Dal sodalizio con Guzzini all’Italia del boom
Lenci, il guru mondiale del design
«Rivolgete le antenne al futuro»

ASCOLI - L'83enne decano del settore ha trascorso una settimana in città per supervisionare il brainstorming di "Design Week Experience": «Ho cominciato per caso, la mia passione vera era fare il pilota di aerei». Le sue creazioni in tutto il mondo. «Gli oggetti più importanti realizzati? Quelli apprezzati dai produttori»
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Fabio Lenci (foto di Andrea Vagnoni)

di Claudio Felicetti 

«Occorre avere le antenne sul futuro». Questo il mantra di Fabio Lenci, 83 anni, designer di fama internazionale nonché ispiratore e guida dei team di giovani studenti-ricercatori del “Design Experience Week 2018” organizzato dall’Unicam. E per essere chiaro aggiunge: «Il vero design è quello che incontra il successo del mercato e crea economia e cultura». E se lo dice il guru dei designer, che dal 1963 a oggi ha firmato circa 700 prodotti industriali seriali in diversi settori di mercato, e che ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti per i suoi progetti e per la sua attività professionale, tra cui uno dei più prestigiosi è il Premio ADI “Compasso d’Oro” alla carriera nel 2016, bisogna crederci.

Lenci con Massimiliano Guzzini

Un pioniere del design italiano, Lenci, che ha cominciato la sua attività negli anni fecondi e irripetibili del boom industriale. «A Roma era un’attività sconosciuta -ricorda il professore con la sua piacevole inflessione romanesca- a Milano invece c’era fermento, frutto anche di una cultura avanzata. Con la ricostruzione post bellica, in Brianza erano venuti fuori artigiani del mobile che tramite gli architetti portavano novità nel settore. Io ho cominciato per caso. La mia passione vera era fare il pilota di aerei -s’illumina-, ho preso il brevetto a 17 anni poi a 21 sono entrato in aeronautica. A 22 mi hanno congedato per un problema fisico avuto durante un’esercitazione. Mio padre era un costruttore edile di origine marchigiana, severo come i padri di una volta, e quindi dovevo fare sei chilometri al giorno per seguire l’attività. Vuoi la bicicletta, mi disse? Lavora in cantiere e te la compri. Così iniziai arredando appartamenti e poi ho cominciato a dare consigli ai mobilieri. E’ stato allora che ho conosciuto i cosiddetti designer, tutti del Nord Europa, che proponevano prodotti lineari e semplici, insomma i precursori dell’Ikea».
Quindi il fertile sodalizio con il marchigiano Virgilio Guzzini, una famiglia nota per i prodotti d’arredo innovativi, durato quasi 40 anni e conclusosi dopo la morte del noto imprenditore.
«Diedi tanti progetti a Virgilio -continua Lenci- poi abbiamo iniziato a collaborare. E’ stato un imprenditore che ha avuto coraggio e mi ha dato credito dal 1969 al 2008, una valanga di prodotti». Sono di questo periodo i suoi successi ottenuti con progetti innovativi nel settore bagno, introducendo, come co-fondatore della Teuco, lo sviluppo di nuove tipologie di prodotti e l’utilizzo di materiali innovativi.

«Quelli della Teuco -sottolinea con orgoglio- sono gli oggetti più riusciti, alcuni dei quali sono esposti nelle mostre di importanti musei internazionali, come il Museum of Modern Art di New York e quelli di Philadelphia, Pechino e Monaco di Baviera. Mi chiedono sempre quali sono i più importanti che ho realizzato, io rispondo sempre che sono stati quelli più apprezzati dai produttori».
Inevitabile il discorso sulla formazione universitaria, sull’importanza del coinvolgimento dell’imprenditoria e sulla necessità di fare esperienze. «Gli studenti partono dai dati, certe volte anche da temi troppo astrusi e complicati -spiega Lenci, forse riferendosi al metodo di ricerca degli studenti- io invece lavoro su commissione dell’imprenditore e devo conoscere tutto il sistema di materiali e tecniche. Loro si trovano in difficoltà a relazionarsi con le aziende poiché queste non investono sull’imprevisto. Sono pochissime quelle che investono sul futuro e quindi c’è uno scollamento con la formazione di questi ragazzi. Ho scritto in un mio libro che il design è uno scambio tra idealità e fattibilità, ma questa cultura in Italia ancora non c’è. Mancano i collegamenti tra le imprese che rischiano e le università. Però mi piace vederli lavorare insieme, scambiandosi informazioni ed esperienze, perché oggi è fondamentale lavorare in team: sono contrario a muri e barriere». «Quale il segreto per riuscire nel design? -conclude Lenci- La creatività è un elemento, ma da sola non basta. Un certo design è solo arte, il disegno vero è un’altra cosa, significa conoscenza, innovazione, funzione, forma e produzione. Certi ragazzi stanno facendo prodotti belli, ma devono avere sempre le antenne sul futuro. Non devono fermarsi alle app, ma andare oltre. Gli architetti designer? Noi e gli architetti in comune abbiamo solo la matita, lo spazio del design è il mondo, un altro mondo».

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