di Federico Ameli
A poche ore dal via libera inizialmente atteso per la mattinata di lunedì, il ministro Speranza, su indicazione del Comitato tecnico scientifico, ha disposto la proroga della chiusura al pubblico degli impianti sciistici, che in base alle nuove direttive previste dal provvedimento firmato nel pomeriggio di domenica 14 febbraio potranno riaprire i battenti solo a partire dal prossimo 5 marzo.
Un dietrofront improvviso, quello del nuovo governo Draghi, che ha inevitabilmente lasciato l’amaro in bocca ai tanti appassionati che già pregustavano le prime discese dell’anno e, in particolar modo, agli operatori del settore, costretti a fare i conti con l’ennesimo stop che rischia di far saltare una volta per tutte la stagione invernale.
«Ci uniamo alle considerazioni espresse nelle ultime ore dai colleghi delle altre stazioni sciistiche – spiegano i rappresentanti del Consiglio d’Amministrazione del Co.Tu.Ge, il Consorzio turistico del comprensorio dei Monti Gemelli -. Siamo delusi da questo provvedimento, che rende vani gli sforzi profusi in queste ultime settimane per garantire la riapertura al pubblico».
Nonostante l’esito positivo dei collaudi e le abbondanti precipitazioni degli ultimi giorni (leggi l’intervista al consigliere Armando De Vincentis), fino a venerdì 5 marzo solo i tesserati delle società sportive e degli sci club del territorio potranno accedere alle piste del Monte Piselli per svolgere l’attività agonistica regolarmente prevista dalle norme vigenti.
«Cercheremo di farci trovare pronti per il weekend del 5 marzo – proseguono i membri del CdA -. La nostra struttura è impostata per lavorare principalmente nel fine settimana e pertanto cercheremo di sfruttare gli ultimi giorni utili prima della chiusura delle attività, che solitamente si verifica intorno alla terza o quarta settimana di marzo».
A complicare ulteriormente una situazione di per sé già gravemente compromessa, però, c’è anche la questione legata alla collocazione geografica dell’impianto. Come è noto, le piste del Monte Piselli fanno parte della provincia di Teramo e, di conseguenza, allo stato attuale le disposizioni previste dall’ultimo Dpcm non consentirebbero agli sciatori marchigiani – i soli a poter attualmente vantare un collegamento diretto con i Monti Gemelli – di tornare a frequentare la stazione sciistica gestita da Remigio Group.
«Viviamo una situazione del tutto anomala, con gli impianti che ad oggi non beneficiano di alcun collegamento infrastrutturale con l’Abruzzo a causa della chiusura della SP53 di Civitella, chiusa al transito per via di una frana del 2016 – è la prosecuzione – l’unica via di comunicazione con le realtà circostanti è rappresentata dalla strada che collega Ascoli e San Giacomo, ma in questo caso servirebbe una deroga per poter permettere l’accesso alle piste agli ascolani».
«Per la possibile riapertura di marzo – vanno avanti dal Cotuge – siamo piuttosto ottimisti dal punto di vista della logistica, ma non possiamo non manifestare un certo scetticismo relativo alle norme che vietano gli spostamenti tra regioni: in un periodo così complicato in termini di contagi e ricoveri, non sarà facile per gli amministratori regionali concedere una deroga per ovviare a questo inconveniente burocratico. Ringraziamo comunque il sindaco Marco Fioravanti, neo presidente del Cotuge, che dal suo insediamento ha profuso sforzi notevoli, apprezzati e che lasciano ben sperare per il futuro. La sua nomina rappresenta un indiscusso valore aggiunto per la credibilità del consorzio».
Lucia Albano
A proposito di amministratori e di politica, la deputata sambenedettese Lucia Albano, subentrata da qualche mese all’attuale presidente della Regione, Francesco Acquaroli, ha espresso le sue perplessità sulla bontà della decisione presa dal governo, riservando aspre critiche al provvedimento emanato dal ministro Speranza.
«L’esordio del governo Draghi si commenta da solo – dichiara la rappresentante di Fratelli d’Italia – comunicando solo ventiquattr’ore prima l’ennesimo rinvio della riapertura delle piste da sci, il governo ha assestato il colpo di grazia a tantissimi operatori, che già non avevano lavorato per mesi subendo gravi perdite e che per organizzare questa riapertura hanno sostenuto spese e adeguamenti, assunto personale, venduto skipass, accettato prenotazioni alberghiere.
Le stazioni sciistiche marchigiane, alcune delle quali fiaccate non solo dalla pandemia ma anche dalle conseguenze del sisma, erano pronte per aprire e si sono ritrovate a stagione finita prima ancora di iniziare -conclude-. Fratelli d’Italia chiede con forza quando e come verranno non solo ristorate, ma anche risarcite queste imprese, e cosa verrà comunicato ai lavoratori appena assunti che da domani dovranno rimanere a casa».
Guido Castelli
CASTELLI: «NON BASTA UN RISTORO, OCCORRE UN INDENNIZZO»
«La metodologia che è stata applicata in questa decisione di non aprire le piste da sci – dice Guido Castelli, consigliere regionale ed ex sindaco di Ascoli – ha fatto emergere che qualcosa non ha funzionato. Il ministro al Turismo, Massimo Garavaglia, ci ha comunicato che il Cts aveva in possesso i dati da martedì scorso e probabilmente le vicissitudini legate alla creazione del nuovo Governo hanno fatto emergere i dati solo ieri. Per questo si è presa la decisione di non aprire. Questo fattore dovrebbe legittimare l’erogazione non di un ristoro, bensì di un indennizzo in quanto tutte le spese affrontate a partire da mercoledì scorso possono essere il frutto di una condotta negligente. Si partirà da 4,5 miliardi di euro sul veicolo del “Decreto Ristori 5” e la somma riguarderà non solo l’attività scioviaria e impiantistica, ma anche gli albergatori, esercenti, ristoratori e maestri di sci di tutta Italia. In sede di Conferenza delle Regioni – conclude Castelli – vogliamo che la voce delle Marche sia una voce in sintonia con chi vive il mondo dello sci per poter alimentare un’adeguata richiesta al fine di acquisire risorse finanziarie».
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