Un libro sulla storia di Palazzo Sciarra, sede della Banca del Piceno: l’iniziativa è stata promossa dall’istituto di credito cooperativo. Palazzo Sciarra è un sontuoso edificio settecentesco situato nel centro storico di Acquaviva Picena. L’esterno presenta uno stile tardo barocco, mentre gli interni sono tardo neoclassici, caratterizzati da ampie volte in mattoni e da una vista suggestiva sul territorio piceno.

Banca del Piceno presenta il libro Palazzo Sciarra
L’edificio vanta elementi di pregio come un tabernacolo murato risalente al 1540 al piano terra e affreschi (in prevalenza a tempera) con soggetti mitologici e biblici nel piano nobile, che testimoniano la presenza di una committenza raffinata e colta nel Piceno dell’epoca.
Il palazzo è legato alle vicende della famiglia Sciarra, a cui è sempre appartenuto. Nel tempo ha subito numerosi ampliamenti tramite l’acquisizione e il riadattamento di edifici adiacenti. L’ultima importante trasformazione risale al 2010, quando l’architetto Sandro Mariani ne curò il restauro, convertendolo da residenza nobiliare a sede della Bcc Truentina, poi divenuta Banca del Piceno nel 2017. Il meticoloso lavoro di restauro ha preservato il fascino storico tipico delle dimore patrizie locali.
Il presidente della Banca del Piceno, Sandro Donati, spiega le motivazioni dietro l’iniziativa: «Con questo libro, come Banca del Piceno, abbiamo voluto celebrare la storia e cultura locali attraverso l’architettura. Abbiamo posto l’attenzione su un edificio di inestimabile valore che impreziosisce il panorama dell’intera area, già spettacolare dal punto di vista paesaggistico. Dobbiamo imparare ad apprezzare la bellezza che a volte, pur essendo davanti ai nostri occhi, non sappiamo cogliere».
Giacomo Recchioni, curatore del volume, ha espresso il suo onore per l’incarico ricevuto dal presidente Donati e dal Consiglio d’Amministrazione: «L’obiettivo della pubblicazione è stato quello di esaltare il valore culturale di un mondo, quello rappresentato dalla casata Sciarra, che rischiava di cadere nell’oblio. L’aver coniugato la nuova funzione del Palazzo con la sua vetusta storia architettonica ed artistica, cercando di non perdere di vista quel fascino tipico delle residenze nobiliari picene, è stato entusiasmante».
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