di Francesca Aquilone
Marco Piccioni e Paolo Travaglini, ascolani, sono due ragazzi semplici cresciuti a pane e musica, tra l’Eastpack, le dottor Martins e continue melodie che necessitavano di diventare vera musica.
Da qui nascono gli Emera, un duo difficile da inserire in un genere, che appena ti sembra pop diventa cantautorato per poi evolvere verso il beat elettronico.
Quali sono stati i vostri influssi…insomma, con cosa siete cresciuti?
Marco: «Il mio genere è più rock, il classic rock di mio padre per intenderci quindi Led Zeppelin, Rolling Stones, Beatles, Deep Purple. Poi mi sono spostato verso un gusto molto pop, di cui Ed Sheeran è la mia massima fonte di ispirazione, per come scrivo e penso la musica. Il lato pop si è poi incrociato con il cantautorato di Paolo ed è una delle nostre marche caratteristiche».
Paolo: «Le mie sono atmosfere più cupe, anche nei testi, guardando sempre a Dalla, Demien Rice, con situazione più intime. A livello testuale sicuramente i Pink Floyd che ascolto in maniera spasmodica. La mia voce è una natura in contrasto tra “svisi” e i The weekend».
Urano è un disco che non si ripete mai. Quanto c’è di Milano e Torino?
«C’è tanto del nostro modo di approcciare a Milano, visto che abbiamo vissuto lì in simbiosi un mese e mezzo. A livello sonoro Milano ha aggiunto il gusto di ascoltare altro: ad Ascoli ci confrontavamo sempre con le stesse persone, mentre conoscere artisti giovani e ci ha fatto sentire musica diversa. Anche produttori con musica solo strumentale o artisti sconosciuti. Insomma c’è stata la famosa apertura mentale.
Negli arrangiamenti si sono sentiti i cambiamenti visto che alcuni pezzi erano precedenti a Milano. Paolo, per esempio, ha iniziato ad apprezzare batteria non vera ed ecco che nasce un pop moderno come quello di “Scarabocchi”».
Voliamo alto, dove vi vedete tra due anni?
«Vorremmo avere menti interessate al nostro progetto e la speranza è sempre quella di poter eliminare ogni cosa secondaria che non sia la musica. Poter dire: oggi esco di casa e vado in studio, scrivo, sono libero con la mia musica».
Cosa manca a livello musicale ad Ascoli?
«Fisicamente, non ci sono i luoghi di ritrovo e di scambio che abbiamo trovato a Milano. Non c’è molta cura dell’artista emergente, mentre sarebbe bella un’attenzione in più. La realtà è piccola, non si può pretendere, ma si possono educare le persone a scoprire artisti emergenti nuovi. Manca il locale storico, manca il live, e non si è vicini a nessuna città che ha questo tipo di spazi».
Urano è un disco “vergine”, senza live, quanto vi manca tutto questo?
«Apprezziamo molto la base di scrittura e registrazione, ma nelle nostre intenzioni c’è il suonare tutto l’album live. Molte canzoni sono scritte e pensate per il live come “Terra dentro l’anima” e, soprattutto, si scrivono canzoni per farle sentire e condividerle. Ci stiamo cominciando ad organizzare per questa estate, dipende da tanti fattori, ma la nostra intenzione c’è!»
Avete collaborato con tante eccellenze giovani del nostro territorio come Davide Valenti, Alessio Panichi, Simone Marcucci, c’è qualcun altro nel vostro mirino?
«Abbiamo coinvolto le personalità artistiche del territorio, vere eccellenze nel loro campo. Ora vorremmo cercare all’esterno qualcosa che non conosciamo, girare un altro video, lasciando tutte le libertà a chi dovrebbe dirigerci.»
https://open.spotify.com/album/4UMoMrLATi7LenOYAuschn?fbclid=IwAR1FwiYNZEDQHvzaj_PjRAY0dnOq5RV5Cb7nti0ZaAXpzDALADl5_KV_f9g
Cosa pensate dei talent? L’avete considerata come un’opzione?
«Sicuramente, anche se non rientra nella vera definizione di talent, proveremo Sanremo giovani. Paolo aveva già fatto concorsi precedentemente e ora ci iscriveremo come Emera. I talent sono porte da percorrere valide per un’artista emergente. Per nostro gusto X factor è meglio di Amici, ma in realtà ogni via è buona, non puoi permetterti di fare lo schizzinoso. Ovviamente preferiremo che qualcuno notasse la nostra musica.»
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