Calciatore delle giovanili dell’Ascoli aggredito in Riviera

SAN BENEDETTO - Il ragazzo di 15 anni è finito all'ospedale per accertamenti dopo l'episodio. Indossava giacca e cappellino bianconeri. Coinvolto anche il fratellino 12enne. L'aggressore sarebbe un ragazzo sui 20 anni
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Un quindicenne delle giovanili dell’Ascoli è stato aggredito a San Benedetto del Tronto nel pomeriggio di oggi (domenica 23 novembre) solo perché indossava giacca e cappello bianconeri ed è poi finito all’ospedale per accertamenti.

Un gesto grave, che coinvolge anche il fratellino di 12 anni, e che purtroppo non può essere liquidato come la follia di un singolo, in questo caso un ragazzo sui vent’anni.

È il segnale di un clima tossico che da tempo avvelena la rivalità tra Ascoli e Sambenedettese.

Negli ultimi mesi si sono moltiplicati episodi poco edificanti da entrambe le parti: striscioni provocatori, adesivi offensivi (alcuni richiamanti alla tragedia dell’Olocausto), scritte e sfottò che superano la semplice goliardia.

Non da ultimo, perfino vicino alla tomba di Costantino Rozzi qualcuno ha lasciato frasi irrispettose sul quadernino che i tifosi usano per omaggiare il Presidentissimo: un gesto che dimostra quanto, ancora una volta, sia venuto meno il senso del limite.

 

Di seguito la nota diffusa dall’Ascoli Calcio in serata:

“Ascoli Calcio 1898 FC S.p.A. esprime la massima solidarietà al proprio giovane tesserato, che questo pomeriggio a Porto D’Ascoli, di ritorno da una partita disputata con la squadra e con indosso ancora la tuta bianconera, è stato vittima di una vile aggressione.

Il Club, che condanna apertamente e in maniera decisa simili atti di violenza, che niente hanno a che vedere con quel calcio che l’Ascoli promuove e in cui crede, comunica che il ragazzo è sotto osservazione presso l’ospedale di San Benedetto per essere sottoposto ad accertamenti più dettagliati.

L’Ascoli Calcio, a disposizione della famiglia e del ragazzo, al quale augura di riprendersi il prima possibile, è in contatto con gli organi predisposti, già all’opera per individuare i colpevoli. Accadimenti come questi non possono essere considerati parte del tifo calcistico, ma esclusivamente episodi di ignoranza e violenza pura”.


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