Slow Food premia l’Osteria del Castello:
è tra le migliori d’Italia
Una storia di rinascita dal sisma

ARQUATA DEL TRONTO - L'attività guidata da Salvatore Bracciani e Cristina Diaconu era stata demolita dopo le scosse di agosto e ottobre 2016. Due anni dopo la ripartenza nella "Cittadella" di Pescara: «Le difficoltà sono tante anche adesso, ma non molliamo». Nel Piceno premiata anche l'Osteria Ophis di Offida
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I nuovi spazi dell’Osteria del Castello

di Luca Capponi 

L’atteso volume edito da Slow Food uscirà il 16 settembre, ma la lista è già nota. “Osterie d’Italia 2020”, tra le guide più rinomate (ha ben 30 anni di vita) e attese, stavolta ha assegnato la fatidica “chiocciola”, il contrassegno distintivo, a ben 268 strutture in tutta Italia. Tra di esse, 8 si trovano nelle Marche.

Buon cibo ad Arquata

Simbolica la presenza nel lotto dell’Osteria del Castello di Borgo di Arquata, storica attività che ha subito in pieno il dramma del sisma e che grazie alla tenacia è ripartita. Da maggio, infatti, ha riaperto nella “Cittadella delle attività” di Pescara del Tronto dopo che l’edificio originario è stato messo ko dalle due letali scosse del 24 agosto e del 30 ottobre 2016. Una sequenza tremenda per molti arquatani. L’Osteria del Castello non ha fatto eccezione, dopo avere perso praticamente tutti i mezzi utili a tirare avanti; tavoli, frigoriferi, forni, camini. Per fortuna, oltre alla voglia di resistere, il terremoto non ha portato via la bontà e l’amore per il buon cibo, che nel nuovo spazio sono sempre presenti, oltre ad alcuni ricordi che Salvatore Bracciani e Cristina Diaconu (marito e moglie al timone del ristorante) sono riusciti a salvare dalla vecchia sede, attiva dal lontano 1956 quando la madre di Salvatore aprì una locanda in loco.

Il vecchio edificio demolito a Borgo

«Ripartire è stata dura -racconta proprio Salvatore- e tuttora lo è. Ho ereditato la struttura nel 2013 decidendo di separarla dall’attività ricettiva dell’hotel. Dopo un paio d’anni di gavetta avevamo carburato ma il terremoto ha cambiato tutto. Nel 2018 siamo riusciti a riaprire nella cittadella ma siamo poco visibili dalla strada, non c’è la possibilità di posizionare cartellonistica lungo la Salaria a causa dei lavori e la stessa, con ben quattro semafori, non favorisce di certo il raggiungimento di Pescara. Non solo d’inverno, anche a luglio qui sono venuti in pochi. Ma non molliamo, e continuiamo a curare i prodotti e i menù di questa nostra cucina “di frontiera”, come abbiamo sempre fatto. Dopo il terremoto i clienti chiedono di più amatriciana e gricia, di cui io propongo una versione leggermente diversa».

Daniele Citeroni Maurizi di Ophis

Insieme all’Osteria del Castello, nella lista di Slow Food trova posto anche la rodatissima Osteria Ophis con lo chef Daniele Citeroni Maurizi a fare da anfitrione di golosità: un’inserimento che sa di conferma per una delle realtà più apprezzate dai buongustai piceni e non solo.
Gli altri fregi regionali sono andati all’Agra Mater di Colmurano (Macerata), Da Maria di Fano, il Gallo Rosso di Filottrano (Ancona), Zanchetti di Fossombrone (Pesaro-Urbino), Vino e Cibo di Senigallia e all’Osteria dell’Arco di Magliano di Tenna (Fermo).


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