Lo striscione affisso da CasaPound davanti alla piscina comunale di via Spalvieri
“Piscina bene comune – ristabilire il diritto allo sport!”. Così lo striscione di CasaPound affisso nella notte nei pressi della piscina comunale di via Spalvieri. I militanti della tartaruga frecciata, in una nota, prendono posizione sulla vicenda che ha coinvolto la squadra locale di pallanuoto dell’Albatros, costretta a rinunciare al campionato di Serie C e ad allenarsi fuori città per l’impossibilità di utilizzare l’impianto cittadino. Da oltre un anno, infatti, gli atleti si vedono costretti a emigrare, percorrendo centinaia di chilometri, per partite casalinghe e amichevoli, causa la misteriosa indisponibilità dell’impianto natatorio. I pallanuotisti, dopo aver manifestato le tante difficoltà della situazione, avevano anche scritto una lettera al sindaco Castelli, all’assessore Brugni ed al dirigente Cantalamessa, lettera rimasta, finora, senza risposta. Dopo qualche giorno, però, è arrivato l’appoggio niente meno che del ct della Nazionale Sandro Campagna, che invitava i ragazzi a non mollare.
«Non sono chiari i motivi – afferma Giorgio Ferretti, responsabile nonché candidato di CasaPound alle scorse elezioni- ma riteniamo inammissibile che una squadra ascolana non abbia modo di utilizzare un impianto pubblico affidato ad un concessionario con i seguenti principi, rintracciabili all’articolo 1 del Capitolato speciale: “Il Comune di Ascoli Piceno con l’affidamento della gestione a terzi dell’impianto sportivo si pone l’obiettivo di affidare l’organizzazione e la gestione al fine di promuovere e valorizzare lo sviluppo di attività sportive ed il soddisfacimento di interessi generali della collettività. La Piscina è affidata per le finalità sportive, sociali, di propaganda e diffusione della pratica sportiva per la quale è stata realizzata.”
L’amministrazione deve spiegare a noi e alla cittadinanza come tale articolo si concili con la situazione venutasi a creare, con ragazzi costretti a rinunciare a traguardi raggiunti con sacrificio ed abnegazione (principi alla base dell’attività sportiva) o addirittura a cambiare sport per l’impossibilità ad allenarsi».
«La piscina – conclude Ferretti- è un bene pubblico ed il suo utilizzo deve essere conforme agli interessi della comunità, se un privato non riesce a garantire questo principio che si torni alla gestione pubblica»
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