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La dirigente dell’Isc di Ragnola:
«Ci siamo sempre distinti
nel dialogo e rispetto reciproco
scuola-famiglia»

SAN BENEDETTO - La professoressa Laura D'Ignazi replica alla lettera aperta di un genitore che aveva lanciato l'allarme riferendosi alla positività di due genitori di una bambina che frequenta la classe della figlia. E precisa: «Falsi la tempistica dei fatti e il numero dei bambini. Non mi sottraggo al confronto, ma non sono mai stata interpellata su questo problema»
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In riferimento al grido di allarme di un genitore di un bambino di prima elementare, nelle lettera aperta pubblicata da Cronache Picene il 5 novembre di un genitore della scuola Primaria di Ragnola, a San Benedetto, interviene la dirigente dell’Isc, Laura D’Ignazi, la quale precisa che «questa piccola comunità scolastica si è sempre distinta per la qualità della relazione scuola/famiglia, caratterizzata dal dialogo e dal rispetto reciproco, presupposti che non riscontro nelle parole di questo genitore, tra l’altro sconosciuto all’anagrafe scolastica, che ha preferito scrivere ad un quotidiano on line piuttosto che confrontarsi con le docenti del figlio per avere informazioni utili ad evitare questa spiacevole vicenda, di cui poi malamente si scusa».

«Sono state riportate notizie false sia inerenti la tempistica dei fatti, sia il numero di bambini positivi (che non sono “diversi”), sia riguardo la lamentata lentezza dell’Asur nel fare i tamponi (dieci giorni di tempo sono esattamente il periodo che si deve attendere dopo il contatto perché il test sia veritiero), sia riguardo l’accusa rivolta alla sottoscritta di non dare risposte, in quanto non sono stata interpellata né via mail, né al telefono, né mi è mai stato richiesto un appuntamento per discutere il “problema”. Chi ha percorso queste strade sa che non mi sottraggo mai al confronto costruttivo».

«Risulta falsa anche l’affermazione-accusa che la scuola non informi, la scuola infatti non può diffondere ai genitori notizie relative a dati dei contagiati e/o di persone che sono state “contatti di contatti” di positivo, perché dati sensibili coperti da privacy. L’Istituto comunica invece con il Dipartimento di prevenzione che stabilisce e notifica alla scuola quando una classe deve essere messa in quarantena nel rispetto di specifici protocolli, solo a quel punto la notizia può essere resa nota alle famiglie, ovviamente facendo salvi i dati personali. Ancor meno la scuola può portare a conoscenza dei genitori il risultato di un test di un alunno, come il genitore richiedeva con forza».

«Evidenzio inoltre che la lettera aperta ha suscitato la comprensibile indignazione civile di quanti si sono si sono visti chiamati in causa anche con espliciti riferimenti familiari, senza una motivazione plausibile e, soprattutto, violandone pesantemente la privacy, poiché ovviamente identificabili in una comunità così piccola, tanto quanto risulta comunque riconoscibile l’autore stesso della lettera».

«Infine, e non da ultimo, questo genitore ha lasciato intendere che non si agisca per la tutela della salute dell’utenza, laddove invece tanto ci si è spesi per l’elaborazione del protocollo d’Istituto finalizzato a prevenire il contagio da virus Sars-Cov2, peraltro comunicato nei primi giorni di settembre a tutte le famiglie e pubblicato nel sito e nella bacheca dell’Isc».


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