di Renato Pierantozzi
La Ciip spa scopre le carte sul bilancio previsionale per il 2021 che contiene investimenti per quasi 20 milioni e un utile stimato di 5,5 senza il ritocco della tariffa che rimarrebbe ferma a quella del 2020.
Sono questi i dati che emergono dalla relazione al bilancio già approvato dal Consiglio di amministrazione della società del presidente Pino Alati che gestisce tutto il ciclo delle acque e che ora dovrà passare al vaglio dei 59 Comuni soci.
Il presidente Pino Alati con il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli
La decisione di non aumentare la bolletta è scaturita, secondo quanto riferisce l’azienda, anche dal grave quadro economico-sociale in cui versano i territori delle province di Ascoli e Fermo colpiti prima dal sisma e poi dall’emergenza covid-19.
Il contenimento della tariffa è stato reso possibile, nonostante una contrazione dei volumi di acqua fatturati, grazie ad una serie di risparmi nei costi di gestione e a una rimodulazione del piano degli investimenti comunque incrementati. Anche se non mancano le polemiche sulla qualità dell’acqua erogata soprattutto ad Ascoli città rifornita dall’acquedotto di soccorso di Castel Trosino e non più dai Monti Sibillini.
Restano invece drammatici i dati relativi alla crisi idrica testimoniati anche dalle immagini delle sorgenti allegate al bilancio con il caso eclatante di quella di Foce di Montemonaco che ha perso negli anni quasi l’80% dell’oro blu con una captazione scesa da 576 a 123 litri al secondo.
In totale le sei sorgenti della Ciip hanno perso 724 litri al secondo passando da 1.275,5 l/s a 551 alla data del 23 ottobre scorso.
Il bilancio sarà esaminato dalla commissione consiliare “Servizi comunali” (presidente Daniela Massi) convocata per lunedì 18 gennaio in vista del Consiglio comunale e dell’assemblea dei soci della Ciip in programma per il 29 di questo mese.
Il caso della sorgente di Foce di Montemonaco
rp
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