La partita dal divano: l’Ascoli esce di scena tra i fischi

SERIE C - Al "Del Duca" contro il Legnago è andato in scena l’ultimo atto di un campionato da dimenticare: sedicesima sconfitta stagionale, la nona in casa, contro una squadra retrocessa. Clima teso sugli spalti, i fischi non risparmiano nessuno
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di Lino Manni

 

Al “Del Duca” è andato in scena l’ultimo atto di un campionato da dimenticare fin da subito. È arrivata la sedicesima sconfitta stagionale, la nona in casa, contro una squadra di Serie D, il Legnago Salus.

Ciabuschi, prima rete con l’Ascoli (foto Ascoli Calcio)

 

Un clima teso sugli spalti con i tifosi bianconeri che si sono esibiti in un repertorio di cori da fare invidia al festival della canzone italiana, quello di Sanremo. Tifosi che si sono attardati ad entrare, poi il roboante ingresso sugli spalti accompagnato dallo scoppio di ben tre bombe carta. Gli ospiti passano in vantaggio e arrivano i primi cori. Non certo gentili, anticipati da altrettanti striscioni.

 

La partita è quella che è: dire brutta è un complimento. Allora l’attenzione di tutti si sposta sulla prossima canzone, pardon sul prossimo coro. Ne arrivano diversi, tutti particolarmente piccanti, ironici, a volte offensivi e al limite della querela. Qualcuno è anche nostalgico come “rivogliamo la B”, altri dal colore politico come quello “rivogliamo la nostra casa” altri ecologici come “vogliamo piazza pulita”.

Inizio del match

 

Non c’è interesse per l’esito della partita anche perché il coro più in voga è “siete come il Legnago”. Gli ascolani in campo, Carpani, Piermarini e Ciabuschi non si risparmiano. Per Jonathan Ciabuschi arriva il primo gol tra i professionisti con la maglia dell’Ascoli dopo i 4 realizzati nella prima parte di campionato con l’Atletico Ascoli in D.

 

Dopo il pari l’Ascoli prova a vincere la partita. L’allenatore Di Carlo, beccato anche lui dai tifosi, prova a cambiare la musica e mette in campo il…Quartetto Cetra; quattro cambi che non fanno altro che alimentare ulteriori e innovativi cori. La partita senza senso volge alla fine come il festival canoro inscenato al “Del Duca”. Le assordanti bordate di fischi coprono il triplice fischio dell’arbitro.

 

Alla fine la gioia che sia tutto finito prevale sulla delusione di una stagione cominciata male e che non poteva finire diversamente. Ora che il pallone non rotola più sul rettangolo verde, tutte le attenzioni, le preoccupazioni, le speranze si spostano fuori del campo. Sarà una estate calda, di fiumi di parole, di previsioni ed illusioni, ricca di fantasia. Ognuno dirà la sua, tutti faranno previsioni. Nell’incertezza di quello che sarà, l’unico che aveva capito tutto è l’indimenticabile allenatore Vujadin Boskov che diceva: “Ascolano o con i piedi sottoterra o con i piedi sopra cielo…mai ascolano con piedi sulla terra”.


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