Galleria d’arte “Osvaldo Licini”, le proteste di un visitatore molto deluso

ASCOLI - Giunto ad Ascoli con la moglie da Castelfidardo (Ancona) e trovato, a fatica, il polo di Sant'Agostino, ha vissuto una serie di disagi che ha rappresentato di persona al direttore dei musei civici Stefano Papetti incontrato in Piazza del Popolo e poi, in una lettera, al Comune
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Ospitiamo un intervento di un nostro lettore di Castelfidardo (Ancona), Franco Luchetti, protagonista di una mezza disavventura una volta giunto ad Ascoli, dopo un’ora e mezza di auto, per visitare la Galleria d’arte “Osvaldo Licini” al polo di Sant’Agostino. Giunto ad Ascoli con la moglie, una volta trovato – a fatica – il polo di Sant’Agostino, ha vissuto una serie di disagi che ha rappresentato di persona al direttore dei musei civici Stefano Papetti e che ha poi riassunto in questo intervento: lo stesso che ha inviato al Comune.

 

«Responsabili della Galleria d’arte “Osvaldo Licini” della vostra/nostra splendida Ascoli, prima che me ne dimentichi, turbatevi! (sinonimo di vergognatevi). Domenica 5 giugno, in compagnia di mia moglie, provenienti da Castelfidardo dove abitiamo, ci siamo portati ad Ascoli Piceno per far visita alla Galleria- Museo intestato all’amato Licini (pochissime indicazioni per trovarlo). Una volta giunti all’ex convento che lo ospita… prendendola a ridere per non piangere, abbiamo notato quanto segue.

 

1- Per accedere al piano 1° dove è sita la galleria-museo , ci “sarebbe” (per chi ha problemi a salire i 32 gradini…) un ascensore rigorosamente sbarrato da un robusto cancello in ferro, senza avere la possibilità di citofonare al personale addetto per poterne usufruire! Avendo mia moglie (causa una protesi ad un ginocchio) difficoltà a salire e scendere numerose scale, mi sono dovuto recare al piano dove trovasi la biglietteria, per chiedere all’addetta (molto gentile) di scendere con la “giusta” chiave per poter aprire il citato cancello. E già la prima risata, avendo il sottoscritto 83 anni, è scaturita spontanea.

2- Pagato il biglietto d’ingresso (scontato data l’età) ci siamo inoltrati nella prima sala espositiva dove abbiamo notato (unico caso nella storia dei complessi museali di tutto il mondo) che accanto alle notevoli opere esposte, anzichè la solita, necessariamente ovvia, targa con il nome dell’autore ecc., ci sono dei numeretti progressivi che vanno ricercati nell’apposito foglio (che, avendo l’addetta alla biglietteria dimenticato di consegnarci , non avevamo), per avere le necessarie informazioni sulle opere. Alè, altra risata.

Stefano Papetti, direttore dei Musei civici

3- Soffermandoci nella prima sala a rimirare la splendida opera blu di Fontana, abbiamo notato che sulla tela sono presenti degli schizzi di vernice (?) bianca che, a dir poco , la “offendono”! Altra risata.

4- Al termine del percorso, nella sala dove “dovrebbe andare” un interessante video, il proiettore non funziona (sicuramente da oltre tre mesi, vista la rimostranza di un’altra visitatrice dell’aprile scorso). Alè.

5- Al 2° piano ci “sarebbe” da godere di diverse opere (seppur minori) di Tullio Pericoli, così come riportato nel sito della Galleria, però il piano non è accessibile. Alè, e non aggiungo altro.

Insomma, da tempo non si rideva così tanto (si fa per dire), ma non finisce qui.

All’uscita del Museo (destino sfigato) in Piazza del Popolo abbiamo avuto occasione di incontrare e parlare con il direttore dei Musei civici il professor Stefano Papetti, una riconosciuta personalità nel campo dell’arte.

Dopo qualche convenevole, e dopo dopo le dovute , delicate ma sentite nostre rimostranze, la sua laconica affermazione: “Sì, in effetti sappiamo che ci sono delle problematiche da risolvere, e per questo fra due settimane il Museo verrà temporaneamente chiuso”. 

Fra due settimane prof? E perchè non due settimane fa con, a seguire, il dovuto annuncio sul vostro ben strutturato sito internet? Perché?».

 

Le critiche alla “Galleria Licini”: ecco cosa dice il direttore Stefano Papetti

 


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