I maestri di sci ascolani insistono:
«Nuovo direttivo per un Cotuge diverso»

ASCOLI - Gli addetti ai lavori all'attacco dell'attuale governance anche per il progetto del nuovo impianto di risalita: «Ha un’idea di sviluppo della nostra montagna completamente errata ed insostenibile. Saranno in grado gli enti consorziati di versare ogni anno centinaia di migliaia di euro in più per mantenerlo?»
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La partenza della seggiovia

«Noi maestri di sci ascolani chiediamo che l’attuale Consiglio d’Amministrazione venga sostituito in toto per una serie di motivi. In primo luogo perché ha sbagliato l’aggiudicazione della gara di appalto degli impianti di Monte Piselli ed ha poi provato ad assicurarsi la continuità della poltrona tentando di trascinare  gli ignari (speriamo) enti consorziati  in una procedura decisionale non conforme allo statuto in quanto probabilmente “viziata  da illegittimità e quindi annullabile”».

I maestri di sci tornano all’attacco (leggi l’articolo) dopo l’assemblea dei giorni scorsi del Cotuge finita in un nulla di fatto (leggi l’articolo).

«Un Cda -insistono gli addetti ai lavori- che, in un contesto ordinario ha commesso errori così gravi, è in grado di affrontare i gravissimi problemi che il turismo delle aree montane dovrà affrontare nel dopo-pandemia? Noi riteniamo di no. In secondo luogo riteniamo che l’attuale cda abbia un’idea di sviluppo della nostra montagna completamente errata ed insostenibile. E’ previsto nel piano economico finanziario 2019-2023 del Cotuge, che il suo presidente sostiene strenuamente, il progetto di un grande impianto di risalita da San Giacomo a Monte Piselli».

Il presidente del Cotuge Enzo Lori

Perché? «Un impianto del genere – affermano i Maestri – porterebbe al sicuro fallimento del Cotuge con conseguente chiusura della stazione perché comporta insostenibili costi di funzionamento. Si tratta di circa 400-500.000 euro all’anno. Sono cifre insostenibili per la dimensione dell’ente. E’ un’enormità rispetto agli attuali 124.000 euro di contributi versati annualmente dagli enti consorziati per pareggiare il bilancio del Cotuge.

Saranno in grado gli enti consorziati di versare ogni anno centinaia di migliaia di euro in più per mantenere il nuovo impianto? In caso contrario  il fallimento sarebbe inevitabile. E’ già accaduto nel vicino Abruzzo, a Prati di Tivo, a causa degli elevati costi di gestione della funivia che è proprio della dimensione di quella qui ipotizzata. Per questi motivi noi consideriamo il progetto del Cotuge sovradimensionato ed insostenibile.

Inoltre riteniamo altrettanto essenziale, perché ci sia un futuro credibile e sostenibile per la stazione e la montagna tutta, una “apertura” dell’Ente tramite l’istituzione di un organo di indirizzo (con ruolo consultivo ma istituzionale) che, raccogliendo i contributi dei portatori di interesse e competenze, sintetizzi e proponga una seria strategia di sviluppo.

Auspichiamo – concludono – perciò in tal senso un nuovo inizio del Cotuge, con una nuova dirigenza che si attivi immediatamente per realizzare le modifiche di cui sopra. Dirigenza da individuarsi rispettando l’iter prescritto dallo statuto quindi previa chiara individuazione e presentazione formale presso la sede del Cotuge di una rosa di candidati con curriculum vitae di ciascuno, piano programma e obiettivi, il tutto da presentare e votare in assemblea nel rispetto dell’esigenza di trasparenza dell’azione amministrativa».

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