Daphne Scoccia, originaria di Castel di Lama, nel film “Fuori” di Mario Martone

CINEMA - La pellicola è reduce dal Festival di Cannes, unica italiana in concorso. L'attrice, dopo l'esordio in “Fiore” di Claudio Giovannesi, è stata nel cast di popolari serie tv, come “Nero a metà” e “Imma Tataranni”
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Daphne Scoccia

 

di Filippo Ferretti

 

Da qualche anno è uno dei volti su cui scommette maggiormente sia la televisione che il cinema di casa nostra. Dopo un inizio folgorante, avvenuto con un film che ha lasciato il segno nel 2017, intitolato “Fiore” diretto da Claudio Giovannesi, convincendo pubblico e critica e guadagnando una nomination ai David di Donatello, è stata nel cast di progetti importanti, sul piccolo e grande schermo.

 

Parliamo di una giovane attrice nata in una famiglia di Castel Di Lama, nipote dell’artista Vittorio Amadio. E’ la trentenne Daphne Scoccia che, dopo essere stata nel cast di popolari serie tv, come “Nero a metà” e “Imma Tataranni”, da pochissimo è tornata al cinema d’autore grazie a “Fuori”, diretto dal regista Mario Martone. All’interno di questa storia potente tutta al femminile, incentrata sulla vita della scrittrice Goliarda Sapienza, figura maledetta del 900 italico eppure libera e solitaria, c’è anche lei, Daphne Scoccia, ormai abituata a pellicole dense di verità, che talvolta assumono la forma di pugni nello stomaco dello spettatore.

Insieme al personaggio protagonista, interpretato con sensibilità e dolore da Valeria Golino, l’attrice trentenne interpreta la ruvida e attaccabrighe “James Dean”, una delle detenute con cui la scrittrice Goliarda Pazienza condivide la parentesi carceraria di Rebibbia, insieme a Roberta, incarnata da Matilda De Angelis e a Barbara, interpretata da Elodie.

 

La pellicola, uscita da qualche giorno nelle sale e reduce dal Festival di Cannes, dove rappresentava l’unico film italiano in concorso, per Daphne Scoccia rappresenta una grande opportunità. Non solo per il prestigio della firma e del cast, ma perché “Fuori” permette alla giovane attrice di esaudire alcuni suoi desideri.

 

«Ho sempre sperato di interpretare film che possano svelare personaggi che hanno fatto la storia ma di cui si sa poco» ha detto l’attrice marchigiana, da molti anni trasferitasi a Roma, parlando dell’esperienza vissuta con il maestro Martone, di cui è molto fiera. «E’ una storia incentrata su chi ha lottato e alla fine che l’ha fatta: un film sulle donne, finalmente, io che ho sempre lavorato principalmente con personaggi maschili» aggiunge, sottolineando la felicità di aver lavorato con Valeria Golino, una delle attici che reputa “meravigliose”.

Lei, arrivata al cinema per caso, con un privato pieno di “up and down”, salvata dal regista Giovannesi mentre faceva la cameriera in un ristorante nella Capitale, proprio mentre il regista era in cerca della protagonista del suo film “Fiore”, si dichiara soddisfatta dei lavori sinora interpretati. «Sono felice di portare sullo schermo persone che non hanno voce: ogni pellicola che interpreto deve avere la capacità di scuotere dentro sia me che il pubblico che la guarda» conclude Daphne Scoccia, certa che il cinema le abbia cambiato la vita, rendendola una persona più matura anche se attraversata da onnipresenti vulnerabilità, in grado di insegnarle ogni volta lezioni di umiltà ed empatia.


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