Montalto delle Marche, il paese di Sisto V

Anche questo, come altri nella nostra zona, è un borgo d’altura che affaccia sulla valle dell’Aso. Ha conservato l’atmosfera medievale con strade, piazze e monumenti ben conservati; è inserito in un contesto ambientale interessante, è “Bandiera arancione” ed inoltre è una “città sistina”; il Papa nato a Grottammare visse qui a lungo, rimanendo legato a Montalto per tutta la vita
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Montalto delle Marche (ph sito Comune)

 

di Gabriele Vecchioni

 

«Questo cospicuo paese fu costruito a spese del comune di Ascoli nel 548 dell’era nostra per raccogliervi gli abitanti dei vicini castelli di Montepatrizio, Montalcello, La Rocca, Castel S. Giorgio e Grotte di S. Lorenzo che erano stati distrutti dei Longobardi nel 509». Così veniva ricordata la fondazione di Montalto delle Marche nella Guida della Provincia di Ascoli Piceno del 1889. Anche se appare come un borgo d’altura (e geograficamente lo è) simile a quelli della Valle del Tronto, Montalto nasce qualche secolo prima del periodo canonico della formazione di borghi di questo tipo.

Porta Patrizia (ph C. Perugini)

 

Nel 1074, un diploma dell’imperatore Enrico IV assegna ai Padri Benedettini di Farfa le rendite della terra di Montalto. Nel 1337 una coalizione di paesi vicini (da Moltelparo a Force ed Arquata) danneggiò gravemente le strutture del centro ma, solo un anno dopo, gli stessi furono costretti a risarcire in toto i danni arrecati.

 

Montalto è però conosciuta come la “città di Sisto V”. Il Papa nacque a Grottammare nel 1512 ma la famiglia si trasferì subito a Montalto ed egli si considerò sempre un cittadino moltaltese. Papa Peretti rimase sempre legato a Montalto (la definì «patria carissima»), elevandola a sede vescovile e sede di un vasto Presidiato, con un Delegato Governatore; la città ebbe anche la facoltà di battere moneta. Sui rapporti tra il “papa tosto” e Montalto sono state scritte diverse opere, peraltro facilmente reperibili, pertanto tralasciamo questo pur importante aspetto della stori cittadina.

 

Prima di analizzare (brevemente) qualche aspetto di questo bel centro collinare, ricordiamo un altro figlio illustre del territorio, l’architetto Giuseppe Sacconi, che studiò nel celebre “Istituto Montani” di Fermo e fu personaggio di spicco del nuovo Stato unitario, il Regno d’Italia: a lui furono affidate opere importanti e a lui si deve la ricerca di uno “stile nazionale”. La sua opera più nota è senza dubbio il Vittoriale a Roma, il monumento a Vittorio Emanuele II, il cosiddetto “Altare della Patria”, dove è tumulato il Milite Ignoto, sede ogni anno di celebrazioni solenni. Il monumento neoclassico, vicino al Campidoglio e a Piazza Venezia (peraltro, ridisegnata dal Sacconi stesso), spicca in maniera “forte” tra i palazzi della capitale ed è affettuosamente definito dai romani (in maniera un po’ irriverente) come la “macchina per scrivere” per la sua forma originale. Il Sacconi ha lasciato opere anche nel nostro territorio (fu Sovrintendente per l’Umbria e le Marche), con i restauri del Santuario della Santa Casa di Loreto (AN), della Torre dei Gualtieri a San Benedetto del Tronto, del ciborio del Duomo di Ascoli Piceno, della chiesa di San Francesco a Force.

Palazzo Civico e busto-monumento s Giuseppe Sacconi (ph C. Perugini)

 

Ma torniamo a Montalto delle Marche. Abbiamo visto che le sue origini si fanno risalire all’epoca delle invasioni barbariche; in realtà, il territorio ha restituito prove archeologiche della presenza di insediamenti del Neolitico (6000 AC circa) e dell’Età picena (sec. VII AC). Anche l’epoca romana è ben rappresentata, con resti di ville rustiche (è un territorio vocato per l’agricoltura) e monete augustee. Per alcuni studiosi, alla metà del secondo millennio AC, qui sarebbe stato costruito un recinto sacro, un tempio-fortezza sede di adunanze, dai Liburni (antica popolazione illirica nota per la loro abilità nella navigazione), ricordati da Plinio il Vecchio come presenti sul territorio costiero adriatico.

 

È nel Cinquecento, però, che Montalto ottiene, grazie a Sisto V, il titolo di città e il Presidiato autonomo (comprendente 13 comuni), un titolo perso nel sec. XVIII con l’arrivo dei Francesi. Nel 1816, con la Restaurazione, (ri)diventa Capoluogo di Distretto, un territorio vasto che andava da Amandola a San Benedetto del Tronto e, all’interno, fino a Offida; una carica che perderà, definitivamente, nel 1860 con il dissolvimento dello Stato pontificio e la costituzione dello Stato unitario (Regno d’Italia).

Scorcio del centro storico (ph C. Perugini)

 

I monumenti. Anche se alcune delle strutture volute da Sisto V rimasero incompiute con la sua morte (1590), Montalto delle Marche ha mantenuto l’aspetto di città antica.

La cinta muraria urbica (secc. XIV-XV) conserva tre porte: Porta dei leoni, Porta Marina e Porta Patrizia, con beccatelli e torrioni poligonali massicci.

Il Palazzo dei Prèsidi era la sede del governo nel 1587; è ora la sede dell’Archivio storico e di quello diplomatico, con un ricco patrimonio di pergamene e di codici e monete.

Nel, centro storico ci sono diversi palazzi civili monumentali (Palazzo Massi Mauri, sec. XVI; Palazzo Sacconi, sec. XIX; Palazzo Pasqualini, sec. XVIII).

La cattedrale di Montalto, dedicata all’Assunta, fu iniziata nel 1586 e “rifatta” nell’Ottocento. Sulla facciata si apre un monumentale, alto porticato (sec. XIX).

Un altro monumento importante è la struttura conventuale di San Francesco delle Fratte (sec. XIII), il monastero che accolse il giovane Peretti, futuro papa.

Monumento a Sisto V di Pericle Fazzini (ph “Il Piceno”)

 

Località “fuori porta”. Interessanti anche i dintorni di Montalto, con il borgo di Patrignone, che sfila nel corteo in costume della Quintana di Ascoli), il centro medievale di Porchia e la Valdaso (Contrada Lago), con il bellissimo Mulino fortificato (sec. XVI).

Nel periodo medioevale, le strutture molitorie (Molendina nei documenti) erano importanti e i comuni spesso provvedevano a fortificarle, per evitare il loro danneggiamento durante uno dei frequenti conflitti: il mulino era uno dei primi obiettivi da distruggere per costringere la popolazione alla fame.

Il Mulino principale della Valdaso fu fortificato dal Comune di Montalto tra la fine del sec. XIV e l’inizio del secolo successivo, uno dei periodi peggiori per il Piceno (per via delle guerre e delle lotte tra i comuni); la struttura era ancora pienamente attiva a metà del sec. XVIII e veniva data in affitto per licitazione.

Bolla papale di Sisto V con la concessione del Presidiato autonomo (ph “Il Piceno”)

 

Il toponimo “Mulino di Sisto V” deriva dal fatto che, per un periodo esso fu affittato e gestito dalla famiglia del futuro papa, i Peretti; in particolare, dalla sorella Camilla (nel 1567 i Priori di Montalto «dederunt, tradiderunt, cesserunt et concesserunt ac locaverunt D.ne Camille Perecte [la già citata sorella del papa] per annos quinque proximos venturos…»).

Anche la denominazione “Zecca di Sisto V” è poco corretta, derivando dal fatto che nei locali della struttura, a fine Settecento, cioè due secoli dopo la morte di Sisto V, fu attiva una piccola officina per il conio di monete dello Stato Pontificio (sotto Papa Pio VI).

Le strutture di fortificazione (merli e beccatelli) sono rimaste evidenti, come pure lo stemma pontificio (lo scudo con le chiavi decussate). Il cammino di ronda al terzo piano, fu coperto con un tetto, per poter essere utilizzato come piccionaia.

Nei dintorni di Montalto, lungo la strada che collega Montalto delle Marche a Cossignano, poco dopo il bivio per la frazione di Porchia, in Contrada Cerquatonda, c’è l’omonima quercia (cerqua è una voce dialettale ottenuta per metatesi, scambio di sillabe all’interno della parola). Si tratta di un esemplare di roverella plurisecolare, uno dei più maestosi delle Marche: un albero di circa 300 anni di età, di poco meno di 20 metri di altezza e quasi 6 metri di circonferenza.

Tela seicentesca raffigurante Papa Sisto (Musei civici, ph C. Perugini)

L’ingresso monumentale della cattedrale di Montalto (ph C. Perugini)

Reliquiario in oro e smalto (sec. XV). A sinistra, la parte frontale, con l’angelo che sorregge il Cristo deposto (cattedrale S. Maria Assunta, ph Il Piceno)

 

Il mulino

Mulino sistino. Una delle mole (ph C. Perugini)

 

 

 


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