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Cinquecento tifosi sotto la sede
Esplode la rabbia: «Noi siamo l’Ascoli»
Foto e Video

SERIE B - Tensione alle stelle dopo la decisione del presidente di non investire più nel club. Ultras decisi a sostenere ancora solo la squadra. Corso Vittorio bloccato e traffico deviato. Manifestazione senza incidenti
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di Andrea Ferretti e Renato Pierantozzi (fotoservizio Perozzi)

Non meno di 500 tifosi del Picchio si sono radunati in corso Vittorio Emanuele. Il tam-tam iniziato in mattinata si è materializzato alle 18,30 sotto la sede dell’Ascoli Picchio dove è andata in scena la grande protesta scatenata dalle dichiarazioni rilasciate ieri (e comparse stamattina sulla stampa) dal presidente Francesco Bellini che si trova in Canada. Dopo un primo momento di scoramento, tra i supporter è prevalsa la rabbia. E non sono mancati cori all’indirizzo di Bellini e di almeno un paio dei suoi collaboratori più stretti.

Primi tifosi sotto la sede già alle ore 18

Quello che il 6 febbraio 2014 era stato definito un sogno, a distanza di 3 anni 9 mesi e 16 giorni sta prendendo le fattezze di un incubo. Non potrebbe essere altrimenti visti l’ultimo posto in classifica, le ultime quattro partite perse con ben 13 gol al passivo, i tre calciatori gravemente infortunati, la vivace (chiamiamola così…) discussione tra l’allenatore – ufficialmente vice allenatore – Maresca e il calciatore Perez, l’infortunio dello stesso giocatore nel frattempo reintegrato anzichè punito, le dimissioni di Maresca. E’ accaduto tutto nel volgere di pochissimi giorni, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le dichiarazioni di Bellini. Gli ultras, che avevano chiesto di incontrarlo al suo ritorno in Italia, non hanno cambiato idea ma stavolta sono scesi in strada. L’hanno fatto in tanti, tutti molto arrabbiati e decisi nel continuare a sostenere la squadra. Ma solo quella.

Non a caso c’è stato chi, nel trambusto, ha coperto con un foglio di carta metà della targa di travertino dove c’è scritto “Ascoli Picchio” sostituendola con “Ascoli Calcio”. Emblematico segno dell’insanabile frattura che si è creata tra Bellini, i tifosi e forse anche la città di Ascoli. Presenti in corso Vittorio Emanuele diversi carabinieri e poliziotti in divisa, agenti della Digos con il capo di gabinetto della Questura Guido Riconi, pattuglie della Polizia Municipale. Nel momento clou della manifestazione è stato chiuso il traffico (nel frattempo fortemente rallentato in Corso Vittorio tanto da formare una lunga coda) con deviazione obbligatoria sotto i mulini per chi proveniva da Porta Maggiore diretto in centro. Sono spuntate anche un paio di bandieroni con lo storico stemma dell’Ascoli, quello cioè senza il picchio fortemente voluto da Bellini quando rilevò la società dal fallimento.

La targa coperta il vecchio stemma dell’Ascoli Calcio 1898

«La società – l’accusa dei tifosi, rappresentati al megafono da Gianni Luziha fatto quello che ha voluto. Non siamo a libro paga di nessuno e non ci pilota nessuno. Siamo orgogliosi del nostro essere. Giocatori, dirigenti e allenatori non li abbiamo scelto noi. Bellini torni ad Ascoli e parli con noi. In una città colpita del terremoto ci ha detto che smonta la curva che è la nostra casa. Questa cosa non si può dire. Sosteniamo la squadra che deve raggiungere la salvezza, fino alla fine. Non diamo alibi a nessuno. In due anni la società non ha preso una multa per colpa nostra, non abbiamo mai chiesto niente e abbiamo fatto 3.500 abbonamenti».

La protesta è durata meno di un’ora e si è svolta correttamente con invettive contenute grazie soprattutto alla presenza di tifosi più anziani. Sono stati accesi un paio di fumogeni e infine, mentre ormai la gente sfollava, è stato fatto esplodere un grosso petardo che ha fatto tremare i vetri di case e negozi. Le finestre della sede dell’Ascoli sono rimaste rigorosamente chiuse, ma dalle fessure si intravvedeva la luce accesa nel salone delle riunioni. C’era davvero tanta gente in Corso Vittorio: uomini, donne, ragazzi, perfino qualche bambino con i genitori. Evidentemente le dichiarazioni di Bellini non hanno ferito solo gli ultras ma molta più gente. Cosa avranno intanto riferito a Bellini, nel lontanissimo Canada, i suoi collaboratori? Il patron avrà visto qualche video di questa protesta? Farà marcia indietro? Domande alle quali, al momento, è impossibile dare una risposta.

 

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