«Ben venga il supporto romano, ma ad Ascoli devono decidere gli ascolani. Per questo proporrò la sottoscrizione di un documento sull’ascolanità». Parole e musiche del capogruppo di maggioranza Simone Matteucci che torna alla carica dopo la sua esclusione dalle consultazioni di Forza Italia di venerdì scorso al Bar Ideal e la successiva presa di posizione distensiva del senatore Andrea Cangini. Matteucci è però pungente.
«Ho conosciuto Cangini e ho seguito anche Fiori (il commissario regionale, ndr) -continua il capogruppo di “Ascoli con Castelli” e presidente della commissione consiliare “Servizi comunali”- non ho niente di contro di loro. Ma non penso che quando qualcuno se la vede brutta (il riferimento è al sindaco Guido Castelli?) chiami Roma in cerca di aiuto. Ascoli è degli ascolani e le decisioni devono essere prese qua. I panni sporchi si lavano in casa…Per questo proporrò un documento sull’ascolanità: i problemi della città li conosciamo noi e non le segreterie romane. Inoltre i candidati non devono essere scelti in base alla geografia (il riferimento è alla ripartizione tra i vari partiti come Lega, Fdi e Fi, ndr). Inoltre le scelte non devono essere dettate soltanto dai partiti, ma è necessario ascoltare anche i movimenti civici che hanno un peso sempre più forte nello scenario politico».
rp
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