Una veduta della Riviera delle Palme
di Giuseppe Di Marco
Ci sarà o no il nuovo piano regolatore generale tanto annunciato dall’Amministrazione comunale? Le intenzioni verranno messe in concreto oppure i proclami resteranno tali? E’ quanto ci si sta chiedendo da un po’ di giorni in Comune, il cui vertice pare voglia assegnare ad un tecnico esterno l’incarico di redigere una “panoramica urbanistica” di San Benedetto. Ma forse, non per il motivo che ci si aspetterebbe.
Il lavoro, nello specifico, verrebbe assegnato all’ingegner Giuseppe Fiscaletti, anche se parte della giunta avrebbe in mente di usare questo stratagemma per disimpegnarsi definitivamente da quanto promesso. L’idea, in tal senso, non sarebbe quella di corroborare la necessità di un piano regolatore con un parere tecnico, bensì di indebolirla, qualora suddetto parere avesse esito negativo.
Il prg è, sin dall’inizio della campagna elettorale, uno dei cavalli di battaglia dell’attuale amministrazione. Evitato astutamente – o chissà, avvedutamente – dall’ex sindaco Pasqualino Piunti, è stato invece riesumato da Antonio Spazzafumo e dall’assessore Bruno Gabrielli, che lo hanno descritto come un punto fermo del proprio mandato. La pietra angolare, per così dire, di qualsiasi azione futura in termini urbanistici.
Ora, però, pare che il prg non piaccia più nemmeno ai suoi più irriducibili difensori. Perché? I problemi che pone un’iniziativa del genere non sono poi molti, ma piuttosto pesanti e fra loco interconnessi. Intanto, perché la scrittura di un nuovo piano regolatore comporterebbe molto tempo. Troppo: considerando che mancano quattro anni al termine di questo mandato, la redazione del documento diventerebbe eredità della prossima Amministrazione.
Il secondo problema è rappresentato dal fatto che nel frattempo il Comune potrebbe fare ben poco riguardo la programmazione della città. Comunque nulla che vada ad incidere profondamente sul futuro della Riviera. E allora? Allora l’idea sarebbe di acquisire un parere tecnico e usarlo a proprio piacimento per negare la necessità del prg. Insomma, la classica “toppa” tecnica.
A sostituire il prg ci sarebbe, invece, l’urban center fortemente voluto dallo stesso Gabrielli: insomma una piattaforma, anziché un decalogo, in cui interverrebbero i cosiddetti “portatori di interesse”, ovvero imprenditori, nonché rappresentanti politici e delle associazioni.
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