Le piazze di Ascoli Piceno: linee-guida per una classificazione

LE CITTA' ITALIANE sono celebrate in tutto il mondo per la bellezza dei monumenti. Un posto importante lo occupano le piazze che, nei lunghi mesi del lockdown, spesso si sono mostrate nella loro essenzialità - così come, probabilmente, erano state immaginate dai loro progettisti - rivelando così la loro bellezza. Vediamo qui di catalogare, in un rapido excursus, quelle delle cento torri
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Le piazze citate nel testo (ph aerea di D. Galiè)

 

di Gabriele Vecchioni

 

Nelle città italiane, ricche di storia e di opere d’arte, un posto importante lo occupano le piazze, spesso circondate da una cornice splendida di palazzi, chiese e giardini. Delle piazze (principali) di Ascoli, luoghi del potere, del commercio e dell’incontro, abbiamo già avuto modo di occuparci (sotto i link degli articoli). Qui tenteremo una loro classificazione in modelli facilmente riconoscibili, utilizzando le linee-guida proposte nell’opera del famoso architetto e urbanista dell’Ottocento, Camillo Sitte (autore di un’opera sulla formazione delle città facilmente reperibile in Rete) e di altri studiosi che si sono occupati dell’argomento.

 

“Li logge”

A costo di essere ripetitivi – un rischio nel quale è facile “cadere” nel caso di Ascoli, una città dal centro storico monumentale, straordinariamente ricco di emergenze architettoniche – vedremo le più importanti piazze della città, soffermandoci solo sulla “forma” delle stesse. Chi fosse interessato ad avere maggiori informazioni può rileggere gli articoli citati e – meglio – le opere degli autori, ascolani e non, citati.

 

Prima di focalizzare la nostra attenzione sull’argomento dell’articolo, rileggiamo le belle parole che Raffaella Ceccopieri dedicò alla città picena nel 1989 sulla rivista Vie del Mondo: «Una composizione armoniosa di piazze che si aprono fra antichi palazzi le cui facciate narrano una storia di molti secoli incisa nel travertino. Tutto sembra avere una vocazione naturale alla bellezza rimasta intatta e nascosta come sospesa nel tempo».

Piazza del Popolo

L’architetto (e storico dell’architettura) Joseph Rykwert ha scritto che «L’Italia è il Paese delle cento piazze». In realtà, il suo è un discorso più complesso, che nasce dalle “cento città” italiane: «una ogni pochi chilometri, ognuna con la sua piazza». L’autore (ri)percorre la storia partendo dal forum romano, ricordando che la voce “piazza” è tardo-medievale e deriva dalla platea romana (e greca), uno spazio allargato che diventò, appunto, la “piazza” «nel linguaggio comune. Nella sua dotta disquisizione, ricorda che la piazza è, per le nostre città, anche il luogo della vita civile, del commercio (il mercato si fa in piazza), della protesta (chi lo fa, “scende in piazza”), della socializzazione». Un concetto espresso (2019) anche da Paolo Portoghesi: «La piazza, specialmente in Italia, è un organo essenziale della città: è il luogo degli incontri, il luogo degli sguardi, il teatro della vita comunitaria».

A tale proposito, Italo Calvino ne Le città invisibili, scrisse che «ogni volta che si entra nella piazza ci si trova in mezzo ad un dialogo».

 

Piazza Arringo

Ma torniamo all’argomento dell’articolo, le belle piazze di Ascoli, tentando una classificazione, in base alla loro forma e funzione. Le immagini a corredo dell’articolo sono riprese da La provincia di Ascoli Piceno AD 1898, e da Le cento città d’Italia, suppl. de Il Secolo, 1897 (ristampe CdR Ascoli Piceno, 1982).

Qualche anno fa, un interessante contributo di Gaetano Rinaldi, storico presidente della sezione ascolana dell’associazione culturale “Italia Nostra”, aveva fatto il punto della situazione patrimoniale (in senso storico-artistico) delle piazze cittadine, nell’ambito di una più ampia dissertazione (in realtà, un vero e proprio progetto, intitolato Il Parco Culturale e Ambientale di Ascoli, giardino di pietra). In quell’occasione, il professor Rinaldi riprendeva la classificazione del già citato Camillo Sitte.

Palazzo del Comune a Piazza Arringo

Nell’Introduzione della sua opera (L’arte di costruire le città, rist. 1953), l’urbanista specifica che «ben comprendiamo la parola di Aristotele che riassume tutti i principi della costruzione delle città: una città deve essere costruita in guisa da dare agli uomini sicurezza e felicità. Perché ciò si consegua è necessario che il costruire le città non sia soltanto una questione tecnica, ma, invece, nel suo più semplice ed alto significato, sia anche e specialmente un problema d’arte. Così fu nell’antichità, nel medioevo, nel rinascimento, dovunque soprattutto le arti erano in onore. Soltanto nel nostro secolo matematico [il testo è dell’Ottocento, NdA] l’impiantare e l’ampliare le città sono questioni di interesse puramente tecnico; ed è per questo che occorre ancora una volta ricordare come ciò rappresenti un lato solo del problema per la cui soluzione dovrebbero invece essere considerati tutti gli aspetti, quelli artistici in primo luogo, perché d’importanza per lo meno equivalente».

Ma ritorniamo alla classificazione, cercando di applicarla alle (principali) piazze di Ascoli.

Piazza Arringo

Il primo caso riguarda la piazza nella quale l’edificio più importante è una chiesa; come a Piazza Arringo, autentica “piazza del potere” (religioso e civile): sul lato più corto prospetta la facciata del Duomo dedicato a Sant’Emidio e, a lato, l’edificio isolato del Battistero di San Giovanni che indebolisce, in parte, il predominio monumentale della cattedrale. La piazza, di forma rettangolare, si è sviluppata “in profondità”; su uno dei lati maggiori si sono allineati (secc. XVI e XVII) il Palazzo vescovile e quello comunale: Giulio Gabrielli (1883) la definì «vasto parallelogrammo cinto da grandiosi fabbricati».

Battistero di San Giovanni

Il “lato religioso” era ulteriormente arricchito dalla presenza, oltre al complesso monumentale Duomo-Battistero, della piccola chiesa rinascimentale di San Biagio, abbattuta nel 1886 e della quale rimane testimonianza sulla pavimentazione della piazza, dove è stata ricostruita la linea perimetrale. Dall’edificio proviene la statua in terracotta del santo vescovo dedicatario, attualmente in una delle absidi laterali del Duomo.

 

Piazza del Popolo

La seconda tipologia di piazza è quella che vede, come edificio preminente, una costruzione sviluppata nel senso della larghezza, come a Piazza del Popolo, dove il palazzo che domina la scena è il Palazzo dei Capitani. Come fa giustamente notare Rinaldi, «la piazza si sviluppa in larghezza di fronte alla sua facciata». Nel corso dei secoli, quello che è considerato il “salotto” della città ha visto aggiungere diverse monumentalità, come il bel porticato (li logge, nel dialetto locale) che “copriva” le botteghe medievali.

 

Chiesa di San Francesco

La chiesa di San Francesco (o meglio, il suo elegante fianco) costituisce il fondale settentrionale della piazza. La monumentale basilica, costruita in stile gotico (dal sec. XIV, periodo di transizione), non prospetta sulla piazza, dove si apre una porta laterale, con il portale monumentale sormontato dalla statua di Papa Giulio II e affiancato dall’elegante Loggia dei Mercanti.

 

 

Loggia dei Mercanti

Dal lato opposto della piazza, ormai diventata cuore pulsante della società ascolana, nel primo ventennio del Novecento fu aperto il Caffè Meletti, un “pubblico ritrovo” destinato a entrare nella storia recente della città. Anche in questo caso, una citazione del Gabrielli (1883): «Ben lastricata, bene illuminata, riparata dai venti per le fabbriche che la circondano, dalla pioggia a mezzo dei portici, è luogo di comodo ritrovo…».

 

Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Piazza Ventidio Basso

Il terzo genere delle piazze del Sitte è formato da quelle che hanno mantenuto l’impianto medievale; esse non hanno una forma regolare per diversi motivi (costruzioni già esistenti, terreno non regolare, vicinanza di corsi d’acqua). L’esempio ascolano è la Piazza Ventidio Bas­so, l’antica platea minor, il cui perimetro irregolare è dovuto (anche) alla vicinanza del corso del fiume Tronto.

Sulla piazza si affaccia la chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio. che sorge “in isola”, circondata da strade. La piazza ha subìto una recente sistemazione, con un marciapiede rialzato con il compito di impedire la circolazione automobilistica che prima arrivava fin sul sagrato dell’edificio religioso.

 

Sulla piazza si affacciano, oltre alla parete laterale della monumentale chiesa domenicana di San Pietro Martire, anche edifici e vie medievali e rinascimentali. La piazza era «anticamente detta Piazza delle Donne, poiché vi si tenea mercato di tele, lanerie, filati, e simili prodotti dell’industria femminile (G. Gabrielli, 1883)».

 

Una menzione per due piazze minori, quasi un raccordo tra le due più importanti Piazza Arringo e Piazza del Popolo. La prima è Piazza Simonetti, sede della Prefettura (Palazzo San Filippo), uno spazio elegante che meriterebbe maggiore attenzione (ora è soffocato dall’incessante traffico veicolare); la seconda, che immette direttamente nella “piazza ascolana” per eccellenza, è Piazza Roma. Quest’ultima era conosciuta come Piazza Montanara perché era la sede deputata alla vendita dei prodotti della montagna. Sulla piazza guarda la facciata di Santa Maria della Carità (la Scopa, per gli ascolani), opera alla quale hanno messo mano Cola dell’Amatrice (sec. XVI) e Antonio Giosafatti. (XVII).

 

Altre piazze sono presenti nel centro urbano della città e la loro estetica dipende dall’origine. La piazza spesso era una platea (o una plateola, come la piazzetta della Piazzarola), uno slargo tra le case, nato per comodità o necessità, circondato da costruzioni, a volte senza l’edificio religioso di riferimento (come Piazza della Viola, un nome poetico per una piazza ormai trasformata in area di sosta a pagamento).

La piazza nuova dell’Immacolata (spiegazione nel testo, ph D. Galiè). Il viale alberato è Via Benedetto Croce

Per concludere, una piazza moderna. Nei nuovi quartieri, le piazze nascono già “pronte per l’uso”. Un esempio è Piazza dell’Immacolata (nome legato alla statua dorata posta su un alto pilastro, al centro dello spazio), a Porta Maggiore; essa è l’ideale prolungamento del sagrato della moderna chiesa di Santa Maria Goretti, circondata da alti palazzi di abitazione, ingentilita da aiuole alberate (con lecci ed essenze resinose), ormai soffocate da auto in sosta e in movimento (siamo in una importante area commerciale ad alto traffico).

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