«Chiediamo con urgenza che la Regione Marche chiarisca la questione relativa all’istituzione di un campo di gara temporaneo per lo svolgimento di attività agonistiche di pesca sportiva sul fiume Tronto. In considerazione della normativa vigente regionale e nazionale, in questo tratto infatti non è in alcun modo possibile istituire un campo di gara senza una preventiva valutazione d’incidenza, visto che l’area in questione è interessata dal territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini nonché dalla zona speciale di conservazione “Boschi ripariali del Tronto”».
A parlare sono Antonio Nicoletti e Francesca Pulcini, rispettivamente responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente e presidente di Legambiente Marche. Il loro commento non lascia spazio a dubbi in merito alla decisione della Regione di creare il campo gara che va dal confine con la Provincia di Rieti fino al bacino idroelettrico di Trisungo, nel Comune di Arquata. «In questo tratto le misure di conservazione relative ai Siti Natura 2000 stabiliscono che qualsiasi attività che possa avere un impatto significativo sulla conservazione degli habitat e delle specie sia soggetta ad una valutazione d’incidenza. Chiediamo quindi alla Regione di farci sapere se questa valutazione è stata o meno effettuata visto che ciò potrebbe portare all’apertura di una procedura d’infrazione davanti alla Commissione Europea. Ci preme inoltre sapere se l’istituzione di questo campo di gara comporti anche l’immissione di trote, per la quale ricordiamo l’obbligo di attenersi alle normative nazionali che vietano la reintroduzione, l’introduzione e il ripopolamento in natura di specie e popolazioni non autoctone e alla stessa normativa Regionale vigente la quale fa esplicito divieto all’utilizzo di specie e di popolazioni alloctone».
Legambiente ricorda come qualsiasi attività non sostenibile in aree di pregio, come quelle situate all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e del vicino Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, rappresenterebbe una grave ferita all’integrità biologica delle popolazioni autoctone di trota mediterranea delle Marche e un grosso rischio per la biodiversità.
«Alla luce dei gravissimi danni ambientali che potrebbero verificarsi a causa di un’errata gestione delle attività di pesca sportiva, urge a livello regionale un cambiamento nelle politiche piscatorie -concludono Nicoletti e Pulcini- che tenga conto dell’osservanza della legislazione vigente e di un corretto approccio scientifico.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati