di Luca Capponi
Il lavoro della verità, a volte, può essere penoso. E nel labirinto che essa racchiude ci si può perdere, se chi dovrebbe dare una risposta resta muto perché dissolto, andato, scomparso nella nuvola dei giorni. C’è un’invocazione sottotraccia, una speranza mai sopita, una disperata ricerca d’aiuto nel titolo del nuovo spettacolo diretto da Stefano Artissunch, che dopo il fortunato debutto al teatro Ventidio Basso (gremito nel weekend per la doppia anteprima nazionale, inserita nella stagione di prosa Amat) si prepara a girare l’Italia.
“Mi amavi ancora…” è il titolo del pluripremiato testo scritto dall’autore francese Florian Zeller, che, in questa versione nata, cresciuta e prodotta tra le cento torri, vede protagonista il duo formato da Ettore Bassi e Simona Cavallari; una presenza quasi metafisica quella del primo, che ben restituisce l’atmosfera sospesa entro cui si sviluppa la vicenda, elettrica e vulcanica la seconda, costretta da sé stessa a “vagare” avanti e indietro tra presente e passato per dipanare una matassa mentale intricata dalla dipartita del compagno, affermato scrittore perito in un incidente. La tradiva con un’attrice trentenne (un’efficace Malvina Ruggiano) o, come sostiene il migliore amico di lui (Giancarlo Ratti, paterno e amorevole), sono tutte supposizioni dettate dall’addio inaspettato? Le lettere rivenute nel suo studio lasciano supporre ma non confermano…
E’ un gioco d’incastri a tratti spiazzante quello orchestrato da Zeller e riadattato con energia da Artissunch, che a colpi di flashback, ombre e cortocircuiti temporali, punteggiati dalle stupende musiche di un’altro ascolano doc, Dario Faini alias Dardust, dipinge un quadro fatto di “sliding doors” pronte a specchiarsi nelle risposte che piovono dal cielo come fogli di carta; cosa ci sia scritto sopra non è dato sapere perché il destino di alcune domande, purtroppo, è quello di restare intrappolate nel cuore come un urlo nella notte.
Il ricettivo pubblico del Ventidio ha dunque salutato con successo e affetto la prima del regista/attore sardo (ma ascolanissimo d’adozione), il quale al termine della recita non si è potuto sottrarre all’abbraccio del Massimo salendo sul palco a raccogliere gli applausi e a ricordare la compagine che ha reso possibile la partenza del progetto; dallo scenografo Matteo Soltanto fino al costumista Marco Nateri, passando per Danila Celani di Synergie Teatrali (che produce insieme ad Artisti Associati) fino a Giorgio Morgese, che ha curato il disegno luci.
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