Una rissa furibonda scoppiata quasi all’alba per una presunta offesa ad una ragazza dopo una lunga serata tra musica a tutto volume e tantissima gente in cui non era mancato l’arrivo (per due volte) della Volante della Polizia. E’ questo che hanno ricordato questa mattina al Tribunale di Ascoli, di fronte al giudice Matteo Di Battista, alcuni testimoni (tra cui un poliziotto e l’ex gestore del locale) sui fatti accaduti il 21 maggio 2017 all’ex locale denominato “Cantina 79” in corso Trento e Trieste.
Il Tribunale di Ascoli (Foto Vagnoni)
A giudizio (leggi l’articolo) sono finti tre residenti nel teramano e un ascolano difesi dagli avvocati Silvia Morganti, Alessandro Scendoni e Cristiano Annibali e Monica Di Blasio. Mentre l’aggredito si è costituito parte civile. Come detto la lite scoppiò a serata quasi finita quando erano rimasti nel locale soltanto poche persone come ha ricordato l’ex barista. Ma un’offesa di troppo alla ragazza di uno dei presenti fece scoppiare il finimondo culminato con sgabellate, ferimenti e botte a orbi con la vittima costretta a rinchiudersi all’interno del bagno del locale per sfuggire alla furia degli altri. Anche il barista fu costretto a chiudersi dentro per evitare di finire in mezzo alla rissa.
«Volevo denunciare per violenza privata visto che non potevo uscire», ha detto al giudice. Anche il poliziotto della Volante ha ricordato che intorno alle 2,30, a causa delle proteste dei residenti, aveva chiesto al gestore di abbassare la musica che andava a tutto volume e iniziare a far defluire la tantissime persone presenti facendo presente che dopo un’ora sarebbe ripassato. Al successivo controllo la musica era stata abbassata, ma c’era ancora tanta gente. Fino al finale da “far west”. Il processo è stato poi aggiornato al prossimo 9 marzo.
rp
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