I farmacisti tornano
a fare le medicine

ASCOLI - Lo annuncia Ido Benigni, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Ascoli-Fermo, nella cui sede centrale è stato realizzato un laboratorio galenico con dieci postazioni. «L’intento è quello di rimettere il farmacista al centro della professione.  I vantaggi per l’utente vanno dal ridurre gli sprechi all’offrire un prodotto mirato». Sui farmaci equivalenti: «Una grande opportunità farmacologica ed economica per il cittadino». Sulla “salute” della categoria: «Su 700 iscritti, 30 sono disoccupati. La redditività della professione è scesa di molto»
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Ido Benigni nel laboratorio galenico

di Maria Nerina Galiè

Da quando è in carica, come presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Ascoli e Fermo nel 2005, Ido Benigni ha un pallino in testa: che lui e i suoi colleghi non siano soltanto dispensatori di medicine, ma tornino a farle. Un po’ come si faceva una volta ma avvalendosi di studi e tecnologie di ultima generazione. Ed ora è pronto nella sede interprovinciale di corso Vittorio Emanuele, ad Ascoli, un nuovissimo laboratorio galenico, realizzato con le quote versate annualmente all’Ordine dagli stessi professionisti.

Il dottor Ido Benigni

Ci sono 10 postazioni per altrettanti partecipanti ai corsi, il primo dei quali partirà a gennaio, si protrarrà per 6 o 7 fine settimana e varrà crediti per un intero anno. «L’intento è quello di rimettere al centro della professione il farmacista – precisa il presidente – con le competenze acquisite con anni di studio e lavoro. Sono poi molteplici i vantaggi per l’utente – aggiunge – che potrà così sentire di più la nostra vicinanza. E vanno dal ridurre gli sprechi, se occorrono 30 pasticche non bisogna per forza comprare due confezioni da 20, all’offrire un prodotto mirato, secondo l’indicazione del medico». Non inventeranno nulla i farmacisti in laboratorio, spiega Benigni, poiché le sostanze chimiche e fitoterapiche che utilizzeranno sono contemplate nella farmacopea riconosciuta dall’Unione Europea. «Andremo a produrre – continua il farmacista – medicinali e integratori più specifici per l’esigenza del paziente. Possiamo ad esempio portare al 5 per cento il principio attivo per una crema anti infiammatoria. Tutto questo porterà ad una maggiore collaborazione tra medico e farmacista e il cittadino si potrà sentire ancora più seguito».

Il discorso scivola inevitabilmente sui farmaci equivalenti che il presidente dell’ordine dei medici difende a spada tratta: «Gli equivalenti sono per il cittadino, il cui interesse primario è alla base del nostro statuto, una grande opportunità farmacologica ed economica». Hanno infatti, per definizione, le stesse caratteristiche farmacologiche e terapeutiche dei medicinali di marca, sono bioequivalenti (contengono lo stesso principio attivo e nella stessa quantità), non cambiano forma e via di somministrazione. Possiedono uguali efficacia clinica per il numero di unità posologiche, indicazioni e controindicazioni. Sono sottoposti agli stessi controlli. «Sono addirittura più controllati», afferma Benigni.

Eppure gli equivalenti hanno un prezzo inferiore anche del 60% rispetto a quelli di marca e può sorgere il dubbio che i farmacisti tendono a non promuoverli perché ci guadagnano meno. «Non è assolutamente vero – sostiene Benigni – perché noi abbiamo uno sconto di circa il 30% su tutti i farmaci. Li vendiamo a meno ma li paghiamo anche ad un prezzo più basso. Quindi per noi è la stessa cosa». Resta comunque il fatto nelle province di Ascoli e Fermo l’Ordine annovera su 700 iscritti 30 farmacisti disoccupati. Come mai? «E’ scesa di molto la redditività – risponde Benigni -. Di media prima ogni ricetta aveva per noi un valore di circa 21 euro, oggi siamo a 12. Ci sono farmacie che falliscono o che sono costrette a ridurre il numero dei dipendenti. I farmaci molto costosi sono gestiti direttamente dalle Aziende Sanitarie».


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