Controreplica del sindaco di Castel di Lama, Mauro Bochicchio, dopo l’intervento dei consiglieri comunali Cinzia Peroni e Vincenzo Camela che avevano detto la loro sulla questione della “sentenza Le Querce” in seguito alle accuse del primio cittadino. Si tratta di una vicenda che, da diversi giorni, sta facendo discutere gli ambienti politici di Castel di Lama, e non solo.
La lettera aperta di Bochicchio:
«Comprendo che ammettere di aver sbagliato non è semplice. Comprendo che chiedere scusa è politicamente complesso, ma arrivare al punto di raccontare una marea di bugie per cercare di salvare la faccia è uno stile in cui proprio non mi riconosco.
Sono così nuovamente costretto a tornare sul “caso distributore”, onde evitare che le bugie prendano il sopravvento su degli atti politici-amministrativi che non lasciano spazio alle interpretazioni.
La prima bugia di Cinzia Peroni e di Vincenzo Camela è quella di definirsi “totalmente estranei ai fatti” perché la vicenda risale al 2006, quando entrambi non sedevano in Consiglio comunale.
Ricordo ai due smemorati che l’istanza con la quale Gaudenzio Lunerti ha chiesto il rilascio del permesso a costruire riporta la data del 16/09/2009 e tutte la vicende giudiziarie che ci hanno visto sempre soccombere partono nel 2010, quando entrambi sedevano in Consiglio comunale sui banchi della maggioranza. Nulla sposta quindi il fatto che nel 2007 una richiesta simile era stata già respinta. Nulla sposta il parere di una commissione edilizia su una precedente istanza, peraltro mai rilasciato, quando la stessa veniva superata dalla nuova del 2009.
Questo lo dice pure il responsabile dell’area tecnica che il 24/10/2010 negava il permesso a costruire facendo esclusivamente riferimento alla delibera di giunta n° 55 del 19/04/2010 e senza mai accennare alle vicende precedenti. Quella delibera rappresenta quindi un atto di indirizzo politico chiarissimo che soprattutto Vincenzo Camela, che era assessore, non può disconoscere visto che era presente e lo ha votato.
La seconda bugia riguarda l’accantonamento delle somme a bilancio sulla quale Peroni e Camela fanno volutamente confusione. La mia critica si riferiva al mancato impegno a bilancio delle somme necessarie alla difesa dell’ente. Nel periodo 2010-2014 la giunta deliberò due volte di resistere al Tar alle lecite istanze di Lunerti impegnando complessivamente 1.500 euro: 1.000 euro con delibera n° 95 del 2010 e 500 con delibera 59 del 2012. Quelle cause, come tutti sapevano, in realtà costarono alla collettività molto di più. Quella del 2010 costò 7.920 euro e fu liquidata con determina n° 210/2015. Quella del 2012 costò ben 30.000 euro, poi scontata del 25% nel 2017 grazie ad un accordo fatto dal commissario prefettizio (delibera n° 20-2017) che si trovò sul tavolo prestazioni legali del valore di ben 105.000 euro (+iva 22% e Cpa 4%) mai pagate e mai impegnate a bilancio. Insomma quando in maggioranza vi erano Peroni e Camela c’era il brutto vizio di andare in giudizio accantonando somme a bilancio ridicole lasciando poi al malcapitato di turno l’onere di pagare le decisioni prese da altri.
Altrettanto ridicola è anche l’accusa che mi viene rivolta di non aver accantonato le somme per il risarcimento del danno quando ero consigliere di minoranza. L’accusa è davvero bizzarra soprattutto perché entrambi, assieme a tutta la maggioranza, con delibera di consiglio comunale n° 11/2014 bocciarono la proposta delle minoranze di creare un apposito capitolo di bilancio deputato ad accantonare le somme necessarie a risarcire il così detto “danno da ritardo” che il Tar con la sentenza del 2014 aveva già anticipato e che si sarebbe potuto quantificare al momento del rilascio del permesso a costruire.
Di fronte a tutti questi atti non comprendo come si faccia ad affermare di essere completamente estranei alla vicenda. Forse si farebbe più bella figura una volta tanto ad ammettere le proprie responsabilità politiche, ma forse questi dinosauri della politica non l’hanno proprio nel loro Dna».
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