di Giorgio Tabani
(fotoservizio di Andrea Vagnoni)
Non mancava nessuno. Tutte le autorità cittadine, civili e religiose, hanno risposto con entusiasmo all’invito della presidente del Fai Marche Alessandra Alesiani Stipa e del presidente della Fondazione Carisap Angelo Davide Galeati. L’occasione è stata l’inaugurazione della nuova sede regionale, con il trasferimento dal cinquecentesco Palazzo Malaspina, di proprietà comunale, allo splendido esempio di stile eclettico di Palazzo Bazzani, storica sede Carisap, con un contratto di comodato d’uso gratuito del secondo piano, dove trova posto lo straordinario Salone delle Adunanze con un soffitto ligneo a cassettoni realizzato dall’ebanista fiammingo Antonio Moys d’Anversa tra il 1560 ed il 1567.
A impreziosire l’evento, la lectio di Fabio Mariano dal titolo “Cesare Bazzani. L’architettura nell’eclettismo delle Marche”. Il professore, ordinario di Restauro Architettonico all’Università Politecnica delle Marche, è un importante studioso di Storia dell’Architettura e della Città, di cui si è occupato negli ultimi 30 anni promuovendo la conoscenza, la valorizzazione e il restauro del patrimonio storico monumentale delle nostra regione.
«L’eclettismo non è uno stile, ma un modello progettuale – ha esordito Mariano. Infatti vuol dire scegliere nel catalogo degli stili storici alcuni elementi da riassemblare poi in una sintesi nuova adatta a una funzione moderna». L’eclettismo è un fenomeno europeo legato alla ricerca e alla costruzione di un’identità nazionale da parte dei vari popoli, ancor più pressante in paesi di recentissima unificazione come l’Italia. La Francia con il suo gotico due-trecentesco, la Germania con la grecità legata allo sviluppo del suo spirito filologico, l’Inghilterra con il gotico verticale Tudor sono alcuni degli esempi più noti.
Un grande esempio, legato al nostro territorio, è quello dell’architetto Giuseppe Sacconi, nato a Montalto delle Marche il 5 luglio 1854. Al suo notevolissimo talento si deve, fra gli altri, il progetto del Vittoriano a Roma. Uno dei suoi allievi è Cesare Bazzani, è stato un architetto e ingegnere italiano. Accademico d’Italia, diventa uno dei maggiori e più prolifici (anche a causa della sua affiliazione alla Massoneria) artefici dell’architettura pubblica italiana del primo ‘900. Architetto e ingegnere, arriva nei suoi riusciti progetti a conciliare la modernità con la tradizione. Antico monastero delle clarisse, il Cda della Cassa di Risparmio decide di acquistare il futuro Palazzo Bazzani nel 1911. Demolito e ricostruito, fu terminato nel 1915.
Il presidente Galeati nel suo intervento introduttivo ha fatto un breve excursus storico sul ruolo svolto, dalla Cassa di Risparmio prima (già dal 1842) e dalla Fondazione poi (dal 1992), nel sostegno della comunità ascolana in senso filantropico. Con il trasferimento degli uffici della Fondazione presso l’ex Cinema Olimpia, si è concretizzata la possibilità di aprire le porte al pubblico mostrando le bellezze del Palazzo, arricchite dalle interessanti collezioni di volumi di Alighiero Massimi e Michelangeli Prosperi.
La presidente Stipa ha tenuto a ringraziare tutte le autorità presenti: il prefetto, la vicepresidente della Regione, il questore, i comandati della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, il vescovo, il direttore della Scuola di Architettura e Design dell’Unicam, oltre all’ex sindaco. Sono poi stati rievocati i 30 anni di presenza del Fai nelle Marche, che si concretizza non soltanto nelle Giornate di apertura appuntamento fisso di ogni stagione ma in un impegno costante per la condivisione della bellezza del territorio. Un esempio per il Piceno è l’impegno per la riapertura della piscina termale con relativa grotta sudatoria di Acquasanta.
Un esempio di tenacia, amore ed entusiasmo lodato dal prefetto Rita Stentella. La vicepresidente della Regione Anna Casini ha espresso la sua emozione per la presenza dei 7.000 volumi del suo preside Massimi, uomo di vastissima cultura di cui ricorda ancora gli interventi e le interrogazioni in classe, di qualunque disciplina. Monsignor d’Ercole ha sottolineato l’importanza della cultura e della sua centralità: «Solo dove c’è sete di bellezza, c’è sete di bontà, giustizia e pace».
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