Legnaro, 175 partite con l’Ascoli
in 7 anni e 2 promozioni in serie A
«Spero tanto che possa salvarsi»

CALCIO - Il terzino è tornato per Pasqua: «La gioia più grande la prima promozione nel 73-74, poi la salvezza quando tutti ci davano spacciati. Mazzone mi schierava come finta ala per ingabbiare gli avversari. Eravamo una famiglia»
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Gaetano Legnaro, oggi 71 enne, al Caffè Meletti per una delle tante rimpatriate ad Ascoli

di Bruno Ferretti

Un pezzo di storia bianconera. Sette campionati (dal 1972 al 1979), due promozioni in serie A, 175 presenze. E un gol, uno solo, al Cesena nel campionato 1977-1978. Ma il suo compito era quello di marcare gli attaccanti avversari, un compito che sapeva svolgere in maniera egregia. Anticipo e velocità erano le sue doti migliori: non era facile per nessuno superarlo.

Legnaro sotto la nuova curva nord del “Del Duca” appena rinnovato

Parliamo di Gaetano Legnaro, uno dei pilastri dell’Ascoli di Costantino Rozzi negli anni ’70. Un leader silenzioso, come si direbbe oggi, uno che in campo (e fuori) faceva il suo dovere. Mai una polemica, mai una protesta, mai un dissidio con i compagni di squadra o gli allenatori (in bianconero ha avuto Carlo Mazzone, Enzo Riccomini, per un un breve periodo Gianni Mialich e Mimmo Renna). Legnaro, veneto di origine ma piemontese di adozione, ha 71 anni (ma non li dimostra grazie al fisico asciutto che ha conservato), vive in una frazione di Alessandria con la moglie Maria Teresa. Sono tornati ad Ascoli anche quest’anno per trascorrere la Pasqua con parenti e amici.

«Ascoli è la mia seconda città e ci torna sempre molto volentieri – dice Legnaro – qui sono stato benissimo, ho trascorso sette anni indimenticabili. Abbiamo casa a Villa Rosa dove trascorriamo le vacanze e facciamo sempre una puntata ad Ascoli per vedere la Quintana». L’appuntamento con Gaetano, la moglie Maria Teresa e l’ascolana Alessia Gabrielli è in Piazza del Popolo. Poi al Caffè Meletti, scelto dalla signora Legnaro. Gaetano viene riconosciuto e salutato da diversi tifosi dell’Ascoli che lo ricordano in campo come Ivo Sansoni, Emilio Mignini e altri. Lo salutano e gli stringono la mano perché Legnaro ad Ascoli ha lasciato un bel ricordo.

Figurina Panini 77-78 insieme a Pasinato

«La gioia più grande è stata certamente la prima promozione in serie A, quella del 73-74 con Mazzone allenatore – dice – sembrava impossibile e invece ci riuscimmo. Io ero arrivato dalla Lazio dove giocavo con Chinaglia, Wilson, Morrone, Massa, Ferruccio Mazzola. Ero in serie A ma non mi trovavo bene e accettai subito il trasferimento ad Ascoli in B. In difesa con me c’erano Perico e Castoldi, in porta Grassi, a centrocampo Gola, Vivani e Minigutti, all’ala destra Colombini, in attacco Bertarelli e Campanini. A quel tempo c’era la marcatura a uomo e mi toccavano avversari forti come Rossi, Chiarugi, Causio, Pulici. Qualche volta, quando affrontavamo le squadre più forti, Mazzone mi schierava come finta ala per difenderci meglio. E nel primo campionato di serie A riuscimmo a salvarci con un grande girone di ritorno quando tutti ci consideravano ormai retrocessi».

«Il calcio dei nostri tempi aveva un ritmo inferiore rispetto a quello odierno ma era più tecnico e credo anche più spettacolare – aggiunge Legnaro – la forza dell’Ascoli era l’unità del gruppo. La squadra era come una grande famiglia: in 7 anni non ho mai avuto una discussione con qualcuno. Dopo gli allenamenti, ogni tanto, andavo con Perico a pescare sul Castellano. Girando in città incontravamo i tifosi che ci esortavano per la prossima partita. Ci sentivamo più coinvolti, c’era un clima ideale per lavorare bene. E difatti sono rimasto ad Ascoli per sette anni. Poi disputai un campionato nel Taranto e al termine decisi di smettere anche se avrei potuto giocare ancora qualche anno».

«Straordinaria fu anche la promozione dell’Ascoli in serie A nel 1977-78 con Renna allenatore – prosegue Legnaro – avevamo una squadra fortissima con Moro, Bellotto, Scorsa, Ambu, Roccotelli, Greco. Vincemmo il campionato con due mesi di anticipo, fu una cavalcata trionfale. Il presidente Rozzi era un grande personaggio. Veniva negli spogliatoi prima delle partite e qualche volta ci prometteva un premio doppio per la vittoria. Per noi era uno stimolo perché a quei tempi non si guadagnavano le cifre di oggi. Lo stadio era sempre pieno e ricordo la festa che fecero i tifosi al Del Duca, e poi qui in piazza del Popolo, per il ritorno in serie A».

«Seguo l’Ascoli in Tv e spero che riesca a salvarsi – io tifo Alessandria in Lega Pro e Ascoli in B – importante è stata la vittoria contro il Bari, e secondo me l’Ascoli può farcela. Cosmi è un allenatore di quelli che mi piacciono: ha grinta e dalla panchina si fa sentire. So quanto è seguito il calcio ad Ascoli e spero tanto che la squadra possa restare in serie B per la gioia dei suoi tifosi».

L’Ascoli 1974-1975, quello della prima Serie A. Legnaro è il quarto da sinistra della fila centrale, tra Perico e Scorsa


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