Ricostruzione, presentato il Rapporto: «Accelerano cantieri, investimenti e occupazione»

POST SISMA - Il documento aggiornato al maggio 2025 presentato a Roma dal commissario Castelli: «Il declino dei nostri territori non è inevitabile: la loro rinascita, attraverso un nuovo sviluppo fondato sulla sicurezza e la sostenibilità, è possibile». I numeri ed i dati di ricostruzione privata e pubblica
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La ricostruzione nei territori colpiti dal sisma del 2016 registra un’accelerazione significativa. È quanto emerge dal Rapporto Ricostruzione 2025, presentato a Roma dal commissario straordinario Guido Castelli, alla presenza dei rappresentanti delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.

La presentazione del rapporto

 

Nei primi cinque mesi dell’anno, la ricostruzione privata ha fatto segnare un incremento del 22% rispetto allo stesso periodo del 2024. Le liquidazioni per i contributi concessi hanno raggiunto i 6,1 miliardi di euro, con un aumento del 37,41% rispetto all’anno precedente. Il 60% di queste risorse è stato erogato dal 2023 a oggi. Le richieste di contributo per danni gravi sono salite a 18.391, con oltre 1.400 domande provenienti dai Comuni più colpiti. I cantieri conclusi sono 12.737, mentre quelli attualmente in corso sono 8.694.

 

Anche la ricostruzione pubblica mostra segnali di forte dinamismo. Su un totale di 3.542 interventi programmati, nel 2025 saranno avviati 1.200 nuovi cantieri, di cui 439 già partiti nei primi quattro mesi dell’anno. Il 98% delle opere ha almeno un responsabile nominato, mentre oltre il 33,8% ha già un progetto approvato o in fase di affidamento lavori.

 

Sul fronte dell’emergenza abitativa, oltre 4.000 famiglie sono rientrate nelle proprie abitazioni dal 2022. Tuttavia, restano ancora 10.067 nuclei familiari in attesa di una sistemazione definitiva.

Castelli

 

Un capitolo importante riguarda la ricostruzione degli edifici di culto. Sono 2.456 quelli danneggiati, di cui 1.221 di proprietà privata. Solo nei primi mesi del 2025 sono stati approvati 121 progetti, pari al 50% di quelli definiti in conferenza permanente.

 

Il rapporto sottolinea anche l’importanza delle politiche di contrasto allo spopolamento e alla crisi climatica. Grazie al programma Next Appennino, sono state avviate nuove filiere agrosilvopastorali per la gestione sostenibile dei boschi e la valorizzazione delle risorse locali, in un’ottica di rigenerazione territoriale.

 

«Quelli contenuti nel Rapporto sono dati che evidenziano come il lavoro fin qui svolto stia dando luogo a risultati concreti e che la strategia che abbiamo adottato, grazie alla piena collaborazione delle Regioni e al sostegno del Governo, vada nella direzione che tutti auspicavamo – spiega Castelli -. I segnali che giungono sul fronte della crescita economica e dell’occupazione sono molto incoraggianti e di vitale importanza, dal momento che il rilancio economico è una componente essenziale per contrastare il fenomeno dello spopolamento che colpisce le nostre comunità da lungo tempo».

 

Castelli ha poi aggiunto: «Il declino dei nostri territori non è inevitabile: la loro rinascita, attraverso un nuovo sviluppo fondato sulla sicurezza e la sostenibilità, è possibile. Invertire la tendenza si può, e lo stiamo dimostrando qui, nel Laboratorio Appennino centrale».

 

Secondo un’analisi del Cresme, gli investimenti attivati da Next Appennino genereranno un incremento del Pil di 3,8 miliardi di euro tra il 2027 e il 2029. Le Marche guideranno questa crescita con 1.786 milioni, seguite da Abruzzo con 1.492 milioni, Lazio con 293 milioni e Umbria con 294 milioni.

 

Anche l’occupazione mostra segnali positivi. Si stimano oltre 18.000 nuovi posti di lavoro nei territori del cratere. Negli ultimi tre anni sono stati attivati oltre 302.000 nuovi rapporti di lavoro, con un incremento del 6,4%, che sale al 12,4% nel cratere ristretto. L’occupazione complessiva è cresciuta del 6,6% tra il 2022 e il 2024, superando i trend delle singole regioni coinvolte e anche quelli di regioni economicamente forti come Lombardia ed Emilia-Romagna.


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