quelle del sottoscritto che prima era quasi sempre in giro all’estero o in Italia e tornava casa solo per dormire. Ora si vive di più a casa, si cucina e spero quindi che le persone investano di più per prodotti più belli, duraturi e funzionali».

Come giudica i provvedimenti del Governo?

«E’ facile magari giudicare e confrontare la situazione di altri Stati con le risorse a fondo perduto che hanno dato Germania e Inghilterra. Non dimentichiamoci però i problemi del nostro Stato e le varie emergenze che ha dovuto affrontare come quelle del sisma che noi conosciamo bene. Per questo penso che giudicare sia facile, ma fare sia ancora più complicato. Da parte mia spero che il sistema possa reagire in mondo giusto, a partire ad esempio dalle banche che devono essere responsabili senza mettere freni in presenza di garanzie statali e dare risposte univoche. Devono essere straordinarie in un situazione straordinaria. Anche perchè, come vediamo bene dai medici, la medicina deve essere somministrata quando il paziente è ancora in vita e non quando è morto».

Che cosa si aspetta ancora?

«Alcuni provvedimenti, soprattutto quelli relativi alla liquidità, devono avere un arco temporale ancora più lungo. Anche sei anni in questa situazione possono essere pochi visto che le ripercussioni della crisi saranno lunghe. Da parte nostra siamo carichi, con ancora più voglia di fare in questo particolare momento. La classe imprenditoriale non può abbattersi o rimanere ferma poiché rischiamo di perdere fette di mercato».

A proposito, il made in Italy è sempre un valore aggiunto in tutto il mondo?

«Nel nostro campo ogni paese ha una sua produzione anche competitiva in termini di prezzi. Il nostro vantaggio è quel mix di design, qualità, innovazione che è la peculiarità del made in Italy. Tra le ultime soddisfazioni che ho ricevuto è la fornitura di 30 cucine per un lussuoso condominio davanti a Buckingham Palace di proprietà di un fondo del Quatar e progettato dal nipote della regina Elisabetta. Siamo finiti anche sul Times»

 


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