Il nuovo pallone della Serie C
di Salvatore Mastropietro
Se in casa Ascoli l’avvio della programmazione del prossimo campionato resta un punto interrogativo inevitabilmente legato alla definizione del futuro societario, la Lega Pro comincia a guardare alla prossima stagione dopo un’annata da dimenticare: ben due le esclusioni (Taranto e Turris nel girone C), un imminente fallimento (quello della Lucchese, che sul campo è ancora in lotta per la salvezza) ed altre situazioni critiche che riguardano, ad esempio, piazze importanti come Triestina, Foggia e Messina.
La sostenibilità del campionato resta un obiettivo centrale da raggiungere nonostante le difficoltà imposte da costi in genere troppo elevati ed opportunità di ricavi troppo limitate. Dato che un’eventuale riforma del torneo (riducendo, ad esempio, il numero di squadre iscritte) richiede tempi ben più lunghi e sia da discutere a livello politico-federale, si stanno cercando per il momento altre strade per porre rimedio ad una situazione che diventa ogni anno sempre più critica.
Massimo Pulcinelli, patron dell’Ascoli Calcio
La prima, già annunciata nei giorni scorsi, riguarda il raddoppio della fidejussione da versare in fase di iscrizione, che passerà da 350.000 euro a 700.000. L’aumento non riguarderà i club neopromossi dalla Serie D: in sostanza, ne sarà impattato l’Ascoli, ma non la Sambenedettese.
Inoltre, il Consiglio Figc tenutosi ieri a Roma ha approvato nuove disposizioni che impattano chi vuole acquisire partecipazioni societarie di maggioranza, anche relativa, di società di Serie C. In particolare, gli acquirenti dovranno prestare garanzie idonee non solo a copertura del debito pregresso, come previsto fino ad oggi, ma anche di quello che maturerà fino al termine della stagione in corso.
L’ultima riforma approvata, che entrerà tuttavia in vigore dal 2026-2027, riguarda il cosiddetto “salary cap”, fortemente voluto dal Presidente Matteo Marani. Ogni società avrà un tetto massimo da poter impiegare per gli ingaggi dei propri calciatori, calcolato – stando a quanto riporta La Gazzetta dello Sport – come il 55% del rapporto tra emolumenti e valore della produzione. La novità sarà sperimentata già dal prossimo campionato attraverso l’utilizzo di un software che permetterà alle società di mantenere sotto controllo la situazione per non farsi trovare impreparate. Anche quando sarà pienamente in vigore, comunque, il mancato rispetto del “salary cap” non comporterà punti di penalizzazione, ma una serie di sanzioni economiche il cui ricavato sarà utilizzato nell’ambito della “Riforma Zola”.
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