Arquata, la popolazione ringrazia l’Esercito:
«Il nostro cuore è anche il loro»

ARQUATA DEL TRONTO - Il riconoscimento dei terremotati ai militari dell'Esercito impegnati nelle demolizioni. La testimonianza di Filiberto Caponi: In questi lunari territori ora i nostri cuori sono anche i loro, sincronizzati ad unisono in un battito solo, non hai più paura neanche quando la terra trema ancora, perché questa volta non è il terremoto ma una ruspa che lavora, con garbo, con cura»
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Militari all’opera a Pretare (foto Filiberto Caponi)

Da mesi sono impegnati nelle demolizioni preservando i ricordi e gli affetti degli sfollati che hanno perso tutto. Ora ai militari impegnati nelle demolizioni ad Arquata e nelle frazioni come Pretare arriva il toccante ricoscimento dei residenti come Filiberto Caponi. «Per loro non ci sono feste, non ci sono ferie -dice Caponi- si intravedono laboriosi tra polvere e macerie, la mimetica li confonde, come combattenti al fronte ma senza il fucile hanno l’ardire di demolire quello che il sisma non è riuscito a divorare… In questi lunari territori ora i nostri cuori sono anche i loro, sincronizzati ad unisono in un battito solo, non hai più paura neanche quando la terra trema ancora, perché questa volta non è il terremoto ma una ruspa che lavora, con garbo, con cura… Talvolta piano piano, come un dinosauro tra i vetri di Murano, nel rispetto di quello che eravamo e ancora siamo… eh si… il tricolore che brilla sulla giacca impolverata è dell’Esercito Italiano. Un motto ci fa dire… Bisogna demolire per poter ricostruire!… Un compito ingrato per chi si è arruolato per difendere e servire il suo stato… Ma loro malgrado lo devono eseguire, con rispetto ed una nota di tristezza… La puoi percepire quando incrociano il tuo sguardo pieno d’amarezza mentre stanno per passare sopra la tua vita e i tuoi ricordi… Non eravamo pronti a tutto questo… Del resto anche loro avrebbero preferito stare altrove… Non c’è onore nel buttare a terra il nostro dove». Il ringraziamento di Caponi prosegue: «E’ dura cancellare -afferma- per sempre pezzi di storia in meno di un’ora… Ma anche se non sono tenuti, rincuora, quando quella cartolina con i saluti ti viene restituita, anche quel tavolo della cucina con la gamba un po’ spezzata può migliorati una pessima giornata… E che dire della fotografia di tuo nonno in bianco e nero?… Non ti sembra quasi vero si sia salvata… Eppure è tra le tue mani ancora incorniciata. Anche lui era partito indossando una divisa che mai come ora unisce… Come uno strano gioco di parole che appena si intuisce… Era lì sotto da qualche parte… Tra detriti, scarponi, pentole e ciabatte… Eppure è riaffiorata… Sgualcita… Impolverata ma ancora intrisa degli stessi valori che spingono questi ragazzi ad adoperarsi tra questi sassi e i nostri averi. Costretto a lasciare la sua famiglia e la sua casa, ora caduta come lui per difendere la patria da tempi brutti e bui… Ora tocca a noi e a questi soldati onorare i sacrifici dei nostri nonni e degli antenati… E soprattutto la memoria di coloro che quella notte se ne sono andati… Senza dir nulla… Senza fare rumore, zittiti dalla polvere e dal fragore di una terra martoriata che non muore ma sobbalza e borbotta come un vecchio da troppo sopito e bruscamente risvegliato dallo sbatter di una porta… Guardiamo -conclude Caponi- i nostri territori con occhi nuovi ma infondo sono gli stessi di chi arrivò qui e si fermò tra questi massi… Tra questi incantati posti regalandoci il futuro… Ora che sappiamo… Ora che non siamo sordi al richiamo dei ricordi, sta a noi renderlo più sicuro e duraturo… Grazie Esercito Italiano… è anche grazie a voi se in questa terra rinasciamo» .


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