Galanti (Pmi-Autotrasporto):
«In arrivo 6.000 autisti esteri,
ma come sono stati formati?»

ASCOLI - Il settore entro pochi anni avrà un fabbisogno di 20mila persone. L'appello del segretario nazionale: «Garantendo le giuste redditività alle imprese si potrà tornare ad invogliare i nostri giovani a recuperare una classe autisti che si è sempre contraddistinta in qualità e professionalità non solo in Italia ed in Europa, ma dovunque»
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di Renato Pierantozzi
Autotrasporto sempre più al centro dell’attenzione tra rischio lockdown e mancanza di autisti.
Dopo l’appello rilanciato anche dal segretario nazionale della Pmi-Autotrasporto, l’ascolano Roberto Galanti, su Cronache Picene (leggi l’articolo), il governo sta per aprire le porte a 6mila autisti esteri su un fabbisogno del settore di circa 20mila unità.
Ma non mancano le perplessità rilanciate nuovamente dallo stesso Galanti.
«È stato pubblicato -dice il segretario della Pmia- sulla Gazzetta Ufficiale il DPCM 2020 con cui sono state fissate le quote dei lavoratori stranieri che per l’anno 2020 possono fare ingresso in Italia per lavorare.

Roberto Galanti

Come negli anni precedenti, il Decreto fissa una quota massima di ingressi pari a 30.850 unità, 6.000 di queste “quote”, novità del 2020, vengono riservate alle assunzioni nei settori dell’autotrasporto di cose per conto di terzi, dell’edilizia e turistico-alberghiero per cittadini dei Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria».

In particolare dei suddetti 6.000 ingressi, 4.500 sono riservati ai lavoratori cittadini di Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia – Herzegovina, Corea (Repubblica di Corea), Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Repubblica di Macedonia del Nord, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Ucraina.
«Non è sufficiente avere la patente di guida -dice però Galanti-, è necessario verificare se i nuovi transumanti sono a conoscenza delle normative italiane in materia di trasporto, e, condizione minima, la conoscenza parlata e scritta della lingua Italiana.
Qualcuno sostiene che la carenza di autisti (in Italia da qui a poco tempo ne serviranno circa 20.000) è il risultato della negligenza degli anni passati.
Invece di investire nel settore per renderlo migliore ed appetibile ai più giovani, si è scelto il principio dello sfruttamento della manodopera basso costo.

Galanti con il ministro Paola De Micheli

Essere coscienti che a breve ci sarà la necessità di avere un numero elevato di autisti non può significare pescare nel “mucchio”».

Tra i requisiti per guidare un “bisonte della strada” c’è anche il possesso della “carta di qualificazione del conducente” (CQC) che, secondo la norma dovrebbe essere conseguita entro un anno dall’ingresso
«Quindi per un anno cosa ne facciamo del parcheggio autisti extracomunitari se non si possono utilizzare? -si domanda Galanti-
E’ necessario creare le condizioni perché questi giovani aspiranti autisti non abbiano a sostenere dei costi eccessivi per le formalità.

La formazione obbligatoria prevista secondo le leggi italiane deve essere fatta veramente ed in modo serio. Oggi in Italia (per i nostri giovani per iniziare la professione hanno un costo che si aggira intorno ai 6/7 mila euro. Domanda: un extracomunitario che entrerà con il decreto

Camion in coda in A14

flussi, se deve attendere mesi prima di mettersi alla guida stante l’obbligo di alcuni documenti, come fa a sostenere le spese? Come riuscirà a fare la formazione obbligatoria e necessaria per l’autotrasporto se (come prevedo) ha carenze nel capire la lingua italiana? La presenza sul territorio Italiano prevede tra l’altro il possesso del permesso di soggiorno e deve comunque avere un domicilio (o residenza) in un’abitazione e non sul mezzo, come spesso accade per qualche azienda che addirittura fa pagare l’affitto della cabina (detratto dallo stipendio e in nero).

Chi ha permesso o alimentato, senza necessari controlli, la fuga nei paradisi di molte nostre imprese, è responsabile, in buona parte, del disastro trasporto. Il decreto flusso non può essere vista, anche se non si legge in chiaro, ma si ipotizza, una sorta di sanatoria».
Quale potrebbe essere la soluzione allora?
«Senza entrare troppo nel merito delle valutazioni sul decreto flussi -conclude il segretario Galanti- è necessario sicuramente di restituire la dignità ad un settore e per esso anche ai propri autisti. Non importiamo manodopera della quale non si conosce nulla o quasi, ma, in un contesto più globale, garantendo le giuste redditività alle imprese, probabilmente si potrà tornare con contratti mirati, ad invogliare i nostri giovani a recuperare una classe autisti che si è sempre contraddistinta in qualità e professionalità non solo in Italia ed in Europa, ma dovunque»

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