di Federico Ameli
Proprio quando l’anno scolastico sta per volgere al termine e l’ultima campanella si fa sempre più vicina, per Luca Campana, insegnante di lettere del liceo classico “Francesco Stabili” di Ascoli nonché collaboratore del dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Macerata, è tempo di intraprendere una nuova avventura in versi.
Luca Campana
A solo un anno di distanza da Pietra pelle, sua prima raccolta di poesie pubblicata da Nervi, qualche giorno fa il professor Campana ha fatto ritorno in libreria con Fioriture invernali, che con i suoi cinquantadue componimenti suddivisi in sei sezioni offre al lettore un’esperienza di più ampio respiro rispetto alla precedente, traendo ispirazione dai ricordi e dalle suggestioni che si sono avvicendate nel corso degli ultimi anni e inaugurando così la collana Interno Versi dell’editore Interno Libri, nuovo progetto di Andrea Cati, personaggio piuttosto noto nell’ambiente poetico italiano.
«“Fioriture invernali” – spiega Campana – nasce da presupposti diversi e in un certo senso opposti da quelli di “Pietra pelle”, la mia prima raccolta. In quel caso, il punto di partenza era rappresentato dalla mia esperienza di insegnante carcerario ai detenuti di Mantova, in un contesto in cui la letteratura e il rapporto umano diventano una forma di resistenza a qualcosa di molto complesso.
La distanza ravvicinata tra l’uscita di “Pietra pelle” e di “Fioriture invernali” – prosegue – si spiega con l’eccezionalità della prima raccolta, pubblicata da un editore, Nervi, che lavora su una carta molto particolare dando vita a delle pubblicazioni non particolarmente corpose. Al contrario, “Fioriture invernali” raccoglie testi che ho scritto anche una decina di anni fa e che poi hanno preso una forma nel periodo del lockdown, saldandosi insieme in un’alchimia che, nonostante l’apparente distanza reciproca, ha consentito loro di trovare un modo per stare insieme».
La copertina del libro
Dalle memorie d’infanzia di Monastero, il piccolo borgo dei Sibillini in cui Campana ha trascorso l’infanzia e attorno a cui ruotano le prime due sezioni, passando per la stretta attualità e le difficoltà rappresentate dall’emergenza sanitaria attualmente in corso, fino ad arrivare a quello che l’autore stesso definisce un “piccolo canzoniere amoroso”, il poeta canta le sue “Fioriture invernali” immerso in una natura che, per il disincanto che sembra accompagnarla insieme ad alcuni rimandi piuttosto lampanti, sembra di tanto in tanto richiamare le atmosfere tipiche di un altro poeta marchigiano di qualche secolo fa.
«A volte gli influssi emergono in maniera involontaria – dichiara a questo proposito l’autore – ma sfogliando la raccolta si nota chiaramente una forte presenza leopardiana. Personalmente, credo che Leopardi sia il più grande poeta italiano della modernità. È ben presente nei miei studi fin dai tempi delle elementari: in una poesia – “Servono calcolo e precisione”, ndr – parlo di come i colpi di accetta di mio nonno, intento a tagliare la legna, attirassero inevitabilmente la mia attenzione mentre ero dedito ai miei fogli di scuola: dovendo azzardare, direi che si trattava di una qualche poesia di Leopardi.
Spesso il suo pessimismo non è altro che una semplice etichetta scolastica: certo, la lettura di alcuni suoi testi può non essere consolatoria, ma preferisco definirlo un autore realista. Ad ogni modo, le ultime pagine cercano di bilanciare questo sguardo particolare su una natura analizzata leopardianamente da varie prospettive, su un mondo difficile caratterizzato dalle complessità della vita di campagna, dell’emergenza sanitaria e di altre problematiche».
«Leopardi a parte, per quanto riguarda gli autori di riferimento – prosegue – ce ne sono anche altri, ovviamente. Amelia Rosselli, ad esempio, alla quale ho dedicato una poesia composta lo scorso febbraio in occasione del venticinquesimo anniversario della sua scomparsa, l’unica della quinta sezione, ma anche Franco Scataglini e Paul Celan per citarne alcuni».
Oltre a confrontarsi per passione con i più importanti autori del passato più o meno recente del panorama letterario mondiale, per Campana la professione di docente non fa altro che alimentare quotidianamente il sacro fuoco della poesia, una passione sbocciata sui banchi di scuola e poi coltivata, anche in compagnia degli alunni, sui banchi degli altri. In questo senso, è stata proprio l’esperienza diretta dell’autore con alcuni suoi studenti a fornire la principale ispirazione per la quarta sezione, dedicata al tema dell’autismo.
«Quando qualcosa mi colpisce particolarmente – racconta Campana – mi capita spesso di prendere degli appunti che talvolta, in un secondo momento, riprendono vita in una nuova veste. Ho voluto approfondire l’incontro con l’autismo in un contesto scolastico di crescita, di apertura e di dialogo, dove questo disturbo diventa al contrario una sorta di inverno all’interno di un mondo in cui è la primavera a farla da padrone.
Per questo motivo, ho pensato che fosse giusto dedicare uno spazio a questi componimenti inserendoli in una sezione intermedia tra le prime due, che cantano un mondo che ormai non c’è più ed esclusivamente affidato ai ricordi, e le successive, caratterizzate da un tono più spiccatamente collettivo».
Le esperienze raccontate dall’autore a partire dai primi anni di infanzia finiscono ben presto per fondersi in un vivace e continuo dialogo con un “tu” che si sviluppa incessantemente lungo le pagine di “Fioriture invernali”. I componimenti non hanno titolo – o almeno, il lettore non se ne avvede se non dando un’occhiata all’indice -, così come le sei sezioni, offrendo a chi legge la possibilità di tracciare un proprio filo conduttore ideale da una poesia all’altra. Ci penserà poi la nota firmata dallo stesso Campana a fare chiarezza e a ricondurci, se necessario, sulla retta via.
E per chi volesse proseguire in quella direzione non mancano certo le buone notizie, quantomeno dal punto di vista della produzione poetica. «Oltre a quelli contenuti in “Fioriture invernali” – conferma l’autore – in questi mesi ho continuato a comporre dei testi che stanno confluendo in una raccolta poetica già ben strutturata. In questo momento, però, sto dedicando la mia attenzione al libro appena uscito: non ho ancora cercato un editore, per pubblicare ci sarà tempo. Nel frattempo, ho già abbozzato un’altra raccolta, sempre dedicata alla poesia».
E la narrativa? Attenderà, almeno per il momento. «Non so perché – conclude – ma in genere, quando provo a scrivere in prosa, con il passare del tempo i miei testi tendono naturalmente a diventare poesia. Per il momento non ho ancora trovato qualcosa che mi soddisfi davvero». Insomma, gli amanti del genere dovranno farsene una ragione. I tempi non sembrano ancora maturi, ma mai dire mai: chissà che un giorno non arrivi un’altra fioritura inaspettata, magari dal sapore un po’ invernale.
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