“Ultras 1898” contrari alla ripresa
del campionato a porte chiuse:
hanno aderito oltre 180 tifoserie

SERIE B - I tifosi bianconeri vogliono salvaguardare la passione. «Il calcio è uno sport popolare fatto per divertire il pubblico e non per essere solo al servizio delle emittenti»
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di Bruno Ferretti

Da una parte la passione dei tifosi, spesso sconfinata, per la squadra del cuore. Dall’altra parte gli interessi economici del sistema calcio.

Due elementi spesso in contrasto tra loro che vanno in rotta di collisione. Riprendere i campionati per far disputare partite a porte chiuse non va affatto bene agli ultras che vogliono essere presenti allo stadio per sostenere la squadra del cuore.

 

E così, oltre 180 gruppi organizzati di società sportive italiane e straniere si sono coalizzati esprimendo la propria opposizione alla ripresa dei campionati in queste condizioni paradossali.

Fra questi c’è il gruppo “Ultras 1898” dell’Ascoli Calcio. Una dura presa di posizione per manifestare pubblicamente il proprio dissenso, ovvero meglio finirla qua piuttosto andare avanti per un discorso di interessi economici che calpestano la grande passione delle tifoserie.

Ecco il comunicato integrale dei gruppi del tifo organizzato diffuso attraverso i social di tutta Europa:

“L’Europa è nella morsa del Coronavirus. I governi hanno dichiarato il lockdown totale tutelando così la cosa più preziosa che abbiamo: la salute pubblica, primo obiettivo per tutti.

Per questo riteniamo più che ragionevole pensare ad uno stop assoluto del calcio europeo.

Chi gestisce quest’ultimo, invece, ha fin da subito espresso un solo ed unico obiettivo: RIPARTIRE.

Siamo fermamente convinti che a scendere in campo sarebbero solo ed esclusivamente gli interessi economici e questo viene confermato dal fatto che il campionato dovrebbe ripartire a porte chiuse, senza il cuore pulsante di questo “sport popolare”: I TIFOSI.

Ci è più che lecito pensare che, ancora una volta, la supremazia del denaro vada a calpestare così il valore della vita umana.

Pertanto, chiediamo fermamente agli organi competenti di mantenere il fermo delle competizioni calcistiche finché affollare gli stadi non tornerà ad essere un’abitudine priva di rischi per la salute collettiva.

Se il sistema calcio si trova in una situazione di tanta difficoltà, la colpa va attribuita alla mal gestione degli ultimi decenni.

Mal gestione che abbiamo sempre messo in evidenza con il solo ed unico fine di tutelare e salvaguardare lo sport più bello del mondo.

Oggi il calcio è considerato più come “un’industria” che come uno sport; dove le PAY-TV tengono sotto scacco le società, alimentandole con i propri diritti televisivi, permettendo così alle società stesse di poter pagare stipendi spropositati ai calciatori e alimentando a loro volta la sete di denaro di procuratori squali, il cui unico obiettivo è quello di gonfiarsi il portafoglio. Un sistema basato solo ed esclusivamente su business ed interessi personali che se non verrà ridimensionato quanto prima porterà ad un solo ed unico fine: LA MORTE DEL CALCIO STESSO.

Teniamo a sottolineare che se gli Ultras avessero una minima intenzione di lucrare su quella che è la propria passione, come abbiamo potuto leggere dai media in questi giorni, spingeremmo per una ripartenza dei campionati anziché lottare affinché questo non avvenga, andando contro tutto il sistema calcio ed a chi lavora per esso, scrivendo assurdità di ogni tipo.

Tutto questo deve cambiare.

Siamo pronti a confrontarci con chi di dovere per riportare il calcio ai suoi albori, per tornare a vivere la nostra più grande passione in prima persona, per far in modo che questo torni ad essere UNO SPORT POPOLARE”.


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