Deborah firma le copie del Tripponario
di Andrea Braconi
La Vergara è tornata. Anzi, la biografa ufficiale della Vergara si ripresenta ai suoi lettori con un prodotto diverso. Dopo il Tripponario uscito nel 2017, Deborah Iannacci (nata a Sant’Elpidio a Mare nel 1985, è ideatrice della pagina Facebook TRIPPAdvisor, che si muove sulla soglia dei 45.000 follower) si prepara ad invadere nuovamente web e librerie con “Un anno da Vergara. L’Agenda 2019 del Tripponario”. Ad ospitare la presentazione del volume, sabato 5 gennaio alle 17, sarà la libreria Rinascita.
Deborah, partiamo con una domanda “necessaria”: chi è la vera vergara oggi?
«Se prima la vergara era il fulcro delle grandi famiglie che vivevano assieme nelle case contadine, dove bacchettava figli, nuore e nipoti, oggi la sua figura si è un po’ adattata anche alla vita che nel frattempo è cambiata. La vergara è rappresentata dalla nonna, che tra una minaccia di lanciare una ciabatta e il viziare con piatti pieni d’amore, tenta di educare a modo suo i nipoti. E’ una figura che rappresenta la forza, la resilienza, che nonostante gli acciacchi e l’età è sempre pronta a spendersi per ogni membro della famiglia, magari borbottando per non dare soddisfazione, ma lo fa di cuore».
Dal Tripponario all’Agenda 2019 del Tripponario. Cosa ti ha spinto ad andare oltre un libro?
«Il Tripponario ha rappresentato per me, e poi ho scoperto anche per molti altri, un modo per ricordare e tenere a mente tutte le parole che utilizzavano i miei nonni che non ci sono più da tanti anni. L’agenda è stata invece un lavoro di ricerca di testimonianze, di recupero delle tradizioni, ne sapevo davvero poco di tutte le ‘mmasciate che vanno fatte durante l’anno, tipo tu lo sai cosa bisogna fare la notte del 24 dicembre? Ecco se la risposta è no, vuol dire che “Un Anno da Vergara” ti serve. Scherzi a parte, entrambi i libri sono accomunati da un grande amore per il territorio marchigiano che cela in sé grandi tradizioni, e il mio obiettivo è quello fare in modo che queste vengano tramandate utilizzando i mezzi di comunicazione odierni».
Nasci mediaticamente su Facebook. Post dopo post, che tipo di rapporto hai maturato con i social e soprattutto con i tuo follower?
«Vuoi la vera verità? Vado più d’accordo con gli utenti che interagiscono con la pagina che con le persone con cui ho a che fare nella vita “vera”. Sembra una battuta, ma in realtà non lo è. Con tanti dei followers della pagina Facebook è nato un vero e proprio rapporto di amicizia, mi arrivano tanti messaggi privati e cerco di rispondere sempre a tutti e poi da una risposta all’altra alla fine si creano dei piccoli legami, alcuni dei quali sono sfociati in belle amicizie. In fondo è grazie a loro che la pagina esiste ancora, dopo oltre 5 anni. Invece nella vita quotidiana chiunque mi conosca mi definisce a-social, e a ragione, perché sono un vero e proprio rugnu».
Nel tuo percorso si è rivelato fondamentale il rapporto con Simone Giaconi, editore delle tue pubblicazioni.
«Giaconi gestisce questa piccola casa editrice indipendente (Giaconi Editore) che parla e tratta solo libri che raccontano o sono ambientati nelle Marche. Va da sé che è proprio questo il motivo per cui l’ho scelto per proporgli il progetto Trippa due anni fa. Sì, perché devi sapere che sono stata io a contattarlo e proporgli l’idea strampalata del Tripponario, probabilmente nessuno ci avrebbe scommesso un centesimo, ma lui si. Ci ha creduto subito. Solo dopo ho realizzato che è un outsider dell’editoria e forse è proprio questo che lo spinge a credere in progetti “diversi” dagli altri».
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