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Il sindaco Guido Castelli all’addio,
dieci anni di un uomo solo al comando
«Non lascio opere incompiute,
le vittime del terremoto
mi hanno segnato la vita»

ASCOLI - «Lascio una città evoluta e non più immobile. Aperta alle relazioni esterne e sufficientemente smart. I conti sono in equilibrio». «La cosa più bella che ho fatto? Piazza Ventidio Basso senza il parcheggio». Estate deserto? «Certamente non potrà contare su calibri quali Sting, Bregovich e Bollani»
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Il sindaco Guido Castelli (Foto Vagnoni)

di Franco De Marco

Ancora sindaco per pochi giorni (si vota il 26 maggio con eventuale ballottaggio il 9 giugno), Guido Castelli sta preparando le valigie e, più “leggero”, pensa maggiormente a ciclismo e tennis sue passioni sportive. I suoi sono stati 10 anni, nel bene e nel male, vissuti molto intensamente sul piano amministrativo. Di sicuro Guido Castelli in questi dieci anni “ci ha messo la faccia”. Ha dimostrato di avere una forte personalità, un orizzonte culturale largo, tanto da “sfondare” anche nelle tivvù nazionali. Ha scritto pure due libri. L’errore più grande secondo chi scrive? Una gestione troppo in prima persona  che, forse, con maggiori deleghe reali ai suoi assessori, o almeno ad alcuni di loro, avrebbe potuto realizzare un più proficuo lavoro di squadra perché, il calcio insegna, la squadra è più importante del singolo. E’ stato un uomo solo al comando dentro al Palazzo. Tanto è vero che, terminato il mandato, non c’è un personaggio, della sua formazione assessorile, che può ricevere il “testimone” di primo attore. Dopo il 26 maggio (o il 9 giugno) cosa farà politicamente? Di sicuro rimane in pista. I pronostici lo danno favorito come candidato del centrodestra alla presidenza della Regione. Ma non tutti i passaggi sono ancora definiti. Molto dipenderà anche dal dopo voto amministrativo ed europeo.

Quali opere pubbliche, già progettate o avviate, secondo lei, dovranno essere portate a termine dalla nuova Amministrazione?

«Lasciamo in dote opere pubbliche finanziate e progettate per venti milioni di euro. Sono molte e strategiche. Penso al ponte di Monticelli e al parco fluviale che assorbono risorse per 12 milioni di euro. Di sicuro interesse sarà anche la pavimentazione di corso Trento e Trieste e di piazza S.Agostino. Per l’elenco completo rimando al sito www.tuttoquellocheconta.it. Sarebbe davvero troppo lungo fare l’elenco».

Che Ascoli lascia in senso generale? 

«Una città evoluta e non più immobile. Aperta alle relazioni esterne e sufficientemente Smart. I problemi non mancano, sia chiaro, ma un dato è incontrovertibile: Ascoli è progredita in questi dieci anni.  Le criticità maggiori di Ascoli sono lavoro, carenza di collegamenti (ferroviari, autostradali, eccetera), e la scarsità di abitazioni per le giovani coppie. Tre problemi risalenti nel tempo e che non dipendono (salvo l’ultimo) dal livello comunale».

Quali incompiute e perchè?

«Con la consegna della Tribuna Est dello stadio Del Duca posso dire, con orgoglio, che non lasciamo incompiute. Chi verrà dopo di noi (al contrario di quanto capitò a me nel 2009) potrà vivere di rendita  per tutto il prossimo mandato».

Chi verrà dopo di lei troverà un bilancio bloccato senza possibilità di spesa o con disponibilità adeguate per eventuali immediate scelte?

«Abbiamo affrontato le emergenze finanziarie indotte dalla crisi e superato le gravissime conseguenze determinate dalla chiusura di Relluce che dal 2015 in poi ha privato il bilancio del nostro Comune di parecchie risorse.  Ci siamo riusciti ed il Comune è in equilibrio. I conti sono in ordine ma la prudenza resta un obbligo: lo Stato centrale è stato crudele con i Comuni in questi anni ( ad Ascoli i tagli ammontano a circa dieci milioni) e le risorse vanno comunque centellinate».

La nuova tribuna est dello stadio “Del Duca”

Per l’estate prossima quali eventi sono stati previsti o c’è il rischio, causa passaggio di testimone, di un’estate deserto?

«Le contingenze elettorali, da che mondo e mondo, producono effetti che inevitabilmente si scaricano sul periodo di transizione tra un’Amministrazione uscente e quella entrante. La prossima estate certamente non potrà contare su calibri quali Sting, Bregovich e Bollani».

 

Quale il rammarico più grande dopo 10 anni di lavoro?

«In qualche caso avrei dovuto controllare di più e meglio l’operato di qualche collaboratore. Sono solito fidarmi ma nel caso, ad esempio, dell’illuminazione a Led, dovevo essere più attento. Ho sempre condiviso la strategia della sostituzione delle lampade a incandescenze con i led. I principi del rispetto della natura e del risparmio energetico sono obblighi ineludibili ma siamo stati costretti ad una serie di correzioni e integrazioni che non sarebbe state necessarie se il piano iniziale fosse stato più equilibrato».

Piazza Ventidio Basso

La cosa più bella che ritiene di aver fatto?

«Difficile dire a quale dei figli vuoi più bene. Sono tutti uguali per un genitore anche se devo confessare di avere un debole per piazza Ventidio Basso. Ricordo ancora le proteste di chi volle insorgere per l’eliminazione del parcheggio. Tenni duro e oggi quello spazio è tra i più belli della città».

Quella più brutta che ha vissuto?

«Il 24 agosto del 2016,  all’interno della camera mortuaria del nostro ospedale, ho visto madri inebetite dal dolore accarezzare i corpi dei propri bambini privi di vita. Ho ancora negli occhi lo sguardo di queste donne devastate e incredule. Ho assistito all’arrivo di decine di cadaveri provenienti da Pescara del Tronto e da Arquata che i nostri uffici cimiteriali hanno dovuto certificare in sostituzione del Comune guidato da Aleandro Petrucci raso al suolo dal sisma e ormai privo di operatori amministrativi. Quell’esperienza ha segnato la mia vita irreversibilmente e mi ha fatto capire quanto siano importanti le istituzioni comunali nella vita delle persone».

 

 


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