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Il ponte di Brecciarolo priorità tra le opere pubbliche: non rischia di crollare, ma… (Le foto)

ASCOLI - Argini crollati, gabbioni andati, pilone centrale eroso sul fondo: il lavoro di rimessa a nuovo del ponticello di Brecciarolo era in cima alla lista del Piano triennale delle opere pubbliche stilato dal Comune a fine gennaio e poi rimasto incompiuto anche a causa della pandemia. Il parere di un ingegnere edile: «Il ponte non è a rischio crollo, ma il fondo del perno non può restare scoperto ancora a lungo»
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di Andrea Pietrzela

(foto di Andrea Vagnoni)

Il ponte di Brecciarolo, ad Ascoli, versa in condizioni critiche. Il Comune lo sa e lo ha messo in cima alla lista dei lavori di “conservazione del patrimonio” nel Programma triennale delle opere pubbliche 2020-2022. Noi, attraverso la rubrica Luci sulla città, questa settimana abbiamo provato a… fare luce sullo stato decadente del ponte di Brecciarolo anche grazie all’aiuto di un professionista del settore che preferisce restare nell’anonimato e che ci ha fornito un’analisi tecnica delle condizioni in cui versa l’opera in attesa di essere riqualificata. Il ponte, parte della pista ciclo-pedonale della città, è chiuso al traffico ormai da mesi ed è delimitato per metà da undici transenne che probabilmente racchiudono anche l’area dentro la quale rischierebbe di precipitare, in caso di crollo, un palo della luce che attualmente si trova in una condizione di equilibrio precario. Ma questo è soltanto l’ultimo dei problemi del ponticello di Brecciarolo.

IL PERNO – Problema numero uno: il pilone centrale. Con il fiume in secca e dalle foto che abbiamo scattato, si può vedere chiaramente che il perno del ponte è scavato, eroso sul fondo. Tradotto: l’appoggio sul letto del fiume non è totale. «Qualche anno fa non era così – ci spiega il nostro esperto – anche se i pali sono costruiti sull’argilla, quindi credo che non possano abbassarsi. Il ponte non dovrebbe essere a rischio crollo». Una buona notizia, nonostante le apparenze. «Ma il fondo non può restare scoperto troppo a lungo, perché con il tempo la situazione andrebbe a peggiorare. Gli 8 cilindri di sostegno sotto al pilone (4 per lato) devono essere coperti». Una possibile soluzione? «Andrebbe abbassata la fondazione, oppure più semplicemente si potrebbe fare una briglia per favorire nel tempo una sedimentazione, magari inserendo anche un po’ di materiale arido. Così il livello dell’acqua sul fondo si alzerebbe ed andrebbe a ricoprire la fondazione».

I GABBIONI – Problema numero due: i gabbioni. Un gabbione, in ingegneria, è un contenitore di rete metallica riempito di ciottoli e pietre. Il suo scopo, nella protezione dei fiumi, è quello di proteggere le sponde dall’erosione causata dallo scorrere dell’acqua. Sotto il ponte di Brecciarolo, i gabbioni non ci sono più. Nelle foto sono visibili i resti delle reti metalliche ed alcune grandi pietre sparse qua e là. Segno che da quando i gabbioni sono crollati, non sono stati più ripristinati. Probabilmente «hanno ceduto durante l’ultima piena, quando a causa di una forte pioggia che ha fatto arrivare il livello dell’acqua fino a sotto il ponte, il rischio di straripamento è stato concreto: di fronte ad una situazione simile, adesso – commenta il nostro esperto – la struttura non so se riuscirebbe a tenere botta».

GLI ARGINI – Problema numero tre: gli argini. Che hanno ceduto e che si trovano in corrispondenza dei punti in cui “poggia” la struttura: all’inizio e alla fine del ponte, parte del terreno sottostante ha ceduto. Anche qui le cause sono da ricercare nelle forti ondate d’acqua. «Il terreno ora è più basso su entrambi i lati e gli argini sono crollati. Il lavoro di manutenzione qui sarà fondamentale e farà la differenza. Il piccolo torrente durante l’anno si asciuga, ma ci sono dei momenti in cui il livello dell’acqua può alzarsi drasticamente: l’ultima volta non ha superato il ponte solo perché è riuscito a scavare sotto e a crearsi spazio erodendo appunto gli argini». Che ora, però, hanno bisogno di essere rimessi in piedi.

IL LAMPIONE – Problema numero quattro, collegato al problema numero tre: il palo della luce che pende verso il letto del fiume. Presumibilmente quando sono stati erosi gli argini, lo spostamento di terreno ha causato una forte inclinazione di un lampione sul lato ovest del ponte. La terra, scivolando via, ha lasciato semiscoperta – e ben visibile – la base del lampione, che ora non è più ben conficcato nel terreno e sostenuto a dovere. Il movimento della terra ha provocato un movimento del “lampione di Pisa”, che si è inclinato ma che per fortuna è rimasto in piedi.

I FONDI – Per rimettere in ordine tutto questo sono stati stanziati dei fondi di 250.000 euro. C’è anche abbastanza urgenza: la priorità dell’intervento è di livello 1. Ma i lavori, che dalla stima sarebbero dovuti iniziare lo scorso febbraio e durare un paio di mesi, sono stati bloccati causa pandemia. Ad oggi le tempistiche sono inevitabilmente cambiate, ma il segnale della forte attenzione che l’Amministrazione comunale ha riservato a questo piccolo ponte lascia ben sperare: noi continueremo a monitorare la situazione per capire quando l’intervento potrà finalmente essere realizzato.

 

 


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