Scuole con il divieto di cellulari, i prof sono d’accordo: «Più attenzione e meno dipendenze»

ASCOLI - Una circolare ministeriale vieta l'utilizzo degli smartphone nell'intero orario scolastico con lo scopo di migliorare il benessere e le prestazioni degli studenti. Il parere dei docenti
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di Filippo Ferretti

 

Primissimi giorni di scuola per gli studenti ascolani, il cui ritorno nelle aule è contrassegnato non solo dalla fatica di dover abbandonare le vacanze durante un clima ancora tipicamente estivo ma anche dalla necessità di disfarsi dei cellulari durante le ore di lezione. Per molte scuole non è una novità, perché già nelle ultime stagioni scolastiche per volontà di numerosi docenti, alunni sia delle scuole medie che delle superiori avevano dovuto fare a meno dei loro dispositivi, lasciandoli negli armadietti o spenti all’interno dei loro zaini.

Emanuela Formica

 

Da quest’anno, invece, così come dispongono le circolari ministeriali, che introducono nuove direttive sull’uso dei telefoni a scuola, si fa tutti a meno. Almeno durante le lezioni. Nonostante alcuni professori siano convinti che non sempre il telefonino sia totalmente dannoso, se si pensa all’ausilio dell’apparecchio per determinati lavori, quando è utile, per aiutare a svolgere in maniera didattica certe materie, fondamentalmente tutti i professori interpellati sono apparsi d’accordo con questa decisione di mettere in stand by smartphone e affini.

 

«Io sono assolutamente a favore dell’abolizione perché in primis riduce le distrazioni dei ragazzi, li allontana da una dipendenza e da quella condizione che va ad alimentare conflitti tra studenti e docenti. La presenza dei cellulari non favorisce a scuola un apprendimento sereno», esordisce Emanuela Formica, docente di matematica e scienze alla media “Borgo Solestà Cantalamessa”, ricordando che l’applicazione della norma introdotta dal ministro Valditara comporta anche l’applicazione di differente tipologie di note nel caso in cui l’alunno si trovasse a trasgredire.

Diana Di Loreto

 

Anche laddove fosse consentito portarlo in classe, la conditio è sempre comunque che l’apparecchio sia spento: una misura che va ad  accompagnarsi a una stretta sulla condotta dell’alunno.

 

«Per noi questa decisione non è una novità ma a parte scopi didattici mirati io penso che la scuola debba essere sinonimo di massima attenzione e qualsiasi cosa interferisca con la resa dell’alunno non può che far bene alla sua rendita scolastica», spiega Diana Di Loreto, docente di storia dell’arte al liceo scientifico “Orsini”, in merito a questa regola categorica che proibisce il cellulare in classe, norma che il ministro dell’Istruzione Valditara ha esteso anche alle scuole superiori, imponendo il telefono spento per tutta la permanenza in istituto, compresi gli intervalli.

Marco Pietrzela

 

«Le tecnologie in sé non sono dannose ma bisogna farne un uso intelligente e accorto: i ragazzi non sempre sono in grado di autoregolarsi e la scuola deve limitare usi impropri di cellulari, favorendo altri strumenti utili e ugualmente stimolanti», asserisce Marco Pietrzela, docente ascolano alla media di Sant’Egidio-Ancarano, certo che da soli i giovanissimi non siano in grado di capire ciò che giusto da ciò che non lo è.

 

«Nell’ambito delle arti visive e digitali la tecnologia non è un ostacolo ma un ponte tra l’idea e la realizzazione ma è chiaro che il divieto serva a tutelare la concentrazione, il rispetto  reciproco la qualità dell’apprendimento», risponde Maurizio Calenti, docente di discipline grafiche del liceo artistico “Licini”, ricordando che il divieto non debba diventare una chiusura ma un invito a ripensare l’uso della tecnologia in chiave educativa.

Maurizio Calenti

 

In linea di massima sono tutti d’accordo tra chi insegna che l’obiettivo non sia punire, ma educare e che la difficoltà sia quella di far capire ai ragazzi che c’è bisogno almeno per qualche ora di staccarsi da questi strumenti. Insomma, tempo di capire che l’ottica è educativa e preventiva, allo scopo di prevenire dipendenze tecnologiche, soprattutto nei giovanissimi, il cui cervello è in fase di formazione.


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